Meredith Kercher, dall’omicidio al processo: le tappe e i protagonisti del caso

Cronaca
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Introduzione

Uno dei casi più conosciuti degli ultimi anni è l’omicidio di Perugia del 2007: Meredith Kercher, studentessa originaria di Leeds, viene assassinata nell’appartamento di Perugia che condivideva con altre tre ragazze, due italiane e la statunitense Amanda Knox, che viene accusata di aver ucciso la ragazza con la partecipazione del suo fidanzato, Raffaele Sollecito.

 

Il processo va avanti per sei anni, dal 2009 al 2015, con alterni giudizi di assoluzione e condanna fino all’ultimo grado, che scagiona definitivamente Knox e Sollecito. L’unico ad aver subito una condanna per il caso resta l’ivoriano Rudy Guede, che viene condannato a 16 anni con rito abbreviato nel 2010. L’ex coinquilina di Kercher vince anche il ricorso davanti alla CEDU per maltrattamenti ed essere stata interrogata senza il suo avvocato, ma viene condannata per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, suo ex datore di lavoro che lei colloca sulla scena dell'omicidio nelle primissime fasi del caso.

Quello che devi sapere

L’OMICIDIO DI MEREDITH KERCHER

  • Il 1° novembre 2007, la studentessa 21enne Meredith Kercher, originaria di Leeds in Gran Bretagna e in Erasmus in Italia, viene assassinata nell'appartamento di Perugia che condivideva con altre tre ragazze, una statunitense e due italiane, queste ultime ufficialmente assenti quella notte. La giovane venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella propria camera da letto

 

Per approfondire: Hulu realizzerà una serie tv su Amanda Knox prodotta da Monica Lewinsky

AMANDA KNOX

  • Una delle protagoniste di questa vicenda è Amanda Knox, studentessa statunitense in letteratura, 20 anni all'epoca, coinquilina di Meredith e con una relazione con Raffaele Sollecito, ragazzo conosciuto da appena due settimane. In carcerazione preventiva dal 2007 al 2011, venne definitivamente assolta nel 2015

RAFFAELE SOLLECITO

  • Nella vicenda entra anche il ragazzo di Amanda Knox, Raffaele Sollecito, pugliese di Bisceglie, studente universitario di informatica, 23 anni all’epoca dell’omicidio.
  • Come Knox, anche lui fa quattro anni di carcerazione preventiva, tra il 2007 e il 2011, prima della definitiva assoluzione nel 2015

RUDY GUEDE

  • Altro nome che entra nella vicenda è quello di Rudy Guede, ivoriano allora di 21 anni, che subito dopo il delitto di Meredith Kercher lasciò Perugia per la Germania per poi essere arrestato il 20 novembre, dopo che la scientifica riuscì a identificare il suo DNA sugli indumenti della vittima, ed estradato in Italia
  • Guede sarà l'unico ad essere condannato per la morte di Meredith Kercher, per la quale riceverà 16 anni di carcere. Nel novembre 2021 è uscito dal carcere dopo aver scontato 14 anni di reclusione

PATRICK LUMUMBA

  • Nelle primissime fasi di questa storia viene coinvolto anche Patrick Dija Lumumba, proprietario del locale dove lavorava Amanda Knox; secondo dichiarazioni di quest'ultima, dimostratesi poi false, l'uomo si sarebbe trovato nel luogo del delitto la sera dell'omicidio. Le accuse si sono successivamente rivelate infondate e la testimonianza inattendibile, a causa della presenza di un solido alibi da parte di Lumumba e della ritrattazione di Knox  

LE INDAGINI E GLI ARRESTI

  • Il 5 novembre 2007 Amanda Knox viene portata in questura per essere sentita come persona informata sui fatti e viene in seguito accusata del delitto assieme a Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba. Lo stesso Sollecito, che aveva chiamato i carabinieri, si presenta spontaneamente in questura come persona informata per rilasciare la sua dichiarazione, ma viene trattenuto come testimone, poi come indagato e infine fermato e arrestato assieme a Knox. I due ragazzi sostengono di essere stati prima a casa di lui, poi in piazza Grimana, dove sarebbero stati visti, e infine nuovamente da lui, dove avrebbero fatto uso di marijuana e visto un film sul computer (che risulta essere usato quella sera). Il loro alibi però resta non solido e i carabinieri li trattengono

