Don Mimì Sabia, chi era il parroco della chiesa di Potenza dove fu trovata Elisa Claps

Cronaca
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Una delle figure più misteriose e controverse del caso della ragazza uccisa il 12 settembre 1993 è il parroco della Santissima Trinità, dove il corpo della giovane fu poi ritrovato nel marzo 2010. Un uomo “forte” lo definì l’allora vescovo di Potenza, tanto che la “sua chiesa sfuggiva in qualche modo al mio controllo”. Il sacerdote all’epoca dell’omicidio disse di conoscere appena quello che poi si sarebbe rivelato essere il killer, Danilo Restivo, circostanza poi smentita da diverse evidenze

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La chiesa della Santissima Trinità di Potenza dove il 17 marzo 2010 fu trovato il cadavere di Elisa Claps, la ragazza potentina scomparsa e uccisa il 12 settembre 1993 da Danilo Restivo, è stata riaperta il 24 agosto 2023 con dentro una targa a Don Domenico “Mimì” Sabia, “proprio a Don Mimì che si è visto quante cose ha nascosto e chissà quali altri misteri”. A ricordare una delle figure più controverse del caso Claps è stato Pablo Trincia nello speciale di Sky TG24 Quanti Sapevano? - Il Caso Elisa Claps, dedicato alla storia raccontata anche nel podcast originale di Sky Italia e Sky TG24 realizzato da Chora Media Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps, che a novembre diventa un’inchiesta originale in quattro puntate con nuove testimonianze e immagini inedite. Ma chi era Don Mimì Sabia? Ha avuto un ruolo nella vicenda e, se sì, cosa sapeva?

La chiesa della Santissima Trinità

La figura di Don Mimì Sabia non si può separare da quel luogo fondamentale per questa storia che è la chiesa della Santissima Trinità di Potenza, di cui l’uomo era parroco all’epoca dell’omicidio di Elisa Claps. La mattina dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza nel sottotetto, 17 anni dopo la sua scomparsa, la chiesa rimase aperta poche ore: poi fu chiusa e, all'inizio dell’aprile 2010, la Polizia smise di presidiarla e affisse alle porte il decreto di sequestro. Contro la chiusura della Santissima Trinità neanche la Chiesa potentina prese posizione. Una scelta precisa: confermare la volontà di “ricercare la verità come esigenza prioritaria e fondamentale”, scrisse il consiglio presbiterale. E liberarsi dal sospetto - che per molti rimane una certezza - che il corpo di Elisa fosse stato scoperto prima, molto prima del 17 marzo 2010, e ignorato. Sospetto sempre respinto con forza dall'arcivescovo e da altri, ma confermato poi da diverse perizie. Ci fu qualche richiesta di riaprire il luogo di culto, voci flebili subito “coperte” dai sospetti più cupi, puntati sul parroco della Santissima Trinità, Don Mimì Sabia, descritto come “cappellano dei potenti” ma morto povero nel 2008 - quindi prima del ritrovamento di Elisa - e difeso con decisione dalla famiglia. Ma anche su un sacerdote sudamericano, Don Wagno, che raccontò di aver visto “qualcosa” nel sottotetto, o forse non visto bene, di aver informato il vescovo. Una storia strana quella relativa a questa telefonata, di cui nel 2011 parlò con i pm proprio l’allora vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, succeduto a monsignor Ennio Appignanesi nel 2001: il giorno successivo al ritrovamento del corpo di Elisa “Don Wagno mi incontrò e mi disse una cosa che io non capii bene perché si esprime con un po' di difficoltà quando è nervoso. Don Wagno mi disse che a gennaio, quando mi aveva telefonato, la signora delle pulizie aveva visto un 'cranio', e successivamente se n’era dimenticato. In verità io capii un 'ucraino' che portava un sacco di immondizia mentre lui diceva un 'cranio' in mezzo all'immondizia”. Poi “ho parlato nuovamente con lui e ho capito cosa volesse dirmi e cioè che quel gennaio, quando mi aveva telefonato, la donna delle pulizie aveva visto un cranio, senza spiegarmi dove, e per questo motivo mi aveva cercato anche se avevano pensato ad un scherzo dei ragazzi del centro Newman”, annesso alla chiesa.

