Inchiesta urbanistica Milano, per San Siro tutto rimandato a settembre: cosa succede ora
CronacaIntroduzione
Ieri è stato il giorno in cui il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha riferito in Consiglio Comunale, dopo essere rimasto coinvolto nell’inchiesta sull’urbanistica nella città. Il primo cittadino ha espresso l’intenzione di rimanere in sella se sostenuto dalla sua maggioranza. A fare un passo indietro, come atteso, è stato invece l'assessore alla Rigenerazione urbana del Comune Giancarlo Tancredi, per cui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari. Per lui domani ci sarà l'interrogatorio di garanzia davanti al gip.
Nel corso del suo intervento Sala ha toccato anche uno dei temi che stanno agitando Milano da tempo: il futuro dello stadio Giuseppe Meazza. Sala ha infatti invitato a "rispettare i tempi" su San Siro, tuttavia la discussione sulla vendita dello stadio a Inter e Milan, che il primo cittadino avrebbe voluto chiudere entro luglio, slitta a settembre.
Quello che devi sapere
Cosa succede adesso
Lo slittamento a settembre apre a uno scenario incerto, contraddistinto dalla paura per una corsa contro il tempio: il 10 novembre infatti scatta il vincolo dei 70 anni sul secondo anello del Meazza, e dunque dopo quella data non potrà più essere abbattuto come intendono fare le due società di calcio. Una scadenza che, alla luce delle diverse posizioni sul progetto all'interno della stessa maggioranza, non sarà facile rispettare.
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La posizione del sindaco Sala
"Dobbiamo riavviare il percorso consiliare relativo allo stadio", ha detto il sindaco Sala in Consiglio comunale, inserendo San Siro tra "i tanti fronti sui quali la politica milanese deve agire”. Ma, ha precisato, "da settembre". L'inchiesta sulla gestione dell'urbanistica, che indica anche lo stadio tra gli “obiettivi" del presunto "patto di corruzione" ipotizzato dalla Procura di Milano, rimanda dunque la definizione di un dossier aperto dal lontano 2019. E lo fa quando sembrava ormai in dirittura d'arrivo.
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Il percorso immaginato in precedenza
La road map indicata dal sindaco Sala prima del terremoto giudiziario era stata chiara: dopo la decisione del Tar di bocciare la sospensiva chiesta con un ricorso dal Comitato Si Meazza, la delibera sulla vendita doveva arrivare ieri in giunta, per consentire poi la convocazione di due sedute di commissione e l'approdo del documento in Consiglio comunale per il voto dell'aula entro il 31 luglio. Lo scenario però è mutato per via dell’inchiesta, e a spingere Sala a rivedere questa tempistica sono stati proprio i partiti che compongono la sua maggioranza.
I dubbi della maggioranza
Del resto la maggioranza politica che sostiene la giunta guidata da Sala si era dimostrata divisa sul progetto già in tempi non sospetti, con almeno cinque consiglieri contrari alla vendita del Meazza e delle aree limitrofe per 197 milioni di euro, il prezzo stabilito dall'Agenzia delle Entrate. Di fronte alla bufera giudiziaria i dubbi sono aumentati: "La città di Milano ha bisogno di una svolta: la priorità non è certamente la vendita dello stadio di San Siro per demolirlo e costruire un'operazione immobiliare che snatura ulteriormente l'identità urbana", ha Angelo Bonelli, ribadendo il no all'operazione dei Verdi.
Il freno al progetto sullo stadio
"Sessanta giorni prima o dopo non cambia niente", ha aggiunto Carlo Monguzzi, il consigliere che dei Verdi è stato capogruppo ed è da sempre contrario alla vendita dell'impianto, mentre Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra, ha chiesto "uno stop alle decisioni urbanistiche" proprio "a partire da San Siro". I rischi del resto sarebbero sono troppi, visto il faro della Procura sulle tematiche urbanistiche che illumina pure San Siro, e così anche il Pd, nella riunione in cui ha confermato "sostegno e appoggio" al sindaco Sala, ha chiesto di rallentare l’operazione.
Il rinvio a settembre
Il sindaco, dopo il confronto con la sua maggioranza, si era preso ancora qualche ora di riflessione. Ieri, infine, nell’aula consiliare è stata fatta una sintesi tra le richieste dei partiti e la necessità di rispettare i tempi del progetto. "Dobbiamo, da settembre, riavviare il percorso consiliare relativo allo stadio", ha detto il primo cittadino Sala, che si è dunque trovato costretto a rimandare tutto di qualche settimana nella speranza di non mandare all'aria una partita che dopo anni sembrava quasi chiusa.
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