Vallanzasca lascerà il carcere, verrà trasferito in Rsa per le condizioni di salute

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Condannato a 4 ergastoli, l'ex bandito soffre di demenza e ha bisogno di cure. I medici: "Non è più pericoloso". La difesa è riuscita a raccogliere la disponibilità della "più grande struttura veneta che si occupa di malati di Alzheimer e demenza, legata alla Chiesa", in provincia di Padova

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Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso il differimento pena della detenzione in carcere, dove sta scontando plurimi ergastoli, per Renato Vallanzasca. Con questa decisione i giudici hanno accolto l'istanza dei difensori Corrado Limentani e Paolo Muzzi che chiedevano di trasferire l'ex 'bandito' che ha segnato la storia della Milano criminale negli anni 70-80 dal carcere di Bollate in una comunità terapeutica. Il giudice Carmen D'Elia (l'altro togato è Benedetta Rossi) hanno approvato il trasferimento dell'ex Bel René in una Rsa che curi la grave forma di demenza di cui soffre. Vallanzasca sconta quattro ergastoli, con “fine pena mai”, per omicidi, rapine, evasioni. Dall'inizio del 2023 ha cominciato a mostrare segni di decadimento cognitivo.

Accertata diagnosi di demenza

L'ex boss della mala milanese verrà trasferito dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale con differimento pena in regime di detenzione domiciliare. Lo stesso sostituto pg di Milano, Giuseppe De Benedetto, nell'udienza del 10 settembre aveva spiegato che "è accertata la diagnosi di demenza, c'è incompatibilità conclamata con la detenzione in carcere ed è venuto il momento di modificare la condizione detentiva, da eseguire nella struttura che ha dato disponibilità". All'udienza aveva partecipato anche l'ex protagonista della mala milanese degli anni '70 e '80, 74 anni.

 

"Ha perso il controllo"

La giudice Carmen D'Elia (l'altra togata è Benedetta Rossi) avevano ripercorso tutte le relazioni, anche del servizio di medicina penitenziaria, che hanno dato conto in questi mesi delle condizioni di Vallanzasca, non più autosufficiente. Condizioni che producono "paranoia, deliri notturni", "afasia" e che l'hanno portato a cadere dal letto e ad essere ricoverato più volte. "Le sue condizioni non gli fanno nemmeno capire il senso della pena", avevano messo nero su bianco i difensori. Un neurologo del servizio di medicina penitenziaria a fine luglio aveva segnalato che le "condizioni sono difficilmente compatibili col regime carcerario", che il 74enne "ha perso completamento il controllo" e che deve essere trasferito in una struttura "per malati di Alzheimer".  

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Anche i medici di Bollate in un ultimo accertamento hanno evidenziato che è "disorientato nel tempo e parzialmente nello spazio", con "comportamenti inadeguati" e "scarsamente collaborativo". I legali Muzzi e Limentani avevano parlato di una malattia che per la prima volta si è manifesta "nel gennaio 2023" e in "rapido e progressivo peggioramento", con "l'ambiente carcerario che peggiora il suo stato". E la difesa è riuscita a raccogliere la disponibilità della "più grande struttura veneta che si occupa di malati di Alzheimer e demenza, legata alla Chiesa", in provincia di Padova. Per Vallanzasca prima dell'estate il Tribunale aveva riattivato i permessi premio in una comunità terapeutica, mentre nel maggio 2023 il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato un'istanza analoga di differimento pena, ma all'epoca non era stato individuato un luogo di cura.  

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