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Giornata mondiale dei disturbi alimentari, quanti ne soffrono e l'influenza dei social

Cronaca

Federica De Lillis

Sono 20 milioni le persone che soffrono di DCA in Europa e, negli ultimi anni, nel nostro Paese i numeri sono più che raddoppiati. Il fenomeno preoccupa gli esperti, che individuano nei social media un potente fattore di diffusione

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Nei primi anni 2000 le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300 mila, oggi sono oltre 3 milioni. Tra il 2019 e il 2023, la crescita dei casi è stata costante e mentre i numeri aumentano scende sempre di più l’età. Secondo i dati del ministero della salute, l’incidenza maggiore si rileva sulle ragazze tra i 12 e i 25 anni, ma c’è stato anche un sensibile aumento della componente maschile tra i pazienti, che sono ormai il 20% della popolazione generale. Infine, il Numero verde nazionale “SOS disturbi alimentari” (800180969), servizio anonimo e gratuito attivo dal 2011, segnala un drastico aumento di richieste di aiuto: raddoppiate nel 2020 e triplicate nel 2023. 

I disturbi alimentari meno conosciuti

Anche se anoressia e bulimia sono tra i DCA più conosciuti, a essere sempre più diffusi nel nostro Paese “ci sono anche patologie meno note come l’ortoressia (ossia la ricerca ossessiva di una dieta sana), la vigoressia (l’eccessiva attenzione per la forma fisica), la diabulimia (pazienti con diabete di tipo 1, che omettono l’insulina per dimagrire)  o il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder), caratterizzato da grandi abbuffate senza metodi di compensazione, a cui segue un aumento di peso e, spesso, l’insorgere di patologie come l’obesità” ha spiegato in una nota la psichiatra Laura Dalla Ragione, fondatrice e direttrice della Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell'Umbria.

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Un supporto non sufficiente  

In Italia il supporto fornito a chi sta attraversando la malattia è spesso inadeguato. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, ci sono 135 strutture per il trattamento dei DCA in Italia ma la loro distribuzione sul territorio è fortemente disomogenea e i posti a disposizione sono limitati, come evidenziato anche da Sky TG24 nell’approfondimento ‘Disturbi alimentari, corpi senza peso’.

“Il ministero della Salute ha deciso di rifinanziare con 10 milioni di euro per il 2025 il Fondo nazionale per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione, ma attendiamo ancora di vedere i DCA inseriti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in modo da assicurare l’assistenza ai pazienti in maniera strutturale” ha commentato Laura Dalla Ragione.

Social media e app come fattori di diffusione dei DCA

Le richieste di aiuto sono aumentate durante la pandemia, “​​durante i periodi di chiusura si è registrato un aumento del 30% di casi, soprattutto tra i giovanissimi” riporta la psichiatra, che ha individuato però un altro fattore che sta continuando a influenzare negativamente la salute mentale di tanti ragazzi e ragazze. "Chi lavora nel campo dei disturbi alimentari si è trovato negli ultimi anni a dover combattere contro un potentissimo fattore di diffusione del disturbo: i social media. Oggi i canali attraverso cui ragazzi e ragazze possono attingere a informazioni riguardo a metodi pericolosi per perdere peso sono moltiplicati a dismisura. E non solo: sono a portata di tutti app per il conteggio calorico o il dispendio energetico, e anche il semplice utilizzo dei social media ha un’influenza sull’autostima e contribuisce a cambiare l'immagine corporea di chi ne fa uso, determinando un aumento di sintomi depressivi, l'interiorizzazione di ideali di magrezza, pratiche di monitoraggio del corpo. Il tempo trascorso sui social media e lo sviluppo di disturbi alimentari appaiono quindi fortemente correlati”. 

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Come i social influenzano la percezione di sé

Quello dei disturbi del comportamento alimentare è un problema che non riguarda solo l’Italia. In Europa i casi registrati sono circa 20 milioni e nel mondo 55 milioni. 

Alcuni esperti stanno iniziando a mettere in relazione la crescita dei casi con l’aumento degli utenti attivi sui social media, oggi il 60% della popolazione mondiale. 

Una pubblicazione di marzo 2023 ha analizzato e raccolto i risultati di oltre 50 studi effettuati a livello globale, evidenziando come la vita costruita online possa rappresentare un fattore di rischio. 

Le relazioni online possono instillare negli utenti un costante senso di inadeguatezza, insicurezza, fino alla percezione distorta nell’immagine corporea. Ciò avviene a causa di un confronto costante con stili di vita, alimentazioni e corpi all’apparenza impeccabili. Una teoria in particolare, quella dell’Impression Management, sostiene che i social siano in grado di fornire una prospettiva esterna su noi stessi, che si concretizza nel personaggio che ognuno può costruire di sé sulle piattaforme, un'immagine che è possibile controllare e che riceve continui feedback attraverso like e commenti, da qui si sviluppa una corsa verso standard irraggiungibili di perfezione con effetti disastrosi sulla percezione che si ha di sé nella vita offline. 

A essere dannose sono anche communities dedicate alla perdita di peso, all’alimentazione sana e al fitness che spesso portano con sé rigide norme da rispettare per fare parte del gruppo. 

L'esempio di #Fitspiration

Un esempio comparso in molti studi internazionali è l'hashtag #Fitspiration affiancato a contenuti che promuovono uno stile di vita sano e basato sull'attività fisica. Se una parte degli utenti si sentiva positiva e ispirata, un'altra percepiva una estrema pressione a mangiare cibi sani o ad allenarsi, portando ad abbuffate e a comportamenti alimentari disfunzionali. Uno studio ha anche rilevato che il 17,7% dei follower dell'hashtag era a rischio di sviluppare un DCA, 17,4% aveva alti livelli di disagio psicologico e il 10,3% di dichiarava estremamente dipendente dall'esercizio fisico.

Per gli autori della ricerca, il confronto sociale, l’interiorizzazione di ideali di perfezione e lo scollamento tra immagine online e offline sono i meccanismi dietro la relazione tra social media e disturbi alimentari.