Alle celebrazioni per l'8 marzo che si sono svolte al Quirinale il presidente della Repubblica ha affermato che "la strada per il raggiungimento di una parità effettiva, costituita con pienezza da diritti e da opportunità, è ancora lunga e presenta tuttora difficoltà"
"Non può esservi vera libertà se non è condivisa dalle donne e dagli uomini". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle celebrazioni per la Festa della Donna che si sono svolte al Quirinale. Per il presidente "la strada per il raggiungimento di una parità effettiva, costituita con pienezza da diritti e da opportunità, è ancora lunga e presenta tuttora difficoltà". A quest'ultime va anche aggiunta "la certezza che questa strada va percorsa con il massimo di determinazione e di rapidità. Perché dalla condizione generale della donna, in ogni parte del mondo, dipende la qualità della vita e il futuro stesso di ogni società".
La testimonianza di Frozan Nawabi, giurista afghana
Presente anche Frozan Nawabi, diplomatica e giurista afghana che nel 2014 è stata candidata al Nobel per la pace e oggi vive in Italia da rifugiata. "Sono stata a Crotone - ha detto - per raccogliere le testimonianze dei miei connazionali, storie che non dimenticherò mai. Il regime dei talebani non è pericoloso solo per l'Afghanistan, ma per il mondo intero".
La cerimonia
Le celebrazioni si sono aperte con la proiezione di un video di Rai Storia dal titolo "Donne e libertà". Alla cerimonia, condotta da Elena Radonicich, sono intervenute la giornalista Maria Latella e Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Oltre a Frozan Nawabi, ha portato la sua testimonianza anche Pegah Tashakkori, attivista iraniana. Elena Radonicich ha letto brani tratti da "Figlie dell'Iran" di Reza Olia, "Lettere alle mie figlie" di Fawzia Koofi e "Il vestito azzurro" di Antonella Napoli. Nel corso della cerimonia la cantautrice Eleonora Bordonaro, accompagnata da Puccio Castrogiovanni e Marco Corbino, ha eseguito i brani musicali "Li Fomni" (Le donne), "Sprajammu di la Luna" (Siamo sbarcati dalla Luna), e " Moviti ferma" (Resta ferma). Erano presenti il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il Presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, e rappresentanti del Governo e del Parlamento. Al femminile, come di consueto, la Guardia d'Onore del Palazzo del Quirinale. La celebrazione si è conclusa con l'intervento del Presidente Sergio Mattarella.
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"Su femminicidi serve massima severità"
Nel suo intervento Mattarella ha affermato che "in questi decenni la Repubblica ha fatto enormi progressi. Abbiamo in carica la prima donna alla guida del Governo, una donna alla presidenza della Consulta, per la prima volta una donna a capo della magistratura. Ma certe mentalità sono ancora presenti". Per il presidente occorre però un "impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme per rimuovere ostacoli, confutare pregiudizi, operando con azioni concrete, contrastando con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, che sono crimini gravissimi da sanzionare con il massimo di severità".
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"Misoginia è all'origine di tutte le discriminazioni"
Nel suo discorso il Capo dello Stato ha spiegato di essere stato "molto colpito" dal testo della prima canzone suonata da Eleonora Bordonaro e dal suo gruppo musicale. "È una summa canzonatoria, come si diceva, di tutti gli stereotipi sulle donne. Ma - ha aggiunto - può rappresentare, altresì, un'analisi profonda delle cause della misoginia, che è poi all'origine di tutte le discriminazioni che, nei secoli fino a oggi, si sono manifestate, a ogni latitudine, contro le donne. Nessun Paese ne è stato immune, nessuna epoca storica". Secondo Mattarella "stereotipi e pregiudizi" sono "determinati tutti da un unico elemento: la paura nei confronti della donna, del suo essere differente nel corpo e nella sensibilità, della sua intelligenza, della sua voce, della sua indipendenza. Fin da alcuni miti antichi - ha sottolineato - la donna è stata sovente e incredibilmente vista come elemento di allarme, di ostacolo all'immobilismo di valori tramandati".
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Italia farà di tutto per donne afgane e iraniane
"Ringrazio chi ha contribuito a rendere questo 8 marzo incisivo e partecipato - ha detto il presidente -. Le nostre ospiti straniere, innanzitutto: Pegah Tashakkori e Frozan Nawabi. Desidero dir loro che l'Italia che le ha accolte condivide e incoraggia il loro impegno. E che farà di tutto, nelle sedi internazionali, per sostenere le donne che esigono qualità di vita e libertà". Mattarella ha parlato della loro lotta affermando che si tratta di "una lotta, la vostra, che è iniziata in Iran e in Afghanistan per la libertà e il diritto delle donne alla eguaglianza. Ma che, come spesso accade, la generosità e la lungimiranza delle donne ne amplia il significato che diventa resistenza, protesta e appello per l'affermazione dei diritti e delle libertà di tutti, senza distinzioni".
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"Donne preziose costruttrici di pace"
"Va detto no alla sopraffazione, ai conflitti, all'odio, alla violenza - ha detto il presidente Mattarella -. Occorre promuovere e lavorare per affermare il diritto internazionale, il multilateralismo, la collaborazione, il dialogo". Anche su questo fronte "le donne sono preziose e determinate costruttrici di pace, di tolleranza, di amicizia, di equilibrio e di libertà. C'è un forte legame tra la libertà della donna e la speranza. Buon 8 marzo a tutte le donne, in Italia e nel mondo".