Omicidio Carol Maltesi, gli psichiatri: l’ex la chiamò da Verona

Lombardia
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"Potrebbe essere entrata in Fontana come una lama in quella parte vulnerabile di lui in cui si stava concentrando sui loro progetti futuri", gli psichiatri in aula

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"Era innamorato di Carol in modo infantile, come un dodicenne. Davide Fontana aveva paura di perderla". La mattina del femminicidio-choc, l’11 gennaio scorso, quando "Carol Maltesi ha ricevuto dall’ex compagno veronese la telefonata in cui lei parlava della possibilità di trasferirsi", quella conversazione "potrebbe essere entrata in Fontana come una lama in quella parte vulnerabile di lui in cui si stava concentrando sui loro progetti futuri". In sostanza, come riporta il Corriere della Sera, per gli psichiatri della difesa non ci sarebbe stata premeditazione da parte del banchiere-killer e si sarebbe trattato invece di un raptus provocato proprio da quella chiamata da Verona giunta al cellulare di Carol mentre stavano girando insieme un video hard nell’abitazione di lei a Rescaldina, vicino Legnano.

Il processo

Si tratta di una testimonianza, quella resa dai consulenti psichiatrici dei parte, che potrebbe rivelarsi fondamentale per le sorti giudiziarie dell’imputato. Dopo essere stata uccisa e fatta pezzo, Carol Maltesi fu nascosta per due mesi in un congelatore, gettandola infine dentro alcuni sacchi della spazzatura in un dirupo a Borno nel Bresciano, prima di essere arrestato il 28 marzo dai carabinieri.

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