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Cesena, nell’epicentro dell’alluvione in Romagna tra soccorsi e solidarietà

Cronaca

Giulia Mengolini

Nella città romagnola, nonostante la criticità della situazione, la partecipazione è fortissima. Un ragazzo trentenne ha messo a disposizione dei cittadini una pompa per aspirare l'acqua dalle abitazioni. Una chat Telegram con oltre 3 mila membri organizza gli aiuti. Il lavoro della Croce Rossa è incessante nonostante la sede alluvionata: "Ci sono ancora famiglie da mettere in sicurezza, consegniamo i farmaci in gommone"

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Ci sono oltre 3300 membri nella chat Telegram 'SOS Cesena', un angolo virtuale di servizio, ma anche di conforto, per connettersi e mettersi a disposizione di chi ha bisogno di qualsiasi cosa - da stivali di gomma a prodotti per l'igiene - nel primo giorno di tregua dalla pioggia dopo l’alluvione che ha messo in ginocchio l'Emilia Romagna, dove 27 mila persone sono al momento senza elettricità, oltre 13 mila quelle evacuate e 14 hanno perso la vita (GLI AGGIORNAMENTI LIVE). C’è una chat dedicata alle emergenze, dove le persone chiedono rinforzi per liberare le proprie case dal fango, o hanno bisogno di viveri e si trovano in zone difficilmente raggiungibili. C’è quella dedicata ai beni di prima necessità, dove i cesenati si organizzano per capire di cosa c’è più bisogno e in quali punti di raccolta consegnare, c’è quella dedicata allo scambio di informazioni sulla viabilità dove ci si dà appuntamento nel pomeriggio muniti di pala e stivali per spazzare via più metri di fango possibili, e quella adibita al salvataggio degli animali, anche loro sfollati. Se c’è una cosa che non manca, dove nulla è rimasto, quella è la solidarietà.

Credits: Leonardo Biguzzi.

Leonardo, che consegna a domicilio la sua pompa per aspirare l'acqua piovana

Ne è un esempio Leonardo Biguzzi, un cesenate trentenne che lavora come frigorista che ha deciso di mettere a disposizione una pompa per aspirare l’acqua nelle case inondate dalla pioggia, e consegnarla a chi ne ha più bisogno. Casa sua, che si affaccia su una piccola collina sopra Cesena, è stata risparmiata dall’alluvione, così ha deciso dare una mano a chi è in difficoltà. “Ho scritto sui social che potevo prestare la pompa, e sono stato invaso da messaggi di persone in difficoltà”, racconta. “Faccio interventi a qualsiasi ora, ieri l’ultimo all’1 di notte, dove l’ho portata a una famiglia, e stamattina sono tornato a riprenderla”. In pausa pranzo è il turno di un’altra, e così fino a sera. Fino a che qualcuno ne avrà bisogno. Ovviamente a titolo gratuito. Leonardo racconta di essere rimasto impressionato nel vedere in che stato versa Cesena: “Sotto l’argine del fiume la situazione è scioccante. Per le strade ci sono solo fango, rifiuti, e mobili a galla. Persino letti”. Il conforto arriva dalla partecipazione che ora dopo ora cresce: “Non si può immaginare quanta gente sta dando una mano, nella tragedia sentiamo tutti un forte senso di solidarietà. È grazie a questo che andiamo avanti”.

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Lo conferma a Sky TG24 anche Carmelina Labruzzo, Assessora ai Servizi per le persone e le famiglie a Cesena, dove, racconta, “c’è stata l’Apocalisse, siamo l’epicentro dell’alluvione”. Nonostante il disastro, la voce è squillante e il telefono suona continuamente: non c’è tempo per abbattersi. “Tutta la nostra amministrazione è al lavoro insieme alla Protezione civile e alle forze del volontariato oltre a centinaia di cittadini e cittadine”, spiega: “La generosità a cui stiamo assistendo è incredibile, ci stanno riempiendo di ogni cosa, dal cibo ai vestiti. E tantissimi volontari si stanno organizzando per incontrarsi nelle strade a spalare il fango prima che si solidifichi”. Nella città di Cesena “sono quattro i punti di accoglienza dove vengono condotte le famiglie che sono state evacuate, mentre moltissime altre hanno trovato ospitalità attraverso la loro rete familiare”. Al momento non servono altre donazioni: “Abbiamo ricevuto davvero di tutto”, spiega. “La parte più dura ci aspetterà nei prossimi giorni, quando dovremo fare la conta di quanti hanno perso tutto. Le famiglie che abitavano sotto il fiume non hanno più niente”. Un lampo di speranza nel futuro si cerca negli occhi e nelle mani delle persone che aiutano. “La rete ci sta salvando. I romagnoli non mollano”, dice l’assessora, che non nega che siano giorni di disperazione, oltre al dolore per le vittime. “Siamo provati, ma abbiamo già voglia di ricominciare”.

La Croce Rossa: "Consegniamo farmaci con il gommone"

Incessante a Cesena è anche il lavoro della Croce Rossa, come racconta il presidente Massimo Baiardi, nonostante anche la sede sia alluvionata. “Per fortuna abbiamo salvato quasi tutti i nostri mezzi”, spiega, “e ci siamo trasferiti in un magazzino dove abbiamo allestito la nostra centrale operativa. Stiamo organizzando quello che arriva da tutti i comitati Croce Rossa sparsi in Italia e dalle aziende del territorio che ci stanno aiutando”. Il lavoro - perfettamente settato sulle emergenze dalla pandemia in poi - si concentra sul salvataggio delle persone e sull’assistenza. “Abbiamo ricevuto una quantità enorme di donazioni. Ne siamo ovviamente felici, ma sono così tante che non sappiamo dove stoccarle”. “Si sa, ai romagnoli il cibo non manca mai”, riesce a scherzare per un attimo. L’emergenza però non è finita: sono ancora decine le famiglie da evacuare, “almeno un centinaio di persone sulle colline di Cesena. Ieri sera si è verificata una piccola esondazione tra Cesena e Cesenatico, dove si trovano diverse persone che hanno bisogno di aiuto, le loro case sono completamente isolate e prive di corrente elettrica”. Fondamentali i molti interventi per la consegna di farmaci, anche salvavita, come l’insulina. “Ieri una persona era rimasta senza, siamo andati ad acquistarla presso la farmacia dell'Ospedale e gliela abbiamo consegnata con il gommone”. L’assistenza e le donazioni non mancano, il problema è riuscire a offrirle praticamente attraversando una città sommersa dall’acqua e dal fango. “Dobbiamo fare di tutto per raggiungere le persone e oltre ad aiutarle rassicurarle, anche solo per offrire un supporto morale. Un evento come questo è traumatico, è importante che le persone vedano che le nostre divise ci sono, sono lì per loro”.

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