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Don Mimì e il giorno dell’omicidio

Elisa Claps fu uccisa da Danilo Restivo la mattina del 12 settembre 1993 nella chiesa della Santissima Trinità. Quel che si sa è che quel pomeriggio Don Mimì Sabia partì per Fiuggi per delle cure termali che aveva prenotato tempo prima. Dovette però rientrare a Potenza il 16 settembre per la convocazione in Questura: disse di non conoscere Elisa, di conoscere appena Danilo e di non essersi accorto di nulla quella domenica mattina. Un’affermazione, quella su Restivo, che molti anni dopo sarà messa in discussione quando l’assassino di Elisa Claps - a processo in Gran Bretagna per l’omicidio di Heather Barnett - ammise di aver tagliato ciocche di capelli a diverse ragazze a partire dal 1986 e di aver cercato “di smettere anche grazie all'aiuto di don Mimì Sabia, al quale mi ero confessato e che aveva ricevuto le lamentele di alcuni fidanzati di ragazze frequentatrici del centro Newman”.

Una immagine di Heather Barnett uccisa il 12 novembre 2002 a Bournemouth nel Dorset.Per l'omicidio  della donna è stato condannato all'ergastolo Danilo Restivo, oggi 30 giugno 2011.

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Il controllo di Don Mimì Sabia sulla chiesa della Santissima Trinità

Quel che si sa del carattere di Don Mimì Sabia, di quello che forse sapeva, è emerso più che altro dai racconti che altri ne hanno fatto. Sempre nel 2011 monsignor Agostino Superbo disse ai pm che il parroco era “una persona tendente alla solitudine, tant'è che quotidianamente pranzava da solo al ristorante”. Una presenza “forte”, don Mimì, la definì l’allora vescovo di Potenza, tanto che la “sua chiesa sfuggiva in qualche modo al mio controllo”. “Don Mimì non mi ha mai parlato della vicenda Claps se non quando mi chiese di parlare con il prefetto per far rimuovere i sigilli dei locali sotterranei della Chiesa apposti per accertamenti dell'autorità giudiziaria - spiegò Superbo ai pm - In quella circostanza mi disse: 'Che devono cercare, qui non c'è nessuno'”. Nel settembre 2011 anche la legale della famiglia Claps, l'avvocato Giuliana Scarpetta, ricordò che entrambi i vescovi che si avvicendarono nei 17 anni trascorsi fra la morte e il ritrovamento di Elisa  “hanno ammesso nel loro esame testimoniale che la chiesa della SS. Trinità era sfuggita al loro controllo per la resistenza del parroco don Mimì Sabia che non ammetteva ingerenze, entrambi i vescovi non hanno utilizzato gli strumenti che avevano per esercitare il loro dovere di controllo, come l'avvicendamento del parroco, noi li abbiamo ritenuti responsabili civili di quello che è accaduto nella chiesa della SS. Trinità. Una chiesa dove è risaputo che don Mimì non permise l'ingresso neanche ai parroci a cui si erano rivolti i familiari di Elisa”. E due mesi dopo, alla vigilia dell’inizio del processo per la morte di Elisa, l’avvocato ribadì: “Farò nomi e cognomi, quello di don Mimì Sabia” che “ha mentito spudoratamente sui suoi rapporti con Restivo. Ha detto che a stento lo conosceva e invece di questa storia ha sempre saputo tutto”.

