Emanuela Orlandi, il fratello Pietro rivela a Sky TG24 documenti inediti da Londra

Cronaca

"Ho motivo di credere che sia stata portata là", racconta il fratello della ragazza scomparsa nel giugno di quarant'anni fa. Sul tavolo del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, è finita una lettera del 1993 in cui l'Arcivescovo di Canterbury invitava personalmente il cardinale Poletti, ai tempi Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, "per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi di cui sono a conoscenza"

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Si potrebbero dover cercare anche nel Regno Unito nuove prove su cosa è successo a Emanuela Orlandi, la ragazza vaticana scomparsa il 22 giugno 1983 e mai più ritrovata. A 40 anni di distanza, il fratello Pietro Orlandi racconta a Sky TG24 di una lettera, inedita, in cui l’Arcivescovo di Canterbury – scrivendo al Cardinale Poletti nel 1993, quindi dieci anni dopo la scomparsa di Emanuela – parlava direttamente della vicenda. Per Pietro Orlandi non restano molti dubbi: “Ho motivo di credere che sia stata portata là. Di questa lettera ho abbastanza la certezza che sia autentica” (LE ACCUSE A WOJTYLA)

La lettera: “Un invito per discutere la situazione di Emanuela Orlandi”

“Cara Eminenza, sapendo che sarà per qualche giorno qui a Londra, mi sento in dovere di invitarla a farmi visita nei prossimi giorni per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi di cui sono a conoscenza. Dopo anni di corrispondenza, penso sia giusto discutere di una situazione di tale importanza personalmente. Mi faccia sapere se può servirle un traduttore personale o se nel caso la porterà con lei. Attendo la sua risposta nei prossimi giorni”. È questo il testo della lettera scritta dall’arcivescovo di Canterbury al Cardinale Poletti.

Gli indizi

Orlandi si dice sicuro della veridicità del documento. Per vari motivi: la lettera, spiega, “è del 1993, quando Poletti non era già più vicario di Roma, ma era Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. La lettera viene intestata proprio a questo nome”. Ci sono però anche altri indizi. “La cosa strana è che viene spedita in quel luogo a Londra che fa riferimento anche ai cinque fogli: Clapham Road”, dice Orlandi. Il riferimento è a un documento di cinque pagine, emerso nel 1998, in cui il cardinale Lorenzo Antonetti scriveva ai monsignori Giovanni Battista Re (ai tempi sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato della Santa Sede) e Jean-Louis Tauran (segretario per i rapporti con gli Stati) per il “resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi”. Si menzionavano anche le "rette vitto e alloggio 176 Chapman Road Londra".

Pietro Orlandi e il suo avvocato Laura Sgrò al loro arrivo in Vaticano per un incontro con il procuratore del caso Emanuela. Roma, 11 aprile 2023 ANSA/CLAUDIO PERI

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Orlandi: “Ho consegnato la lettera al procuratore Diddi”

E se in passato il Vaticano aveva già bollato come falso il resoconto di cinque pagine, Orlandi racconta di aver consegnato personalmente la lettera dell’Arcivescovo di Canterbury al promotore di giustizia in Vaticano, Alessandro Diddi, che sta appunto seguendo la riapertura del caso Orlandi. “Io l’ho consegnata personalmente a Diddi e mi auguro che il Vaticano, da quando ho consegnato questa lettera, abbia ascoltato l’Arcivescovo.. perché è ancora vivo”, dice Pietro Orlandi.

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