Pochi giorni dopo l'episodio di violenza, avvenuto ad aprile 2023, l'uomo aveva detto alla procura di essere "consapevole dei rischi che posso correre denunciando tutto questo proprio mentre sono nello stesso carcere, ma non è giusto quello che è successo"
"Devo ammettere che nonostante credo sia giusto denunciare quello che è successo, ho molta paura che possa risuccedere". Lo ha messo a verbale il 43enne vittima del pestaggio avvenuto nel carcere di Reggio Emilia il 3 aprile 2023, denunciando alla procura l'episodio pochi giorni dopo il fatto. In quell'occasione l'uomo aveva anche aggiunto che "quello che è successo quel giorno e quello che ho provato non lo dimenticherò mai. In queste notti non riesco a dormire perché ripenso a quanta paura ho avuto di morire e a tutta quella forza e violenza che è stata usata nei miei confronti mentre ero a terra e ammanettato". In merito al caso, dieci agenti di polizia penitenziaria saranno a marzo in udienza preliminare.
"Momento di terrore puro"
Il detenuto ha anche raccontato di aver vissuto "un lungo momento di terrore puro, in cui ho pensato che non avrebbero mai smesso" e di aver "esposto al mio avvocato la mia ferma volontà di denunciare l'accaduto perché come io sto pagando per gli errori che ho fatto, è giusto che chi mi ha picchiato, approfittando del mio stato detentivo e della circostanza che fossi ammanettato e in minoranza, risponda legalmente di ciò che ho fatto". Il detenuto si era anche detto "consapevole dei rischi che posso correre denunciando tutto questo proprio mentre sono nello stesso carcere, ma non è giusto quello che è successo".
Le verifiche del Garante
Nel frattempo il Garante nazionale dei detenuti sta effettuando ulteriori verifiche su quanto avvenuto. A quanto si è appreso, al di là dell'inchiesta della procura, il Garante punta ad approfondire le circostanze e il contesto complessivo in cui è emerso il singolo caso, per un'ampia verifica. Nei prossimi giorni potrebbe quindi essere prevista un'ispezione all'interno dello stesso istituto.
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Piantedosi: "Non sono cose accettabili"
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi spiegando che "fermo restando che tutto deve essere accertato nelle sedi competenti, e quindi dare giudizi molto netti preventivamente è sempre qualcosa che deve avere un certo riguardo, è ovvio che non sono cose accettabili". A margine di una visita ad Imola, il ministro ha dichiarato che "ogni volta che una persona è ristretta, sotto la vigilanza di organi dello Stato, deve essere assicurata la dignità della persona in modo duplice rispetto alle normali condizioni".
Nordio: "Immagini indegne per uno Stato democratico"
"Provo sdegno e dolore, sono immagini indegne per uno Stato democratico", ha affermato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando del caso, precisando che "in attesa che la magistratura ricostruisca i fatti e accerti le responsabilità, voglio sottolineare come sia stata la stessa polizia penitenziaria a svolgere le indagini, su mandato della Procura". Secondo il ministro l'amministrazione penitenziaria tutta "è la prima ad auspicare che si faccia luce fino in fondo sulla vicenda: siamo impegnati a garantire la legalità in ogni angolo di ogni istituto".