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Omicidio Carol Maltesi, niente ergastolo per Fontana: è polemica sulle motivazioni

Cronaca
©Ansa

Secondo il tribunale di Busto Arsizio il 44enne non ha agito con crudeltà né premeditazione quando massacrò la donna nel 2022. "Lei disinibita, lui si sentì usato, era innamorato perdutamente"  hanno stabilito i giudici. Pangea Onlus: "Si colpevolizza una donna uccisa"

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Fanno discutere le motivazioni della condanna a 30 anni  per Davide Fontana,  il 44enne che nel gennaio del 2022 massacrò, nella sua casa di Rescaldina, vicino a Legnano, la giovane Carol Maltesi, per poi sezionarne il cadavere e gettarlo in un burrone nel Bresciano, dove fu ritrovato a fine marzo. L'omicida "si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo aveva usato e ciò ha scatenato l'azione omicida". Questo scrivono i giudici per spiegare l'assenza di motivi futili o abietti a carico di Davide Fontana, bancario di 44 anni, che è stato condannato a 30 anni e non all'ergastolo (come chiedeva il pm) per aver ucciso a martellate e con una coltellata alla gola la 26enne.

"Colpevolizzare una donna uccisa"

Il termine 'disinibita' utilizzato nella sentenza, ha scatenato una bufera di polemiche. Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea Onlus e coordinatrice della Rete Reama, parla di "stereotipi di genere che colpevolizzano una donna uccisa e giustificano il femminicidio tanto da diminuire la pena e rigettare la richiesta di ergastolo. Una sentenza che non rende giustizia a Carol e a tutte le donne vittime di violenza anzi, perpetra una ulteriore violazione da parte della magistratura che rappresenta lo Stato Italiano e la sua giustizia". L'Italia è già condannata dalla Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo per giudizi stereotipati su una vittima di violenza il 27 maggio 2021. "Siamo profondamente indignate da questa sentenza - conclude Lanzoni - frutto di una cultura sessista che permea così profondamente la magistratura italiana. Ancora oggi chiediamo giustizia, che sia certa e scevra da ogni stereotipo di genere contro le donne".  

L’omicida riconosciuto sano di mente

Riconosciuto dai periti sano di mente, per il tribunale il 44enne non ha agito con crudeltà né premeditazione quando massacrò Carol colpendola a coltellate e sgozzandola per poi sezionarne il cadavere, tentando di bruciarne i pezzi e infine gettandoli da un burrone. Un atroce femminicidio, eppure  l’insospettabile vicino di casa avrebbe agito per "ragioni che in senso giuridico non sarebbero state abiette né futili" scrivono i giudici , come riporta il Corriere del Veneto. 

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Il movente

La 26enne si stava allontanando da lui, scaricandolo per trasferirsi dal figlioletto di 6 anni a Verona. Questo il movente del delitto. Per il Tribunale di Busto Arsizio, "l’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione, amava perdutamente, da cui dipendeva, si è rivelata insopportabile". A parere della Corte d’assise , Fontana "si è reso conto che la giovane e disinibita Carol si era in qualche misura servita di lui e che lo avesse usato, e ciò ha scatenato l’azione omicida. 

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Le reazioni della famiglia di Carol

Non ha parole Fabio Maltesi, papà di Carol, in merito alla sentenza di primo grado. Mentre Anna, zia della vittima, ha dichiarato ai giornalisti : "Senza ergastolo non c’è giustizia". Anche per l’ex compagno di Carol il mancato ergastolo a Fontana risulta sorretto da incomprensibili ragioni.

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