Delitto di Garlasco, spunta l'ipotesi alternativa: "Il killer non si lavò le mani"

Cronaca
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Secondo gli investigatori che lavorano all'indagine a carico di Andrea Sempio, l'aggressore di Chiara Poggi, a differenza di quanto riportato nella sentenza di condanna definitiva per Alberto Stasi, non avrebbe pulito dispenser e lavabo dalle tracce di sangue dopo aver ucciso la ragazza

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L'aggressore di Chiara Poggi - a differenza di quanto riportato nella sentenza di condanna definitiva per Alberto Stasi - non si sarebbe lavato le mani in bagno e non avrebbe pulito dispenser e lavabo dalle tracce di sangue dopo aver ucciso la ragazza. Sarebbe questa la ricostruzione alternativa del delitto di Garlasco a cui stanno lavorando i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e la Procura di Pavia nel fascicolo a carico di Andrea Sempio, unico indagato nella nuova inchiesta.

Cosa sosteneva la sentenza su Stasi

Si tratta, dunque, di uno scenario del tutto diverso da quello messo nero su bianco dalla sentenza d'appello bis su Stasi, confermata dalla Cassazione con i 16 anni di pena, che indicò tra le prove a carico dell'ex bocconiano proprio quelle "due impronte" trovate "sul dispenser del sapone" che il killer "sicuramente" utilizzò "per lavarsi le mani dopo il delitto". La posizione delle due impronte "e la non commistione del Dna della vittima", per la Corte, dimostravano che l'aggressore "maneggiò il dispenser per lavarlo accuratamente, dopo essersi lavato le mani e aver ripulito il lavandino".

La dinamica alternativa

Gli investigatori, che tentarono di riaprire le indagini già cinque anni fa, segnalarono che era vero, come accertato dal Ris, che il lavandino del bagno del piano terra era "privo di tracce ematiche", ma che "è impossibile che il lavandino e il dispenser" siano stati "lavati accuratamente dall'aggressore". E ciò perché su quel dispenser, oltre alle due impronte di Stasi, vennero repertate "numerose impronte papillari sovrapposte" che sarebbero state "cancellate" in caso di lavaggio. Vi fu trovato pure Dna di Chiara e della madre, altro elemento che dimostrerebbe che non venne ripulito. Infine, una fotografia scattata nei primi sopralluoghi mostrava la presenza di quattro capelli "neri lunghi" (mai repertati), alcuni vicino allo scarico. E ciò indica, per inquirenti e investigatori, che "il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue", altrimenti sarebbero stati "portati via dall'acqua".

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Il frammento papillare

In una consulenza della difesa di Stasi del 2020, firmata da Oscar Ghizzoni, veniva scritto che sul dispenser, oltre alle due impronte del giovane, ci sarebbe stato anche un "frammento papillare" denso "di informazione dattiloscopica". Più in generale, le due impronte di Stasi erano "parzialmente sovrapposte ad altre impronte" e c'erano almeno altri sette "contatti papillari". Sulle impronte e specie sui "para-adesivi", cioè le fascette in cui sono conservate, saranno effettuate analisi genetiche nell'incidente probatorio, che potrebbero dare risposte su Dna ed eventuali identificazioni. Nella consulenza dattiloscopica, di recente depositata, si dà conto di 58 impronte in totale contenute in "35 adesivi dattiloscopici": c'è il "para-adesivo" della traccia papillare 10, ma non quello della 33 agli atti. Da qui la ricerca, per quest'ultima, dell'intonaco che fu grattato all'epoca, nella speranza di effettuare nuove analisi biologiche alla ricerca di sangue in quell'impronta. Tra l'altro, anche un frammento del tappetino del bagno sarà tra i tanti reperti che saranno analizzati nel maxi incidente probatorio genetico.

L'impronta 10

In questo quadro di revisione della dinamica dell'omicidio, gli investigatori stanno ponendo il loro focus non solo sull'impronta numero 33, attribuita a Sempio, ma come accennato pure sull'impronta 10 sulla porta d'ingresso della casa dei Poggi, in particolare sulla parte interna, che si ritiene possa essere stata lasciata dal killer prima di fuggire. Gli esiti di una nuova consulenza dattiloscopica sull'impronta 10 hanno indicato che non è di Sempio, né di Stasi, né delle gemelle Cappa, né degli altri amici di Marco Poggi.

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Forse nuove consulenze in arrivo

Intanto, seguendo uno schema ormai consolidato, quello di 'rivalutare' tutti gli indizi, recuperandoli ove non repertati e rianalizzandoli se già sottoposti a rilievi, la Procura di Pavia potrebbe a breve disporre nuove consulenze su alcune delle impronte trovate nella villetta dell'omicidio, come l'impronta della suola 'Frau' e quelle sul 'tappetino'. Sull'impronta era stata depositata nel 2024 una consulenza della difesa di Alberto Stasi, che diceva come non fosse possibile stimare il numero di scarpe che hanno lasciato la traccia, ma solo il modello. È probabile che anche su questa specifica questione la Procura, come in tutti gli altri casi precedenti, voglia vederci chiaro una volta per tutte. Per questo motivo potrebbe essere presto disposta una consulenza, magari doppia, sia presso laboratori scientifici delle forze dell'ordine sia privati.

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