Inchiesta Covid, Conte: “Fontana non chiese la zona rossa. A marzo chiudemmo l’Italia”

Cronaca
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Nel giugno 2020 sia l’allora presidente del Consiglio che Speranza hanno detto ai pm di non aver ricevuto alcuna richiesta dalla Regione Lombardia di istituire la zona rossa in Val Seriana, al contrario di quello che ha sostenuto il governatore. Agli atti anche una mail del 15 aprile 2020 inviata da Benedetta Allegranzi, all'epoca responsabile per il controllo infezioni dell'Oms, a Silvio Brusaferro: "L'Italia è il Paese con più bassa capacità di 'detection': avete trovato solo il 10% dei casi reali"

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"Con Regione Lombardia non ho avuto interlocuzioni dirette in materia di 'zona rossa' per Nembro e Alzano. Le mie interlocuzioni sono state solo con il Presidente Fontana ed escludo che mi sia stata chiesta l'istituzione di una zona rossa per Nembro e Alzano". Così, nel giugno 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte rispondeva ai pm di Bergamo, sentito come persona informata sui fatti nell'indagine sulla gestione della prima ondata di Covid in Val Seriana. È quanto emerge dal verbale agli atti dell’inchiesta, che riporta come Conte spiegò che da Fontana non erano mai arrivate "richieste formali o informali" sulla zona rossa e parlò della mail che il governatore gli inviò il 28 febbraio 2020 chiedendo il "mantenimento" delle "misure" già "adottate". Ma fra i dettagli emersi oggi ci sono anche quelli della testimonianza proprio di Fontana, che il 29 maggio 2020 descrisse ai pm di Bergamo uno scenario opposto a quello raccontato da Conte: "Noi credevamo nella realizzazione della zona rossa; che poi sarebbe stata utile non so dire, però a Codogno aveva funzionato. La nostra proposta è stata quella di istituire la zona rossa", c’era "stata una direttiva dell'8 marzo 2020 del Ministro Lamorgese indirizzata ai Prefetti che prevedeva che l'istituzione della zona rossa era competenza esclusiva del Governo" (COVID: GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE).

Conte: “Mai avuto in mano bozza su zona rossa”

"Il fatto che il 5 marzo 2020 la bozza fosse già sottoscritta dal Ministro Speranza mi è stato riferito successivamente, credo dai miei collaboratori. Il documento firmato non è mai stato nelle mie mani", ha spiegato Conte il 12 giugno 2020 ai pm di Bergamo rispondendo a una domanda sul decreto per istituire la zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo di cui Speranza lo aveva informato. Il provvedimento fu firmato solo dall'allora ministro e non entrò in vigore. L'allora presidente del Consiglio, come si legge nel verbale agli atti dell'indagine, quasi tre anni fa, alla domanda su quando fosse venuto a conoscenza della diffusione del Covid in Val Seriana e a Nembro ed Alzano, ha risposto: "Al termine del Consiglio dei Ministri del 5.3.2020, mi è stato riferito dal segretario generale di Palazzo Chigi che era pervenuta una mail (...) con allegata la bozza di DPCM, una proposta di istituzione di zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro. Non ricordo esattamente le modalità e i dettagli, ma sicuramente c'è stato un confronto con il ministro Speranza e il dott. Chieppa, Segretario generale". "Rammento che erano momenti concitati - ha proseguito Conte - sia per la situazione emergenziale che stavamo vivendo, sia perché al termine del Cdm è usuale che i ministri chiedano uno scambio di opinioni con il presidente". E ancora: "Abbiamo convenuto con il Ministro Speranza di chiedere agli esperti un approfondimento sulle ragioni di questa proposta, alla luce del quadro epidemiologico di quei giorni che evidenziava un contagio ormai diffuso, in varie aree della Lombardia".

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Conte: “Vo’ e il Lodigiano erano focolai circoscritti”

Conte ha poi chiarito che le zone rosse del Lodigiano "e di Vo'" erano state decise prima, il 23 febbraio, in un contesto "differente" rispetto a quello del 5 marzo, perché erano "i primi focolai ben circoscritti in quelle località". E che si sono poste "diverse e complesse questioni giuridiche, costituzionali e logistiche". L'approfondimento su Alzano e Nembro, ha aggiunto, "fu richiesto dal Ministro Speranza" e la sera stessa del 5 marzo Speranza, ha detto Conte, "mi girò via WhatsApp la nota del prof. Brusaferro". Speranza, ha proseguito Conte, "firmò quella bozza" perché "mi anticipò che il giorno dopo avrebbe partecipato, a Bruxelles, a un incontro istituzionale (...) e quindi si convenì che per non ritardare il nostro intervento era bene che lui firmasse già la bozza". E ciò "nel caso in cui all'esito di questi approfondimenti, la decisione fosse stata confermata".

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Conte: “Il 6 marzo soluzione più rigorosa di zona rossa”

A quel punto, dice Conte, "di fronte" agli approfondimenti del Cts "e alla luce degli ultimi dati, emerse l'orientamento degli esperti di una soluzione ancora più rigorosa e complessiva, non limitata ai solo due comuni della Val Seriana", ma a tutta Italia. Conte ha raccontato che la mattina del 6 marzo 2020 andò negli uffici della Protezione Civile dove si svolse "una ampio confronto" sui dati epidemiologici "della Val Seriana e degli altri territori lombardi e non solo". Poi, rispondendo a una domanda dei pm di Bergamo che gli chiedevano se sapesse che "nei giorni precedenti al 5 marzo 2020" c'era stato o meno "un dispiegamento di forze dell'ordine nei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo", Conte risponde: "L'ho saputo dopo, credo dalla stampa. Ho chiesto informazioni, se non erro alla Ministra Lamorgese, e mi è stato detto che, in via preventiva, avevano predisposto una ricognizione. Non credo fosse stato disposto dalla Ministra Lamorgese e in ogni caso non mi sono informato sui dettagli".

