Renato Vallanzasca è malato, il pg di Milano chiede di curarlo fuori dal carcere

Cronaca
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La richiesta, avanzata dalla difesa, arriva nell'udienza di oggi a cui ha partecipato lo stesso ex boss della mala milanese, attualmente rinchiuso nel carcere di Bollate. Per il rappresentante della procura generale risulta "accertata la condizione di demenza" e la sua "incompatibilità conclamata" con il carcere. La richiesta è di ospitarlo in una struttura residenziale in provincia di Padova

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Renato Vallanzasca, tra i volti simbolo della malavita milanese, è malato e va curato fuori dal carcere. Il pg di Milano Giuseppe De Benedetto si associa infatti al parere di avvocati e medici e chiede al tribunale il differimento della pena. Una richiesta, avanzata dalla difesa, che arriva nell'udienza di oggi a cui ha partecipato lo stesso detenuto, 74 anni, attualmente rinchiuso nel carcere di Bollate. Per il rappresentante della procura generale risulta "accertata la condizione di demenza" e la sua "incompatibilità conclamata" con il carcere: Vallanzasca è assistito e aiutato da due detenuti ed è necessario "modificare le condizioni di detenzione" trasferendolo nella struttura veneta che ha dato disponibilità all'accoglienza per un tempo che verrà indicato, eventualmente, dallo stesso tribunale.

Il decadimento cognitivo

Da gennaio del 2023 sono iniziati i segnali di decadimento cognitivo che hanno portato la difesa, rappresentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, a rinnovare la richiesta di differimento pena. Vallanzasca non è più autosufficiente e non riesce a esprimere un ragionamento compiuto. Una condizione "incompatibile con il carcere", non attrezzato ad accogliere e sostenere una persona con demenza, e che non gli consente "neppure di percepire la finalità della reclusione e il senso della pena". Il difensore Muzzi ricorda gli "sforzi straordinari" sostenuti dal carcere per gestire Vallanzasca, ma evidenzia come proprio la detenzione rappresenti "un fattore peggiorativo delle condizioni cliniche" di fronte a una malattia, certificata da più medici, che è una spirale verso il basso.

La struttura nel Padovano

Dieci giorni fa la difesa ha avuto l'ok all'accoglienza da una struttura residenziale per persona affetta da Alzheimer in provincia di Padova, la più grande del Veneto, e anche rassicurazioni dalla vicina stazione dei carabinieri che può effettuare i controlli del caso. "Questa struttura legata alla Chiesa lo ha visitato e ha ritenuto Vallanzasca affetto da una patologia gravissima. Per rispetto dei principi di umanità, questa è l'unica alternativa possibile al carcere. Non c'è nessun impedimento perché accada: Vallanzasca non può essere considerato pericoloso, usufruisce di permesso premio ormai da due anni, e non ha nessun collegamento con la criminalità esterna. Penso che ci siano tutti gli strumenti per continuare la detenzione in un posto in cui malattia possa essere tenuta sotto controllo" conclude l'avvocato Limentani. Parole a cui l'ex boss assiste in silenzio con il conforto costante di un volontario che lo accompagna negli ultimi anni come tutore. La decisione del Tribunale di Sorveglianza è attesa nei prossimi giorni. 

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