Danilo Restivo, condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione per l'omicidio della studentessa potentina Elisa Claps, passa nell'area transiti dell'aeroporto Leonardo da Vinci a Fiumicino prima di imbarcarsi su un volo Alitalia per Londra per essere restituito alle autorit?? inglesi, 13 maggio 2013. In Gran Bretagna Restivo ?? stato infatti condannato ad una pena non inferiore ai 40 anni di reclusione per il delitto della sarta inglese Heather Barnett. ANSA / TELENEWS

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“No, in chiesa non entrate”

Un altro racconto su Don Mimì Sabia lo fa Barbara Strappato, che nel 2007 arriva a capo della Squadra Mobile di Potenza e fa riaprire il caso: 14 anni dopo la scomparsa di Elisa si presenta alla chiesa della Santissima Trinità. “Un accesso quello alla chiesa che difficilmente potrò dimenticare, visto che quando abbiamo bussato ci ha aperto Don Mimì che poi ha chiuso la porta una volta ascoltato quello che dovevamo fare, non ci ha fatti entrare, ha detto ‘no, non entrate’ - ha raccontato Strappato durante lo speciale Quanti Sapevano? - Il Caso Elisa Claps - A quel punto ho chiamato la Procura e poi il vescovo e soltanto dopo aver parlato con il vescovo abbiamo avuto accesso alla chiesa”.

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Gildo Claps: “Don Mimì parlò di Elisa al passato”

“Don Mimì ha sempre avuto un ruolo ambiguo in questa vicenda fin dalle prime ore - ha detto anche Gildo Claps, fratello di Elisa, durante lo speciale di Sky TG24 - Io nell’immediatezza entrai alle 3 del pomeriggio nella chiesa, me la feci aprire, perché Restivo mi aveva detto che il luogo dell’incontro (fra lui ed Elisa il giorno della scomparsa della ragazza, ndr) era stato la chiesa della Trinità. Ebbi l’istinto di salire ai piani superiori ma la porta era sbarrata e mi dissero che le chiavi le aveva solo Don Mimì. Non ho mai potuto appurare se questo fosse vero o se in quell’occasione si rifiutarono di darmi le chiavi”. Poi un episodio in particolare: “Mamma lo affrontò nei primissimi giorni e gli chiese di dire cosa fosse successo, se sapeva qualcosa, e lui disse ‘non conosco Restivo e non conoscevo Elisa’, al che mamma ovviamente lo affrontò dicendo ‘perché ne parli al passato’ e chiaramente lui sviò la conversazione”. Infine, ancora, i rapporti con Restivo: “Venne fuori che al 18esimo compleanno di Restivo lui era lì con lui a festeggiare e in tribunale, sotto giuramento, disse che a stento conosceva Restivo e non aveva rapporti con la sua famiglia. Invece poi Pablo (Trincia, ndr), ha scoperto una cosa rimasta nascosta in questi 30 anni, ovvero che in realtà il rapporto con la famiglia Restivo era molto più saldo e solido di quello che don Mimì raccontava”.

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Il mistero della lettera

Molte delle ombre sulla figura di Don Mimì Sabia rimarranno, probabilmente, tali. Come quella che riguarda una lettera trovata nel suo appartamento dopo il rinvenimento del corpo di Elisa nel sottotetto della chiesa. Una missiva datata 19 settembre 1993, una settimana dopo la scomparsa della ragazza, rivolta alla famiglia Claps e in cui si lasciava intendere che la giovane si fosse allontanata spontaneamente. “Verosimilmente è una lettera di Don Domenico Sabia, conosciuto da tutti come don Mimì”, dissero gli investigatori dopo che la calligrafia fu confrontata con l’agenda personale del parroco e alcune ricevute conservate nella canonica. Il perché di questa lettera mai spedita, e conservata per tutti quegli anni, non è mai stato chiarito.

La difesa dei familiari di Don Mimì

Nel maggio 2010, due mesi dopo il ritrovamento del corpo di Elisa Claps, la famiglia di Don Mimì scrisse una lettera all’allora Papa Benedetto XVI per replicare alle accuse dell’avvocato Scarpetta: “Su Don Mimì, sacerdote devoto al suo Ministero, si sta esercitando un'azione che va assumendo sempre di più i toni della diffamazione”. Secondo la famiglia, il suo comportamento anche il 12 settembre 1993 (giorno della scomparsa di Elisa) è “documentabile” e fu proprio Don Sabia a disporre i lavori che, nel 1996, durarono “molti mesi” e interessarono anche il sottotetto della chiesa, verso la quale nutriva “un amore sponsale: le dedicava ogni cura”.

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Elisa Claps, il podcast disponibile anche su Youtube

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