"Siamo disgustati dalle affermazioni che sono state fatte in questi giorni, nelle varie trasmissioni televisive, nostra figlia era una ragazza pulita" hanno dichiarato i genitori edella ragazza uccisa nel 2007 in un punto stampa. Nota dei legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna: "La famiglia è da settimane vittima di una assillante campagna diffamatoria da parte di organi di informazione e social"
"Siamo disgustati dalle affermazioni che sono state fatte in questi giorni, nelle varie trasmissioni televisive. Si continua a infangare la memoria di nostra figlia". E' la dura accusa dei genitori di Chiara Poggi, in un punto stampa davanti alla loro casa a Garlasco (IL VIDEO INTEGRALE). "È disgustoso - prosegue la mamma di Chiara, Rita Preda - nostra figlia era una ragazza pulita, semplice. Non aveva misteri, non aveva segreti, non aveva amanti". "Non aveva due telefoni e non si può difendere", hanno aggiunto i genitori della giovane uccisa a Garlasco nel 2007. "È giunto il momento di dire basta, noi non tollereremo più che si infanghi la memoria di nostra figlia".
La nota dei legali: "Assillante campagna diffamatoria"
"La famiglia Poggi è da settimane vittima di una assillante campagna diffamatoria da parte di organi di informazione e social, che non sta purtroppo risparmiando nemmeno l'amata Chiara" hanno denunciato in una nota anche gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna che rappresentano Giuseppe Poggi e Rita Preda e il fratello della vittima, Marco, per il caso sulla morte della giovane di Garlasco, avvenuto nel 2007, tornato al centro dell’attenzione mediatica anche per la riapertura delle indagini e la pista che conduce ad Andrea Sempio. “Ieri sera la trasmissione Le Iene ha addirittura adombrato una presunta relazione sentimentale di Chiara con un 'uomo adulto', utilizzando a tal fine le risalenti dichiarazioni di una persona deceduta, già all'epoca ritenute del tutto false", hanno incalzato ancora i due legali.
La denuncia su “autonome ricostruzioni romanzesche”
"La continua sovrapposizione fra fughe di notizie, vere o presunte, riguardanti l'attività di indagine e le autonome ricostruzioni romanzesche liberamente costruite dai soggetti più vari, ha determinato l'incontrollabile diffusione di ogni genere di insinuazioni in totale dispregio della realtà dei fatti e del rispetto dovuto ad ogni singola persona a qualsiasi titolo coinvolta nelle vicende in questione", hanno spiegato ancora i legali della Famiglia Poggi in una nota. "Nell'auspicio che le autorità preposte possano a loro volta contribuire a porre fine a simili reiterate condotte illecite, la famiglia Poggi provvederà da parte sua ad ogni opportuna iniziativa giudiziaria a tutela della dignità e dell'onore di Chiara", hanno poi concluso i due avvocati.
I legali della famiglia Cappa: “Su stampa e social pseudo-informazioni assurde”
Nelle scorse ore sono intervenuti anche i legali della famiglia Cappa, in qualche modo legata al caso nelle persone delle gemelle Paola e Stefania, cugine di Chiara. "Dovendo constatare che, ormai, non passa giorno senza che vengano diffuse dagli organi di stampa e dai social, in modo del tutto incontrollato, le più assurde ed implausibili pseudo-informazioni, la famiglia Cappa comunica che non tollererà oltre questo modo di agire illecito e contrario alle norme di civile convivenza e, pertanto, rende noto di aver conferito mandato ai propri legali per tutelare, come già avvenuto anche nel recente passato, la propria reputazione a fronte di notizie di carattere diffamatorio diffuse dagli organi di stampa e dai social che nulla hanno a che vedere con pretesi ma inesistenti obiettivi di giustizia". Così in una nota gli avvocati Gabriele Casartelli e Antonio Marino.
Il primo luglio udienza in Cassazione sulla semilibertà di Stasi
Intanto è stata fissata per il primo luglio la decisione della Cassazione chiamata a valutare i "criteri motivazionali" decisi dal Tribunale della Sorveglianza di Milano e contestati dalla Procura generale nel provvedimento con cui ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara Poggi. Al centro del provvedimento della Suprema Corte non c'è la revoca della semilibertà, ma bensì stabilire la "correttezza motivazionale" nel momento in cui la Procura generale ha contestato "alcuni criteri", in particolare rispetto all'intervista proprio al programma “Le Iene”. Il faccia a faccia televisivo era stato al centro dell'udienza davanti ai giudici della Sorveglianza dello scorso 9 aprile quando Stasi aveva ricevuto il parere negativo della Procura generale di Milano sulla semilibertà in merito alle modalità con cui l'intervista, andata in onda il 30 marzo, era stata rilasciata, cioè durante un permesso familiare. In attesa della pronuncia della Cassazione, che non entra nel merito della semilibertà concessa dalla Sorveglianza, Stasi continua a dividersi tra lavoro esterno e carcere di Bollate.
