La sua storia inizia in via Leoncavallo 22 nell'ottobre del 1975, in un'area dismessa poi acquistata dalla famiglia Cabassi. Dalle Madri del Leoncavallo allo sgombero del 1989, le tappe del centro sociale più famoso d'Italia
Il Leoncavallo non è morto e vuole "andare avanti": è stato questo il messaggio del corteo con migliaia di partecipanti che ha sfilato per le vie del centro fino in piazza Duomo sabato 6 settembre. In almeno 20mila - ma i promotori hanno parlato di 60mila - hanno risposto all'appello lanciato dal centro sociale più famoso d'Italia dopo lo sfatto esecutivo del 21 agosto, in una Milano quasi deserta. Lo spazio occupato in via Watteau dal 1994 era stato rinviato più di 100 volte e nel novembre 2024 il ministero dell'Interno era stato condannato a risarcire 3 milioni ai Cabassi, proprietari dell'area, per il mancato sgombero.
Una storia iniziata nel 1975
La sua storia inizia in via Leoncavallo 22 nell'ottobre del 1975, in un'area dismessa poi acquistata dalla famiglia Cabassi, proprietaria anche dello stabile di via Watteau. Sono quindi 50 anni che la Milano antagonista ha nel Leoncavallo il suo punto di riferimento, anche se la sua presenza nei cortei cittadini è diventata sempre più marginale ed è ormai da anni uno spazio di aggregazione culturale più che un laboratorio politico della sinistra extraparlamentare. Un ruolo che ha avuto invece nei primi decenni della sua attività, quando militanti di Autonomia operaia, Lotta Continua, collettivi antifascisti e comitati di quartiere assieme a intellettuali come Primo Moroni utilizzarono la fabbrica dismessa di prodotti farmaceutici abbandonata del quartiere Casoretto per farne un centro sociale radicato in città, ma che divenne ben presto un simbolo nazionale.
La nuova sede e l'intervento di Matteo Salvini
La sede storica di Casoretto verrà lasciata solo nel 1994, quando al Leoncavallo viene assegnato uno stabile in via Salomone, periferia Est della città, dove però rimane solo pochi mesi: Silvio Berlusconi vince le elezioni e in agosto le forze dell'ordine sgomberano ancora. La nuova sede si trova in fretta ed è una cartiera abbandonata in via Watteau: manifestazioni, scontri e tentativi di sgombero a settembre non cambiano una situazione che trova un sorprendente difensore anche nel giovanissimo Matteo Salvini che, a 21 anni nel suo primo intervento in Consiglio Comunale, spiega di aver frequentato il Leoncavallo e assicura ci sono pochi violenti dentro. Il 21 agosto 2025, invece, il ministro dei Trasporti commenta così la notizia dello sgombero: "Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti!". Nel corso degli anni la voce del centro sociale si sente sempre meno in città. Falliscono anche i tentativi di mediazione delle giunte di centrosinistra, a partire da quella di Giuliano Pisapia per finire con quella dell'attuale sindaco Giuseppe Sala, mentre i Cabassi, proprietari dello stabile, continuano a chiedere lo sfratto fino a fare causa allo Stato, ottenendo un risarcimento di oltre 3 milioni per il mancato sgombero. Arrivato, ancora una volta, ad agosto dopo 31 anni.
Approfondimento
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Le Madri del Leoncavallo
Il 1978 è un anno chiave per il Leoncavallo, che diventa un nome conosciuto in tutta Italia: due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro, Fausto Tinelli e Lorenzo 'Iaio' Iannucci, due 18enni che frequentavano il Leoncavallo, vengono uccisi in un omicidio ancora senza colpevoli, nonostante numerose rivendicazioni di gruppi di estrema destra. Le madri dei due giovani danno vita all'associazione delle Madri del Leoncavallo che tutt'oggi gestisce il Leoncavallo Spa, acronimo di spazio pubblico autogestito. L'autogestione alla fine degli Anni '70 è tutt'altro che semplice, tra militanti che abbracciano la lotta armata e altri che invece ne prendono le distanze, in un conflitto interno classico dell'estrema sinistra.
Lo sgombero del 1989
Il centro sociale rimane comunque uno dei centri più vivi di Milano, anche per dibattiti culturali e concerti, visto che in tanti sono passati dal suo palco, dai Litfiba ai Sonic Youth, dagli Afterhours a Elio e le Storie Tese. Fino allo sgombero del 16 agosto del 1989: ci sono più di 50 feriti e 20 arresti in quello che è un vero e proprio scontro tra militanti asserragliati anche sul tetto e forze dell'ordine che arrivano con le ruspe per distruggere tutti i locali, che però vengono rioccupati nei giorni successivi. Di fatto, lo sgombero fallisce.