Lo scrittore è in Italia, in occasione del Salone del libro, per la prima volta dopo l'attacco subito il 12 agosto 2022. Venerdì presenterà la sua ultima opera, "Coltello. Meditazioni dopo un tentato assassinio", dove fa rivivere per la prima volta gli eventi traumatici che l'hanno coinvolto. All'incontro parteciperà anche Roberto Saviano, che Rushdie ha difeso in conferenza stampa ricordando il contenzioso in corso con la presidente del Consiglio
Salman Rushdie è tornato in Italia per la prima volta dopo l'attentato subito il 12 agosto 2022. L'occasione è stata quella del Salone del Libro 2024, dove lo scrittore di origine iraniana presenterà venerdì alle 18:30 il suo libro 'Coltello. Meditazioni dopo un tentato assassinio', pubblicato da Mondadori, insieme a Roberto Saviano. L'opera racconta la sua terribile esperienza durante l'attacco subito a New York in cui ha perso un occhio e la funzionalità di una mano. Durante la conferenza stampa in vista dell'evento, Rushdie ha risposto a una domanda sul contenzioso in corso proprio tra Saviano, che è un suo amico, e la premier Giorgia Meloni. "A rischio mio personale devo dire che i politici dovrebbero farsi la pelle un po' più dura perché un politico al giorno d'oggi oltre ad avere grande potere ha anche molta autorità", ha affermato. "Quindi è normale che qualcuno tra la popolazione ne parli direttamente, magari male, anche usando una brutta parola come quella che ha usato Roberto. Io a questa signora darei un consiglio di essere meno infantile e di crescere".
"Tenere in considerazione la narrazione che si fa dei conflitti"
Lo scrittore si è poi soffermato su temi di stretta attualità, come quelli sui conflitti in corso. "Non è questione di parlare di vincitori o di chi stia perdendo. Non è finito nulla, anzi tutto sta accadendo in questo momento. Quindi piuttosto è arrivato il momento di tenere in considerazione la narrazione che si fa dei conflitti". Parlando della guerra in corso in Ucraina, ha spiegato: "C'è un leader russo che dice che gli ucraini sono nazisti e c'è un bel numero di russi che credono a queste affermazioni. Il resoconto degli ucraini è all'opposto, ecco perché si fanno guerra". Sulle tensioni in Medio Oriente, invee, ha parlato di una "narrazione del conflitto tra israeliani e palestinesi" che "si basa moltissimo sulla passione, ci sono due forze contrapposte che stanno lottando per lo stesso pezzo di terra. Tutto sta nella possibilità di riconciliarsi nella narrazione, in modo tale che questo sforzo non conduca alla guerra, perché altrimenti ci sarà una guerra che non avrà fine".
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"La mia voce dopo l'attentato risuona più forte"
Rushdie ha poi riflettuto sull'attacco subito due anni fa: "Certo avrei preferito non essere pugnalato 15 volte. Direi che in generale l'attentato di cui sono stato vittima, come tutti gli omicidi, è stato perpetrato per silenziare la mia voce. Ma la mia voce, paradossalmente, dopo questo atto, risuona più forte. C'è molto più interesse a ciò che dico e scrivo". Parlando del suo ritorno in Italia, lo scrittore ha detto che "significa un'ulteriore vittoria. Eravamo qui poco prima dell'attentato. Questo mio ritorno in Italia ora è un po' la chiusura del cerchio", spiegando che "dopo l'attentato dovevo trovare il modo di tornare a lavorare come prima. Sono passati sei mesi, non sapevo cosa fare, è stato un periodo molto duro e negativo poi sono tornato a scrivere. Come un interruttore scattato improvvisamente". Poi ha proseguito: "Ho una certa esperienza, scrivo libri da 50 anni, questo mi ha aiutato a risollevare il mio spirito e mi ha fatto ritornare al lavoro.
"Voglio andare avanti a vivere la mia vita"
Durante la conferenza stampa si è parlato anche del passato, degli altri tentativi di assassinio e le minacce di morte, tra cui l'ormai famosa fatwa che chiedeva la sua morte emessa da Khomeyni. "Certamente una cosa di cui sono convinto è di essere in grado di gestire questa situazione - ha detto ancora lo scrittore - perché sono oggetto di minacce da 35 anni, so come far fronte a una situazione come questa. Bisogna essere più cauti, ma prestare attenzione non significa avere paura. Non voglio che si ripeta un fatto come questo, ma voglio andare avanti normalmente a vivere la mia vita". Rushdie ha poi raccontato di aver scritto il libro "per riappropriarmi della forza che volevano togliermi".