La drammatica testimonianza di Noemi Grifo e Ilario Pepe, i due ragazzi che ospitavano il bracciante morto dopo essere stato abbandonato col braccio amputato in un rustico dietro la loro abitazione e che, per primi, hanno chiamato i soccorsi. "Abbiamo visto un ragazzo che lo teneva in braccio e lo ha portato dietro casa. Noi pensavamo lo stesse aiutando, ma poi è scappato via. Ci hanno detto che non era in regola", hanno riferito. La ministra Calderone: "Punizioni esemplari contro sfruttamento lavoro"
Emergono nuovi dettagli sulla tragica morte di Satnam Singh,i il bracciante 31enne morto dopo essere stato abbandonato con un braccio amputato a causa di un incidente sul lavoro. Noemi Grifo e Ilario Pepe, i due ragazzi che lo ospitavano insieme alla moglie in un rustico dietro la loro abitazione e che, per primi, hanno chiamato i soccorsi. "Si sentivano le urla della moglie che continuava a chiedere aiuto, poi abbiamo visto un ragazzo che lo teneva in braccio e lo ha portato dietro casa. Noi pensavamo lo stesse aiutando, ma poi è scappato via", hanno riferito. "Io gli sono corso subito dietro - ha continuato Ilario -. L'ho visto che entrava nel furgone e gli ho chiesto cosa fosse successo e perché non lo aveva portato in ospedale. Mi ha risposto 'da me non sta in regola'. Poteva essere aiutato".
"I resti del braccio lasciati vicino ai cassonetti"
"La moglie di Satnam ci ha raccontato che sono stati caricati sul furgone e gli sono stati tolti anche i telefoni. Lei ha visto tutto ed è distrutta", hanno aggiunto ai giornalisti Noemi Grifo e Ilario Pepe. I ragazzi hanno precisato: "Appena lo abbiamo visto gli mancava tutto il braccio, alcuni resti erano stati lasciati vicino ad alcuni cassonetti". Anche l'associazione Libera ha commentato la tragedia, annunciando di volersi costituire parte civile nel futuro processo a carico dei responsabili. In una nota ha denunciato che "nella sua morte una catena di orrori che annichilisce e avvolge tutti in una sconcertante spirale di malvagità". Nel comunicato si legge ancora che la morte del giovane indiano "testimonia di un sistema di illegalità e criminalità diffusa che nelle campagne della provincia di Latina raggiunge vette di barbarie non più sopportabili. Paghe da fame, ritmi e condizioni di lavoro inumani accompagnate da pratiche dopanti per sostenere la fatica, alloggi indecorosi, imposizione di tariffe occulte per trasporti, vessazioni di vario genere che culminano non di rado nella violenza psicologica e fisica, oltreche' in veri e propri atti di segregazione delle vittime di questi soprusi".
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Libera: "Aiuti pubblici sono ad aziende che rispettano dignità del lavoro"
La provincia di Latina, prosegue ancora nella nota, "è anche luogo di eccellenze e innovazione animato da imprenditori agricoli che diventano essi stessi vittime di una concorrenza sleale da parte di aziende che mortificano i diritti. Nel Pontino, su oltre 7mila aziende agricole, solo 173 si sono iscritte alla rete del lavoro agricolo di qualità che nasce con l'intento di arginare il fenomeno del caporalato nel settore agricolo, dando vita a una sorta di white list". L'associazione conclude il comunicato con una proposta: che gli aiuti e sostegni finanziari pubblici "vengano riservati solo a queste aziende che generano buona economia e rispetto della dignità del lavoro. Le parole di cordoglio non bastano più, l'indignazione per la morte di Satnan che attraversa il Paese deve trasformarsi in impegno concreto da parte delle Istituzioni nella lotta al caporalato e allo sfruttamento nella filiera agroalimentare in direzione della valorizzazione delle aziende sane e nell'affermazione dei diritti per le lavoratrici e i lavoratori".
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Calderone: “Quanto avvenuto è un atto disumano”
Sul caso è intervenuta la ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone. "Ciò che è successo a Satnam Singh – ha detto la ministra al Tg1 - è molto di più di un infortunio: è un atto disumano di barbarie in cui chi lo ha abbandonato ha dimostrato di non avere attenzione al valore della vita umana e soprattutto lo ha abbandonato in una condizione in cui non poteva non sapere che quell'atto poteva causarne la morte". Calderone ha sottolineato la necessità "di fare del nostro meglio e soprattutto il nostro dovere, affinché tutti gli strumenti e tutte le norme possano contrastare efficacemente con punizioni esemplari quelle situazioni". Venerdì 21 giugno al ministero è stato convocato un incontro sul tema del caporalato: “Giusto fare una riflessione comune su quello che è il fenomeno e soprattutto quello che ancora dovremo mettere in campo per arginarlo", ha aggiunto la ministra.