LE PAROLE DI AMANDA KNOX SU LUMUMBA

  • Quattro giorni dopo l’omicidio, Amanda Knox confessa in un interrogatorio davanti ai pm che è stato Lumumba l’assassino: "Patrick e Meredith si sono appartati nella camera di Meredith, mentre io mi pare che sono rimasta nella cucina. Non riesco a ricordare quanto tempo siano rimasti insieme nella camera ma posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith e io, spaventata, mi sono tappata le orecchie (...) Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele ma ricordo bene di essermi svegliata a casa del mio ragazzo, nel suo letto, e che sono tornata al mattino nella mia abitazione dove ho trovato la porta dell'appartamento aperta". Poco dopo Amanda Knox smentirà quelle parole in un resoconto scritto: "Per quanto riguarda questa 'confessione' che ho fatto ieri sera, voglio essere molto chiara che sono molto dubbiosa della veridicità delle mie affermazioni perché sono state fatte sotto la pressione dello stress, dello shock e di estremo esaurimento"

SENZA LEGALE E SENZA REGISTRAZIONI

  • In questo caso faranno molto discutere anche i modi usati dagli inquirenti: sin dai primi interrogatori, Knox e Sollecito sono senza legale, gli interrogatori non vengono registrati e la stessa confessione della giovane nei confronti di Lumumba non viene ripresa. Inoltre, Sollecito e Knox lamentano pressioni psicologiche da parte degli inquirenti per forzare una confessione sul caso. "In un contesto professionale del genere probabilmente non ci si è resi conto che l’unico attento approccio richiesto verso la Knox, anzi, imposto, doveva essere quello di informare l’indagata dei suoi diritti di difesa, dichiarati inviolabili, non a caso, dalla nostra Costituzione", ha dichiarato il Tribunale di Firenze nel 2016, assolvendo Amanda Know dall'accusa di avere calunniato alcuni agenti della squadra mobile di Perugia

L’ORA DELL’OMICIDIO

  • Nelle diverse fasi del procedimento, viene a lungo dibattuta l’ora in cui effettivamente avviene l’omicidio. Per la sentenza del 2009, il delitto avvenne tra le 23 e le 2 di notte (fissando le 23:15 come ora più probabile), mentre secondo la ricostruzione della difesa, accolta dalla prima sentenza d'appello (2011), la morte sarebbe invece da collocare tra le 21:30 e le 22:30, preferibilmente intorno alle 22:15. Secondo la sentenza del 2014, il delitto avvenne tra le 22:30 e le 23:30 circa, avallando la tesi innocentista per Sollecito e Knox, visti allora in piazza Grimana

2009, LA CONDANNA IN PRIMO GRADO

  • Nel primo giudizio Knox, Sollecito e Guede vengono rispettivamente condannati a 26, 25 e 16 anni di reclusione. Rudy Guede, che ha optato per il rito abbreviato, è stato definitivamente condannato per concorso in omicidio e violenza sessuale con sentenza della Corte di cassazione, Prima Sezione penale, il 16 dicembre 2010 (in primo grado 30 anni, appello 16). Segue di un anno la sentenza di primo grado per Knox e Sollecito, emessa il 5 dicembre 2009, basata secondo la Corte su perizie, riscontri oggettivi e testimonianze. Il movente che viene attrbuito all'omicidio è quello a sfondo sessuale

2011, L'APPELLO

  • Il 3 ottobre 2011 la Corte di Assise di Appello di Perugia ha condannato Amanda Knox a 3 anni di reclusione per il reato di calunnia, già scontati, ma ha assolto con la formula di non aver commesso il fatto entrambi gli imputati dalle accuse di omicidio e di violenza sessuale, ordinandone la scarcerazione immediata. La sentenza è stata impugnata da Knox, per l’accusa di calunnia e dalla Procura generale di Perugia per l’omicidio della ragazza britannica

