Caso Orlandi, il fratello di Emanuela: "Aspetto parole del Papa"

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Il fratello della ragazza scomparsa nel 1983 annuncia un nuovo sit-in previsto per domenica 25 giugno: "Per il quarantennale aspettiamo dal Pontefice parole di speranza su questa vicenda. Io glielo farò sapere che saremo in piazza il 25 giugno: seguiremo la preghiera mariana in silenzio, con le immagini di Emanuela, senza polemiche"

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Il prossimo 25 giugno, alle ore 10, si terrà un nuovo sit-in a Castel Sant'Angelo organizzato da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, scomparsa nel 1983 e mai più ritrovata. "A quarant’anni dalla scomparsa di mia sorella Emanuela spero di sentire parole di speranza dal Papa su questa vicenda che attende verità e giustizia” ha detto l'uomo, da sempre impegnato in prima linea alla ricerca della verità, all'Adnkronos.

L'appello al Papa e la commissione di inchiesta

Dopo il ritrovo a Castel Sant'Angelo, dove Pietro Orlandi ha richiesto ai partecipanti di portare con sè una foto di Emanuela, il sit-in si trasferirà presso piazza San Pietro per l'Angelus di Papa Francesco. "L’inchiesta aperta dal Vaticano è stata aperta per sua volontà. Anche il Papa vuole che si arrivi alla verità. Per il quarantennale  aspettiamo dal Pontefice parole di speranza su questa vicenda. Io glielo farò sapere che saremo in piazza il 25 giugno: seguiremo la preghiera mariana in silenzio, con le immagini di Emanuela, senza polemiche” ha detto ancora il fratello della ragazza scomparsa. “Ora è arrivato questo freno al Senato sulla commissione di inchiesta parlamentare - ha aggiunto Orlandi - dopo che alla Camera avevo ricevuto unanimi rassicurazioni dalla maggioranza di governo. Io parlai anche con i presidenti di Camera, Senato, e con Mantovano, e da tutti avevo avuto massima solidarietà e rassicurazioni sul desiderio di fare partire questa commissione. L’altro giorno in audizione c’è stato un brutto segnale del Vaticano con il promotore di giustizia Diddi che rappresentava il Vaticano e che praticamente ha detto che non gradisce questa commissione, sostenendo che secondo lui non serve perché sarebbe una intromissione perniciosa che rischia di inquinare le indagini che sono in corso. Ma come può il Parlamento danneggiare le indagini? Se il Parlamento rinunciasse, sarebbe un bruttissimo segnale. Mi auguro non accada. Ma devo avere fiducia nelle istituzioni - dichiara Orlandi - il Vaticano sta lavorando in collaborazione con la Procura di Roma. E ribadisco, sono sempre disponibile 24 ore su 24 per loro. Qualcuno in questi anni ha cercato di mettere il bastone tra le ruote nella ricerca della verità, ma è più forte la volontà di arrivare".

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L'ex agente Gladio: "Pietro non si faccia trascinare nelle paludi"

“Il fratello di Emanuela fa benissimo a non arrendersi anche dopo quarant’anni per avere una parola di verità ma stia attento a non lasciarsi trascinare nelle paludi”, ha affermato Antonino Arconte, ex un agente della struttura segreta Gladio, che incontrò il capo delle Guardie Svizzere Estermann nel marzo '98 poche settimane prima della sua morte. Pietro Orlandi ha sempre pensato che le due vicende siano legate da un filo rosso. “La mia è solo un'opinione - premette all’Adnkronos l’ex agente Gladio -, se avessi qualcosa di concreto su Emanuela lo direi. Tuttavia credo che in Vaticano sia tutto collegato". A questo proposito Arconte alla vigilia del quarantennale dalla scomparsa della cittadina vaticana, ricordando le parole di Pietro Orlandi in una trasmissione televisiva in cui alludeva a presunte uscite notturne di Wojtyla, aggiungendo: "Non penso per benedire le case", ha osservato: “A queste accuse non ho mai creduto. Ma sono cose dette da persone poco attendibili. Anche quella poteva essere una polpetta avvelenata”.

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