Omicidio di Giulia Tramontano, perché Impagnatiello rischia l'aggravante della crudeltà

Cronaca
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La difesa dell'omicida punta a chiedere una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere del barman al momento dei fatti

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Giulia Tramontano, la 29enne incinta uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello, era ancora viva dopo le prime nove coltellate inferte dal 30enne. Ma l'uomo si è accanito e ha continuato a sferrare colpi, arrivando a 37 fendenti: per questo la gip di Milano, Angela Minerva, gli contesta l'aggravante della crudeltà. E' quanto emerge dagli atti in vista del processo a carico di Impagnatiello che inizierà il 18 gennaio. Sono quattro le aggravanti riconosciute dalla gip a carico del 30enne: premeditazione, crudeltà, futili motivi e rapporto di convivenza. L'uomo rischia l'ergastolo per aver ucciso la fidanzata al settimo mese di gravidanza, nella loro abitazione di Senago, nel Milanese, lo scorso 27 maggio.

Le aggravanti

Quella sera Impagnatiello, si legge negli atti, ha aggredito la donna alle spalle "al collo, al dorso e al viso con 37 coltellate, di cui almeno 9 sferrate quando la vittima era ancora viva". Inoltre "già a partire dal dicembre 2022", si legge negli atti, il 30enne avrebbe cercato online  gli "effetti del veleno per topi sull'uomo" e avrebbe fatto "ingerire per alcuni mesi all'inconsapevole vittima del bromandiolone", un "potente" topicida, "intensificandone la somministrazione a partire dal marzo" scorso, in un "quantitativo tale da raggiungere anche il feto". La sera dell'omicidio, prima che la ragazza rientrasse a casa, avrebbe cercato su internet "ceramica bruciata vasca da bagno". Nella vasca, infatti, tentò di bruciare il corpo, come anche "nel proprio box". Infine nascose il cadavere "avvolto in buste di plastica" in un "anfratto posto dietro" ad un box non lontano dalla casa della coppia, dove fu trovato dopo quattro giorni.

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Le accuse

Impagnatiello è anche imputato per interruzione di gravidanza non consensuale, per la morte del nascituro, e per occultamento del cadavere. Il 30enne, barman in un hotel di lusso a Milano, aveva una doppia vita e, stando alle indagini, avrebbe potuto uccidere anche l'altra donna con cui aveva contemporaneamente una relazione. La giovane di 23 anni, però, dopo aver conosciuto quel 27 maggio Giulia con la quale era nato un legame di "solidarietà", quella sera non lo fece entrare in casa per "paura".

La perizia psichiatrica

La difesa di Impagnatiello punta adesso a chiedere una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere del 30enne al momento dei fatti. Istanza che potrebbe far leva su consulenze difensive portate avanti in questi mesi. I legali stanno anche valutando un eventuale percorso di giustizia riparativa, previsto dalla riforma Cartabia, per tutti i condannati. Si tratta di una forma di risoluzione del conflitto e riparazione del danno con programmi di mediazione, del tutto sganciata dal procedimento penale e a cui le parti offese non devono necessariamente partecipare. "Non parliamo ora di giustizia riparativa, però, deve ancora iniziare il processo", spiega l'avvocato Giulia Geradini, che assiste il 30enne assieme alla collega Samanta Barbaglia. La difesa, come chiarito, valuterà questa possibilità e semmai ne farà richiesta ai giudici della Corte d'Assise o più avanti ancora nel corso del procedimento. Sarà, poi, nel caso il Centro per la giustizia riparativa del Comune di Milano a dover dare il via libera definitivo al programma, se ne individuerà uno adatto per il 30enne.

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