Il capoluogo siciliano ha ricordato l'omicidio del presidente della Regione siciliana, avvenuto il 6 gennaio 1980. La manifestazione, organizzata nel 45esimo anniversario dell'agguato costato la vita al politico, si è svolta in viale Libertà, a pochi passi dal luogo in cui venne ucciso. Deposte corone di alloro davanti alla targa in sua memoria. Presenti familiari e autorità. Tanti i messaggi delle istituzioni, da La Russa a Fontana
La città di Palermo ha ricordato, con una cerimonia commemorativa, l'omicidio del presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, avvenuto il 6 gennaio 1980 mentre era in auto per recarsi a messa insieme alla moglie. La manifestazione, organizzata nel 45esimo anniversario dell'agguato costato la vita al politico, si è svolta in viale Libertà, a pochi passi dal luogo in cui venne ucciso con colpi di pistola calibro 38. Sono state deposte corone di alloro davanti alla targa in sua memoria. Alla cerimonia hanno partecipato il figlio Bernardo e i nipoti dell'ex presidente della Regione, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il vicesindaco Giampiero Cannella, il presidente della commissione antimafia dell'Ars Antonello Cracolici, i magistrati Lia Sava procuratrice generale presso la corte d'appello di Palermo, Matteo Frasca presidente della Corte d'appello, Claudia Caramanna procuratrice per i minorenni, Mario Fragale segretario generale della Città Metropolitana e l'ex sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando che con Mattarella ha fatto i suoi primi passi in politica. Presenti rappresentanti delle forze dell'ordine. Un altro omaggio stamane nella natia Castellammare del Golfo, dove Piersanti Mattarella era nato il 24 maggio del 1935: un corteo, dall'ingresso del cimitero, raggiunge la chiesetta per deporre una corona d'alloro sulla tomba.
I messaggi del mondo politico
Numerosi esponenti delle istituzioni hanno fatto arrivare oggi il proprio messaggio di cordoglio. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, dice: “Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia quarantacinque anni fa, è ancora oggi un simbolo di coraggio e dedizione al servizio delle istituzioni e della comunità. Il suo esempio ci sprona a combattere la criminalità organizzata e a costruire una società basata su giustizia, legalità e rispetto per il bene comune. Auspico che i recenti sviluppi che emergono dalle indagini possano finalmente portare alla verità e fare piena luce su uno dei delitti più tragici della nostra storia". Il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, scrive invece: "A 45 anni dal brutale assassinio di Piersanti Mattarella, il ricordo di quell'atto vile rinnova in tutti noi il dolore e lo sdegno per la violenza mafiosa, che ha colpito un uomo simbolo di integrità e impegno civile. Il nostro primo pensiero di cordoglio va al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e a tutti i suoi familiari, ai quali ci stringiamo con profonda vicinanza. Mai si placherà la sete di verità, dovuta a un uomo che ha creduto nella giustizia e nella politica come servizio al bene comune e che ha amato profondamente la sua Sicilia, lavorando con coraggio per un futuro migliore". Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha invece dichiarato: "Quarantacinque anni fa, la mafia uccideva Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana, esempio di impegno e dedizione al bene comune. La sua figura continua a ispirare chi, ogni giorno, si batte contro la criminalità organizzata e si adopera per difendere i valori di giustizia e legalità".
Gli sviluppi giudiziari
Quarantacinque anni dopo il delitto si sta scrivendo l'ennesimo capitolo che fa ripartire l'indagine quasi da zero, per quel che riguarda le responsabilità nell’esecuzione materiale: i killer, secondo la procura di Palermo, che li ha iscritti nel registro degli indagati, furono due uomini di Cosa nostra, Antonino Madonia (Nino) e Giuseppe Lucchese, detto il Lucchiseddu. A uccidere il presidente della Regione siciliana, fratello dell’attuale presidente della Repubblica, sarebbero stati loro due: lo dicono da sempre alcuni pentiti, che già nel passato avevano puntato il dito contro il figlio del capomafia "competente per territorio" su via Libertà, luogo in cui Piersanti Mattarella venne assassinato; lo dice la sua somiglianza con il terrorista nero Giusva Fioravanti, che fu processato e assolto dall'omicidio (così come Gilberto Cavallini, anche lui dei Nar). Lo dice anche una foto tratta dagli archivi del Giornale di Sicilia e ritrovata nei mesi scorsi dalla Dia, l’inquadratura di un'auto ripresa sul luogo del delitto e i cui occupanti sarebbero riconducibili al clan di Resuttana: una presenza inquietante, diretta a capire, come spesso avveniva, a seguire le fasi successive all'attentato eccellente.