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Corruzione a Salerno, arrestato il presidente della Provincia Franco Alfieri

Cronaca
©Ansa

Per lui, che è anche sindaco di Capaccio Paestum, disposta la custodia cautelare in carcere. Altri cinque indagati ai domiciliari. Al centro dell'indagine alcune procedure di affidamento di lavori. In particolare gli appalti per interventi di adeguamento, ampliamento edefficientamento energetico di alcuni impianti di pubblica illuminazione pubblici

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C’è anche il presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, tra le sei persone a cui la procura di Salerno contesta, a vario titolo, i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Questa mattina, la Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza che applica misure cautelari personali e reali nei confronti dei sei indagati e ha proceduto al sequestro, diretto e per equivalente, di oltre 543mila euro.

Alfieri in carcere, gli altri cinque indagati ai domiciliari

In particolare, è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Alfieri, la custodia domiciliare per Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit spa, Elvira Alfieri, legale rappresentante della Alfieri Impianti srl e sorella del sindaco, Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio che fa parte dello staff del primo cittadino, e Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio nonché Rup dei procedimenti al centro dell’indagine. 

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Sotto indagine gli appalti sull'illuminazione comunale e sulla riqualificazione energetica

Al centro dell’inchiesta della procura di Salerno ci sono alcune procedure di affidamento di lavori. In particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella relativa ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del comune, con corpi illuminanti a led e sistemi automatici di regolazione, telecontrollo e telegestione del flusso luminoso. Entrambe erano state bandite dal Comune di Capaccio Paestum e aggiudicate, poi, dalla Dervit spa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti e allo stato condivisa dal gip salernitano, gli indagati, a vario titolo, avrebbero turbato con collusioni e altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare quelle commesse pubbliche. Il fine, per gli investigatori, era quello di garantire alla Dervit spa l’aggiudicazione dei lavori. 

Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, in una foto d'archivio. Genova, 07 maggio 2024.
ANSA/LUCA ZENNARO

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Inchiesta si fonta su incertezzazioni ed esame della documentazione

L’inchiesta si fonda, in particolare, su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione anche informatica, acquisita il 30 gennaio scorso nel corso di perquisizioni svolte dai finanzieri. Secondo gli investigatori, molto tempo prima della ufficiale indizione delle gare per l’illuminazione pubblica, Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio Paestum che fa parte dello staff di Alfieri, e Alfonso D’Auria, procuratore speciale della Dervit spa, operando il primo in nome e per conto del sindaco e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa (legale rappresentante della Dervit), avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo che riguardava le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi e ogni altro dettaglio tecnico riguardante i futuri lavori, “dando per certo – viene spiegato in una nota della procura di Salerno - che sarebbe stata la Dervit spa ad aggiudicarsi gli appalti”. Proprio l’azienda, dopo il perfezionamento di quegli “accordi”, avrebbe provveduto, attraverso sue propaggini organizzative, alla materiale redazione degli atti delle due procedure.

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Gli inquirenti: "Resa blindata aggiudicazione appalto alla Dervit"

Al contempo, Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune e Rup dei procedimenti, il quale avrebbe operato sempre su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe conferito un incarico in una delle procedure a un professionista esterno perché firmasse gli atti materialmente redatti dalla Dervit spa, prevedendo, peraltro, il pagamento di 70mila euro, poi materialmente non corrisposti. In un’altra procedura, lo stesso Greco si sarebbe, personalmente, assunto la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l'appalto. E sempre Greco si sarebbe adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate al centro dell’inchiesta ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, “in modo tale da rendere blindata l'aggiudicazione alla Dervit spa, predesignata quale vincitrice delle procedure negoziate fin dal principio”. 

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Alfieri, chi è l'avvocato 'delle fritture di pesce'

Avvocato, attuale sindaco di Capaccio-Paestum da poco rieletto per il secondo mandato, già primo cittadino in altri due comuni del Salernitano, Torchiara e Agropoli, Franco Alfieri era ora anche presidente della Provincia di Salerno e con un passato da capo staff del governatore Vincenzo De Luca. Ma, curriculum a parte, la sua notorietà a livello nazionale è legata a una "battutaccia" dello stesso De Luca, registrata otto anni fa nel corso di un incontro politico e poi diffusa dal Fatto Quotidiano. Il 15 novembre 2016, durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale voluta dall'allora premier Matteo Renzi, De Luca era in primissima linea per il sì e tenne un incontro con alcune centinaia di amministratori locali in un hotel di Napoli, per raccomandare loro l'impegno a favore della conferma della riforma. In quella occasione, De Luca elogiò la capacità di Alfieri di raccogliere consensi sul territorio, usando il termine "clientele": "Ecco, l'impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il 'Sì'. Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso". Inevitabile lo scalpore suscitato dalla frase, che portò all'apertura di una inchiesta per istigazione al voto di scambio, poi archiviata. Il tutto un anno dopo fu così commentato dallo stesso governatore: "L'anno scorso feci una battutaccia che ha riempito le pagine dei giornali. Non c'era entusiasmo quella sera nella campagna referendaria e vidi seduto in prima fila il mio amico sindaco di Agropoli: tra amici ci sfottevamo, gli dissi vecchio marpione clientelare portali al ristorante, offri una frittura. Scatta l'indagine per voto di scambio, questo e' un Paese in cui dobbiamo riaprire i manicomi". Nel giugno scorso Alfieri è stato rieletto per il secondo mandato alla guida del Comune di Capaccio-Paestum, presentandosi alla guida di una coalizione civica di centrosinistra e ottenendo l'87,3% dei consensi.