Esplosione Calenzano, si indaga su manutenzione straordinaria deposito. Escluso sabotaggio
CronacaLa Procura di Prato ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Agli inquirenti risulta un guasto che causava un malfunzionamento a una linea dismessa da anni, nelle condotte di collegamento tra i silos di stoccaggio, nella parte terminale della linea di carico per le autobotti
Nessun sabotaggio. Sotto la lente di ingrandimento della procura di Prato c’è la manutenzione straordinaria del deposito di carburanti Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, dove cinque operai hanno perso la vita nell’esplosione di lunedì 9 dicembre (e 26 altre persone sono rimaste ferite). Si indaga per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Ci potrebbero essere state inadempienze, è l'ipotesi investigativa, nella manutenzione straordinaria alle pensiline, in particolare la numero 5 e 6. Agli inquirenti risulta infatti un guasto che causava un malfunzionamento a una linea dismessa da anni, nelle condotte di collegamento tra i silos di stoccaggio, nella parte terminale della linea di carico per le autobotti. L’impianto è adesso sotto sequestro.
L'anomalia segnalata da Martinelli
Gli inquirenti puntano sull’avaria alla linea dismessa e sulle modalità dei lavori in corso, nonché sulle condizioni di sicurezza in cui i tecnici operavano mentre gli autisti rifornivano i camion. Intanto emerge come due mesi fa una delle vittime, Vincenzo Martinelli, avrebbe messo in evidenza "continue anomalie sulla base di carico" in una lettera alla sua azienda (Bt) per contestare un procedimento disciplinare a suo carico sul rifiuto di finire un viaggio. Si è invece salvato all'ultimo un operatore che ha notato un'anomalia nell'area pensiline di carico dando l'allarme pochi istanti prima dell'esplosione.
"Condotta scellerata"
Al momento non emergono indagati dai magistrati, che hanno ordinato acquisizioni di documenti, e-mail, corrispondenza, chat, sia in più sedi dell'Eni - non solo nel deposito di Calenzano -, sia alla Sergen srl di Potenza, la ditta specializzata in manutenzioni meccaniche (dove lavoravano altre due vittime, i lucani Franco Cirelli e Gerardo Pepe). Alla procura risulta che la ditta eseguiva lavori di manutenzione proprio vicino all'area di carico del carburante per rimuovere alcune valvole e tronchetti e per mettere in sicurezza "una linea benzina dismessa da anni", dunque, afferma nel decreto di perquisizione, in quell'area "sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico ... in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste". Secondo i giudici “le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale in loco".
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Le autopsie sui corpi delle vittime
Intanto sono state completate le autopsie sui corpi delle cinque vittime. Le operazioni sono state effettuate all'istituto di Medicina legale di Careggi, a Firenze. Nelle prossime ore verranno effettuate sulle salme le verifiche per la loro identificazione. Per questo servirà raccogliere i campioni di Dna dei familiari.