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Speranza: “La Lombardia non chiese la zona rossa”

Agli atti dell’indagine c’è anche il verbale dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza che, nel giugno 2020, ha riferito che non ci fu "alcuna richiesta formale" dalla Regione Lombardia su una zona rossa in Val Seriana. E ha aggiunto: "Non si riteneva più possibile contenere la diffusione del virus in aree circoscritte. C'era invece bisogno di misure rigorose che però avrebbero dovuto riguardare un'area molto più vasta". Speranza ha anche detto che della questione dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro, "sollevata nel verbale del Cts del 3.3.2020, ne avevo già parlato con il Presidente Conte" il giorno dopo. Inoltre alla domanda, posta in riferimento al verbale della riunione del Cts del 26.2.2020, se fosse a conoscenza di quali altre aree della Regione Lombardia fosse opportuno "delimitare, ai fini della quarantena" l'ex ministro ha risposto "no, non so a quali ulteriori aree si faccia riferimento in quel verbale; io di regola non assisto alle riunioni del Cts e non ho partecipato, quindi, nemmeno a quella del 26.2.2020". "Nessuno del Cts mi ha riferito di quali fossero le ulteriori aree della Regione Lombardia cui si fa riferimento in quel verbale - ha aggiunto - Né chiesi informazioni sul punto posto che comunque il Cts, in quel verbale del 26.2.2020, aveva unanimemente valutato come non necessarie ulteriori zone rosse".

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I messaggi fra Speranza e Brusaferro sulle mascherine

Fra le carte dell'inchiesta di Bergamo spuntano anche alcune chat tra Speranza e i suoi tecnici. "Ti sto per mandare le nuove indicazioni sulle mascherine (...). Dobbiamo dopo il tuo ok uscire rapidamente perché i sindacati dei medici sono sul piede di guerra", scrive Brusaferro al ministro della Salute il 28 marzo del 2020. Speranza si raccomanda: "Facciamoci sempre guidare da evidenze scientifiche". "Sì - risponde Brusaferro - questo è lo stile e il contenuto ma i sindacati potrebbero dire mascherine ffp2 a tutti". Speranza taglia corto: "Ma decide l'Oms, non i sindacati". "Sono terrorizzato da questa cosa delle mascherine", scrive Speranza a Brusaferro il 13 marzo 2020, commentando una foto di una mascherina estremamente semplice nella struttura: un rettangolo di tessuto con dei tagli dove infilare le orecchie, ribattezzate ironicamente "mascherine swiffer". È Speranza a inviare la foto con l'intento evidentemente di chiedere lumi sulla loro efficacia, in un contesto in cui i dpi scarseggiavano. Brusaferro gli risponde inoltrandogli alcuni messaggi ricevuti dai suoi tecnici: "La valutazione di sicurezza biologica ha dato esito favorevole. Stiamo aspettando l'esito delle prove di efficacia filtrante". "Un problema - aggiunge il presidente dell'Iss - potrebbe essere la vestibilità, vista la forma". "Di queste - dice Speranza - ne possiamo avere 1 milione al giorno. Senza saremmo in grandissima difficoltà. Mi dicevano che il test fatto in California aveva dato esito positivo. Con certificato". "Sì - risponde Brusaferro - come hai visto la sicurezza biologica è positiva mentre aspettano le prove di efficacia filtrante". "Sono terrorizzato da questa cosa delle mascherine" dice il ministro. "Che io sappia - lo rassicura Brusaferro - hanno fatto autocertificazione in attesa di certificazione definitiva che è in corso in Usa. Lo faranno in pochissimo tempo". "A me avevano detto Usa ok" chiude il ministro.

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Esperta Oms scrisse: “Italia trova solo 10% casi reali”

Fra i documenti dell'inchiesta della Procura di Bergamo è anche una mail del 15 aprile 2020, inviata da Benedetta Allegranzi, all'epoca responsabile per il controllo infezioni dell'Oms, a Silvio Brusaferro, direttore dell'Istituto superiore di sanità. "L'Italia è il Paese con più bassa capacità di 'detection': avete trovato solo il 10% dei casi reali", scriveva Allegranzi. L'Italia, riassume la Gdf, "secondo Benedetta Allegranzi, di Oms, ha mostrato gravi carenze nell'individuazione dei casi reali". Il 2 marzo 2020, tra l'altro, si legge ancora in una relazione delle Fiamme Gialle, "nel corso di una riunione del Cts presso la sede della Protezione Civile, con la presenza del Presidente del Consiglio Conte, la vice capo di Gabinetto Tiziana Coccoluto ha imposto a Brusaferro di non riferire al premier che vi erano dei ritardi nella ricezione dei dati sul contagio". Inoltre, si legge ancora nell'informativa, "il Ministro Speranza ha, più volte, influenzato le scelte del Cts per mezzo di Brusaferro, come si rileva dalla chat fra loro due".

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