Leoncavallo, la storia del centro sociale di Milano

Cronaca
Ansa/Ipa

Introduzione

Nella mattinata del 21 agosto 2025 la polizia ha eseguito, con l'ufficiale giudiziario, l'ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano. Lo sfratto del “Leonka” (spazio occupato in via Watteau dal 1994) era stato rinviato più di 100 volte e nel novembre 2024 il ministero dell'Interno era stato condannato a risarcire 3 milioni ai Cabassi, proprietari dell'area, per il mancato sgombero. L'associazione Mamme del Leoncavallo aveva presentato una manifestazione d'interesse al Comune per un immobile in via San Dionigi che poteva rappresentare un primo passo per lo spostamento del centro sociale dall'attuale spazio. Ecco la storia della realtà che tra pochi mesi compirà 50 anni.

Quello che devi sapere

La storia

Il 18 ottobre 1975 ci fu la prima occupazione di un piccolo stabile di via Mancinelli da parte di alcuni "comitati di Caseggiato”, collettivi antifascisti e Avanguardia Operaia più alcuni esponenti di Lotta Continua e Movimento Lavoratori per il Socialismo. L’edificio, abbandonato da anni, aveva un enorme magazzino adiacente che si affacciava su via Ruggero Leoncavallo. Qui nacque quella che diventò la sede del centro sociale fino al 1994. Grazie alla componente operaia del quartiere diventò un punto di riferimento molto radicato, che organizzava concerti, laboratori, una radio libera, ronde contro lo spaccio di eroina.

 

Per approfondire: Milano, centri sociali cercano di bloccare corteo della Lega. Salvini: "Vergogna"

Fausto e Iaio

Il 18 marzo 1978, due frequentatori del centro sociale, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci (per tutti Fausto e Iaio) vennero uccisi. Il duplice omicidio è rimasto irrisolto, si sono ipotizzati moventi politici (quindi compiuto da militanti di estrema destra) oppure  per le indagini che i ragazzi stavano conducendo sul traffico di droga nel quartiere (quindi ci sarebbe stato un presunto coinvolgimento degli ambienti della malavita milanese). Da allora le madri dei due ragazzi e altre donne del quartiere hanno iniziato a partecipare attivamente alla vita del centro sociale, creando il gruppo delle "mamme del Leoncavallo”.

 

Per approfondire: Il gip di Milano riapre le indagini sull'omicidio di Fausto e Iaio

pubblicità

La crisi e la rinascita

Negli anni seguenti il Leoncavallo subì le conseguenze della crisi ideologica del movimento di sinistra. Le attività diminuirono, molti occupanti della prima ora abbandonarono e anche le attività immobiliari in zona portarono il centro sociale a perdere l’identità operaia che ne aveva caratterizzato gli inizi. Negli anni Ottanta il Leoncavallo divenne un punto di riferimento per la musica indipendente, ospitando concerti punk e di altre sottoculture giovanili. Nel 1989 l'area dell’immobile passò al gruppo Cabassi, che ottenne dall'amministrazione comunale la decisione dello sgombero del centro sociale, per costruire uffici e negozi. Ci fu un tentativo di sgombero con violenti scontri. Numerose persone furono arrestate e condannate. I muri interni con i murales furono abbattuti. Poi però l'area venne rioccupata e sistemata nuovamente, le attività ripartirono.

 

GUARDA ANCHE: Leoncavallo, sgomberato lo storico centro sociale di Milano

 

Il trasferimento

Il tentativo di sgombero però crea una fattura tra le anime del centro sociale. Nel 1994 la sede storica venne abbandonata per evitare scontri con le istituzioni (in quel momento la giunta leghista di Formentini). Fu concordato uno sgombero pacifico e fu assegnata per sei mesi una sede in via Salomone. Il trasferimento però sfociò in nuovi tafferugli, con successive denunce e condanne. I militanti iniziarono a indossare tute bianche con cappuccio come divisa. Quando anche la sede di via Salomone venne sgomberata, l’8 settembre 1994 venne occupata una ex cartiera in via Watteau, in zona Greco, con una sorta di via libera non ufficiale del proprietario Marco Cabassi, che per alcuni anni non richiese lo sgombero dell’immobile.

pubblicità

Gli ultimi 30 anni

Lo spazio di 4mila mq coperti, più cortili, spazi verdi e sotterranei, è stato sistemato come quartiere. Si è profilato un dialogo con forze politiche (in particolare Rifondazione Comunista) e istituzioni. Il centro sociale ha preso il nome di Leoncavallo S.P.A. (Spazio Pubblico Autogestito). Nel 1999 i proprietari della struttura hanno ricominciato a chiedere lo sgombero. Le varie amministrazioni comunali hanno mediato senza successo, fino allo sfratto del 21 agosto 2025, dopo 31 anni di occupazione. La proprietà dell'immobile, la società “L'Orologio srl” della famiglia Cabassi, attendeva lo sfratto dal 2005, subendo 133 rinvii in vent’anni.

 

Per approfondire: Milano, sgomberato Leoncavallo. Piantedosi: "Stop a stagione di illegalità"

pubblicità