Donata Bergamini, chi è la sorella del calciatore Denis Bergamini, morto nel 1989

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A battersi per il caso del centrocampista del Cosenza morto il 18 novembre 1989, è sempre stata la sorella Donata, che non ha mai dato credito all’ipotesi del suicidio e ha sempre lottato per la ricerca della verità. La vicenda è al centro dell’ultimo podcast di Pablo Trincia, realizzato per Sky TG24

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Donata Bergamini, sorella di Donato, o Denis, Bergamini, il centrocampista del Cosenza trovato morto il 18 novembre 1989 al chilometro 40 della Statale Jonica, a Roseto Capo Spulico, ha dovuto aspettare anni per ottenere la giustizia che chiedeva da tempo. L'1° ottobre 2024 è arrivata la condanna in primo grado a 16 anni di carcere per Isabella Internò, per quanto accaduto a suo fratello. “Con la sentenza per omicidio è emersa la verità. Ora può volare in pace”, ha dichiarato al Corriere della Sera la sorella dell'ex calciatore subito dopo la sentenza. E sulla ex di Denis, che per lungo tempo ha difeso la tesi del suicidio, ha poi rimarcato: “Vedere Isabella Internò non mi ha fatto nessun effetto. Per me lei era già in carcere da lungo tempo”. La vicenda, inizialmente catalogata come suicidio, è stata riaperta dopo oltre 20 anni di attesa e ha visto Internò accusata di omicidio volontario premeditato in concorso con ignoti, che avrebbero avuto una parte attiva nell’omicidio. La storia di Isabella Internò, Denis Bergamini e di sua sorella Donata è stata raccontata nell’ultimo podcast di Pablo Trincia Cono d’ombra, realizzato per Sky TG24.

Gli ultimi giorni con Denis

Alla tesi del suicidio del fratello, Donata Bergamini non ha mai creduto. E nel corso degli anni ha sempre cercato di far valere la tesi dell’omicidio. Durante il processo ha ricordato gli ultimi giorni con suo fratello. “Gli domandai come andava a Cosenza e gli chiesi della Internò. Mi disse: ‘Me la trovo dappertutto, è come l’attack’”. Un giorno, ricorda Donata Bergamini, arrivò una telefonata strana. “Era il compleanno di mia figlia Alice. Denis andò a comprarle un regalo, un paio di scarponcini, che non le piacquero, così andò a cambiarli. La sera ci ritrovammo a casa dei nostri genitori per la cena e, a un certo punto, squillò il telefono. Mio padre fece per alzarsi, ma lui lo bloccò dicendo “è mia”. Tornò rosso paonazzo, con delle goccioline sulla fronte. Papà gli disse che se avesse avuto caldo avrebbe potuto levarsi il maglione. Lui rispose ‘non è il caldo, sono altri i problemi’”. Il 18 novembre 1989 Donata lo ricorda benissimo. “Quel giorno ero a cena a casa da amici quando il mio ex marito arrivò era bianchissimo in volto, mi disse “Donata preparati, dobbiamo partire. Denis ha avuto un incidente”. Partimmo insieme ai miei genitori e, nel tragitto, ci disse cosa aveva saputo, e cioè che Denis si era buttato sotto a un camion”. Donata, insieme alla famiglia, non ha mai ritenuto possibile l’ipotesi del suicidio, a cominciare dall’orologio funzionante nonostante il corpo fosse stato trascinato per 60 metri. “Così facemmo un sopralluogo nella piazzola e notammo che la macchina era “pulita”, anche le gomme erano pulite; tuttavia, ricordo che c’era fango perché quella notte aveva piovuto”. Ad avvalorare il tutto, secondo quanto raccontato da Donata Bergamini, anche le parole dell’allora procuratore di Castrovillari Ottavio Abbate: quest’ultimo, nel corso dell’interrogatorio di Donata del 2 dicembre 1989, dirà, con tono criptico ma non troppo, “Sappiamo che non è stato un suicidio, ma siamo in Calabria…”.

Lottare per figli e nipoti

In questi anni di battaglie giudiziarie Donata è sempre stata a fianco dei suoi tre figli, Denis, Andrea e Alice. “Finalmente i miei nipoti non dovranno subire quello che hanno subito i miei figli. Abbiamo passato 35 anni a cercare di dimostrare ciò che era vero sin dall’inizio. Ho avuto al mio fianco in aula i compagni di squadra di Denis e fuori tanti, tantissimi tifosi del Cosenza che non hanno mai fatto venire meno il loro calore. E io capisco perché mio fratello abbia rinunciato a giocare anche in una squadra più importante per restare a Cosenza, perché questa gente è straordinaria e ha un cuore enorme. Il mio ringraziamento a Cosenza, perché quello che è stato fatto per Denis non è mai stato fatto per nessun altro”, ha dichiarato Donata Bergamini dopo la sentenza dello scorso 1°ottobre. 

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