2013, L'ANNULLAMENTO DELL'ASSOLUZIONE E LA NUOVA CONDANNA

  • Il 26 marzo 2013 la Cassazione, Prima Sezione penale, ha annullato le sentenze di assoluzione del grado di giudizio precedente, rinviando lo stesso dinanzi alla Corte d'assise d'appello di Firenze. La stessa Corte di cassazione ha anche respinto il ricorso di Knox contro la condanna per calunnia che è divenuta, così, definitiva. Tuttavia, non vengono disposte nuove misure cautelari, mentre viene riaffermata la presenza del DNA di Knox sul coltello considerato l'arma del delitto. Il movente viene però modificato e diventa legato a questioni per le pulizie di casa. Nel 2014, Knox, Sollecito e Guede vengono giudicati nuovamente colpevoli dalla Corte d'appello di Firenze

L’ASSOLUZIONE IN CASSAZIONE

  • Si va in Cassazione e la sentenza arriva il 27 marzo 2015 dopo 10 ore di camera di consiglio: Sollecito e Knox non hanno commesso il fatto. La ragazza, però, si vede confermata in via definitiva la condanna a 3 anni per calunnia nei confronti di Lumumba, già scontati. La Corte ha inoltre rigettato tutte le prove genetiche: sul gancetto sarebbero presenti i DNA di diversi uomini, compreso uno simile ma non uguale a quello di Sollecito. Su Sollecito, però, persiste il “forte sospetto che egli fosse realmente presente nella casa di via della Pergola, la notte dell'omicidio, in un momento però che non è stato possibile determinare”, quindi, data l'assenza di prove sul corpo, tale momento potrebbe essere successivo o precedente all'atto di Guede. L'ivoriano avrebbe quindi commesso il delitto (in concorso con ignoti), Amanda avrebbe avuto una “connivenza non punibile” e Sollecito è estraneo al crimine

IL CASO DAVANTI ALLA CEDU

  • Il caso Knox finisce anche davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Nel maggio 2016 la CEDU ha accolto in via preliminare il ricorso contro l'Italia presentato da Knox, in cui si sostiene che l'americana abbia subito un processo iniquo e maltrattamenti durante l'interrogatorio. Il 24 gennaio 2019 la corte ha sentenziato nel caso Knox v. Italia condannando quest'ultima per non aver avviato un'inchiesta effettiva per l'accertamento delle (non dimostrate) pressioni subite da Knox e per aver interrogato la ragazza senza la presenza del suo avvocato. L’Italia è stata per questo condannata a risarcire Amanda Knox di 18.400 euro, calcolati tra danni morali e rimborso delle spese legali per il ricorso a Strasburgo

LA CONDANNA PER CALUNNIA PER AMANDA

  • Il nuovo processo per calunnia è stato disposto dalla Cassazione del Tribunale di Firenze che, accogliendo il ricorso dei legali di Knox, ha annullato la condanna dopo la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla violazione delle garanzie della difesa. Il 5 giugno 2024 la Corte d'assise d'appello di Firenze ha confermato la condanna di Amanda Knox a tre anni (comunque già scontati) per aver calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull'omicidio di Meredith Kercher. Gli avvocati di Knox, presente in Aula al momento della lettura della sentenza, si sono riservati di leggere le motivazioni prima di decidere se ricorrere in Cassazione

 

Per approfondire: Amanda Knox, confermata la condanna a tre anni per calunnia nei confronti di Lumumba

AMANDA: “PATRICK ERA MIO AMICO, NON HO UCCISO MEREDITH”

  • “Questo verdetto non è giusto e non è corretto. Aspetto le motivazioni della corte, ma certamente faremo ricorso alla Corte di cassazione”, ha affermato Amanda Knox ai microfoni di SkyTG24. “Non ho dormito, sono davvero delusa, mi sento triste ma sono determinata. Non ho niente da nascondere e non smetterò mai di dire la verità. Non ho calunniato Patrick, non ho ucciso la mia amica Meredith. Tornerò qui tutte le volte che devo per lottare contro questa ingiustizia”

 

Per approfondire: Amanda Knox: "Mai calunniato Lumumba e non ho ucciso la mia amica Meredith"