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Migranti in Albania, Viminale fa ricorso in Cassazione contro l'ordinanza

Cronaca

Dopo il Consiglio dei ministri arriva l'appello da parte del Viminale contro la sentenza sul trasferimento dei dodici migranti dall'Albania. Piantedosi: "Con il decreto diventa fonte primaria l'indicazione dell'elenco dei 19 Paesi sicuri" 

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Sì al ricorso in Cassazione contro le ordinanze della sezione immigrazione del tribunale di Roma. Il ministero dell’Interno ha dato mandato all’Avvocatura di Stato per presentare appello contro la sentenza che ha bocciato il trattenimento dei dodici migranti in Albania nel centro italiano di permanenza. 

Piantedosi: "Con il decreto, elenco Paesi sicuri è fonte primaria"

 

Secondo il Viminale, nella scelta del tribunale di Roma non sarebbe stata applicata la norma italiana sui Paesi sicuri, il cui decreto legge è stato approvato ieri, 21 ottobre, dal Consiglio dei ministri. Dopo il Cdm era arrivato in merito il commento di Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno: "Con il decreto diventa fonte primaria l'indicazione dell'elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22: abbiamo tenuto conto dell'integrità territoriale ed escluso Camerun, Colombia e Nigeria”

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Cosa ha detto la sentenza

 

Lo scorso 17 ottobre la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di dodici dei sedici stranieri trasportati al Cpr di Gjader, in Albania, dalla nave Libra della Marina militare italiana. L'accordo tra Roma e Tirana prevedeva infatti l'invio di migranti considerati non vulnerabili (senza evidenti condizioni di fragilità) esclusivamente dai "Paesi sicuri", quelli in cui secondo l'esecutivo vengono rispettati diritti e democrazia. Il tribunale di Roma ha quindi espresso "il diniego" della convalida dei trattenimenti e menzionato come base giuridica la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea - richiesta da un tribunale della Repubblica Ceca - del 4 ottobre. Una "impossibilità di riconoscere come 'Paesi sicuri' gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell'inapplicabilità della procedura di frontiera", è stato il verdetto del tribunale di Roma.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano (C) con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi ed il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri convocato per la decisione dei giudici  sui migranti in Albania, Roma 21 ottobre 2024. 
ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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Con il decreto legge approvato il 21 ottobre, è stata resa norma primaria l'indicazione dei 19 Paesi sicuri per il rimpatrio. Fin qui, ogni anno l'elenco veniva aggiornato prendendo come riferimento il decreto del ministro degli Esteri - in sinergia con Interno e Giustizia - e soprattutto era considerato come norma secondaria, in quanto inserito in un decreto interministeriale. Una mossa che ha messo al sicuro il "modello Albania" proposto dal governo Meloni. 

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I 19 Paesi sicuri 

 

I Paesi considerati sicuri nel nuovo decreto del 21 ottobre sono: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Dieci dei migranti provenivano infatti dal Bangladesh, mentre altri sei dall'Egitto. Entrambi gli Stati sono presenti nel nuovo elenco dei "Paesi sicuri".

Nel dl previsto ricorso in Appello in 5 giorni

Nel decreto sui Paesi sicuri varato dal Consiglio dei ministri è previsto il ricorso in Corte d'appello contro le ordinanze del Tribunale sul trattenimento dei migranti nei centri per il rimpatrio. "E' ammesso reclamo - si legge nel testo visionato dall'AGI - alla corte d'appello nel termine di cinque giorni, decorrente dalla comunicazione del decreto a cura della cancelleria, da effettuarsi anche nei confronti della parte non costituita". "Il reclamo è comunicato, a cura della cancelleria, alla controparte. La proposizione del reclamo - si legge ancora all'articolo due del provvedimento - non sospende l'efficacia esecutiva del provvedimento reclamato. La corte d'appello, sentite le parti, decide con decreto immediatamente esecutivo, entro dieci giorni dalla presentazione del reclamo. Il decreto è comunicato alle parti a cura della cancelleria".