Giornata contro la violenza sulle donne: quando è nata e perché si celebra il 25 novembre

Cronaca
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Dal sacrificio delle sorelle Mirabal alle scarpe rosse: ecco date, personaggi e momenti storici che hanno reso il 25 novembre il giorno in cui nel mondo si denuncia la piaga del femminicidio e degli abusi di genere 

Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (I DATI). In tanti Paesi, tra cui l'Italia, si tengono manifestazioni, mostre, cortei, sit-in, convegni e installazioni per ricordare le vittime e per affrontare il tema della violenza di genere (COSA SONO I FEMMINICIDI). Ma da dove ha origine questa ricorrenza? E quali sono i suoi simboli?

Chi ha istituito la Giornata? E quando?

A volere la Giornata contro la violenza sulle donne è stata l'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'intento era quello di sensibilizzare le persone sul tema e, al contempo, dare supporto alle vittime. Ogni anno, a partire dal 2000, in tutto il mondo governi, associazioni e organizzazioni non governative pianificano manifestazioni per ricordare chi ha subìto e chi subisce violenze.

Perché è stato scelto il 25 novembre?

Quando l'assemblea delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha scelto questa data in ricordo dell'uccisione delle sorelle Mirabal, avvenuta nel 1960 a Santo Domingo perché si opponevano alla dittatura del regime di Rafael Leónidas Trujillo. In loro memoria, il 25 novembre 1981 ci fu il primo Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche. Da quel momento, il 25 novembre è stato riconosciuto in larga parte del mondo come data per ricordare e denunciare il maltrattamento fisico e psicologico su donne e bambine. La data è stata poi ripresa anche dall'Onu, appunto, quando ha approvato la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999.

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Chi erano le sorelle Mirabal?

Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, assieme ai loro mariti, erano delle attiviste del "Movimento 14 giugno", un gruppo politico clandestino dominicano che si opponeva alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Nate tra il 1924 e il 1935, hanno trovato la morte nello stesso giorno: il 25 novembre. Le tre sorelle, a causa della loro militanza, nel gennaio del 1960 furono arrestate e incarcerate. La loro detenzione durò pochi mesi. Cosa diversa per i loro mariti, che continuarono a rimanere nella prigione Puerta Plata. Il 25 novembre 1960, Patria, Minerva e María Teresa, mentre stavano andando in auto a far visita ai loro compagni in carcere in compagnia di un autista, furono fermate dalla polizia, condotte in una piantagione di canna da zucchero e uccise a bastonate. Una volta assassinate, i militari di Trujillo rimisero i loro corpi in macchina e tentarono di simulare un incidente. All'opinione pubblica, però, fu subito chiaro che le sorelle Mirabal erano state uccise. E in molti cominciarono a ribellarsi. Di lì a poco il regime finì con la morte del dittatore Trujillo.

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Qual è il colore della Giornata?

In tutto il mondo il 25 novembre è celebrato con l'arancione, tanto che si parla anche di Orange Day. Un Women, l'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere, lo ha scelto come simbolo di un futuro in cui le donne saranno libere dalla violenza degli uomini. In Italia però - dove la Giornata si celebra dal 2005 - spesso all'arancione è preferito il rosso.

Le scarpe rosse

In Italia, il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne sono le scarpe rosse, lasciate abbandonate su tante piazze del nostro Paese per sensibilizzare l'opinione pubblica. Lanciato dall'artista messicana Elina Chauvet tramite una sua installazione, nominata appunto Zapatos Rojas, è diventato presto uno dei modi più popolari per denunciare i femminicidi. L'installazione ha fatto il giro del mondo, toccando alcune delle principali città europee e italiane.

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I femminicidi nel mondo

Ogni 10 minuti nel 2024 una donna da qualche parte nel mondo è stata uccisa da partner, ex o parenti stretti, per un totale di circa 50mila vittime di femminicidio in 12 mesi. A sottolinearlo è l'Onu in un rapporto, in cui viene rilevato come il 60 percento delle donne uccise nel mondo è stato vittima di partner o parenti come padri, zii, madri e fratelli. La cifra di 50mila è stata calcolata basandosi su dati di 117 Paesi, con 137 donne uccise ogni giorno (ossia una donna ogni 10 minuti). Il totale è lievemente inferiore a quello del 2023, anche se non indica una reale diminuzione, spiegano gli estensori del report, poiché deriva in gran parte dalle differenze nella disponibilità dei dati da Paese a Paese. Anzi, il femminicidio continua a causare decine di migliaia di vite di donne ogni anno, senza segni di miglioramento, e la "casa continua a essere il luogo più pericoloso per donne e ragazze in termini di rischio di omicidio", spiega ancora l'Onu.

I femminicidi in Italia

E in Italia? È una lunga scia di sangue quella che percorre le rilevazioni dell'Istat. I dati riferiti al 2024 evidenziano che il 91,4% delle uccisioni di donne sono riconducibili a omicidi di genere. A perdere la vita in casi di femminicidio sono state 106 donne nel 2024 (su un totale di 116 donne uccise). Secondo i dati, a uccidere le donne italiane sono uomini italiani che rientrano nella cerchia delle loro più strette relazioni, e più esposte al rischio di essere uccise sono le donne anziane nella fascia di età tra i 75 e gli 85 anni. L'incidenza dei femminicidi sul totale delle donne uccise oscilla dall'82,1%, del 2023 al 91,4% del 2024, valore analogo a quello del 2020. 

I 106 femminicidi del 2024

Nel 2024, come accennato, si stimano 106 femminicidi su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell'ambito della coppia, dal partner o ex partner; 37 donne uccise da un altro parente; 7 casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l'accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell'omicidio come femminicidio. L'accanimento sul corpo della vittima (come ad esempio strangolamento, soffocamento, coltellate, percosse ecc.) riguarda 61 donne vittime di femminicidio - dove l'autore del reato è da ricercare all'interno della coppia o della parentela (54,5%) - e tutti i casi in cui il femminicidio è avvenuto da parte di altri autori (ossia 7 casi).

I dati del 2025

Secondo i dati contenuti nel Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, tra l'1 gennaio e il 20 ottobre 2025, nel nostro Paese sono state 85 le donne vittime di omicidio volontario. Nonostante la leggera flessione del fenomeno (102 le vittime nei primi dieci mesi del 2024), l'incidenza sul numero totale degli omicidi consumati "è la più alta mai registrata": in sostanza, più di una vittima su tre è di genere femminile. Il report conferma la prevalenza dei casi al Nord (41, pari al 48,2% del totale), davanti al Sud (25 vittime pari al 29,4%) e al Centro (19 vittime pari al 22,4%).

 

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