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La studentessa di Padova Emma Ruzzon e i suicidi: "Troppe pressioni"

Cronaca
Foto Facebook - Università degli Studi di Padova

"Non si può morire di università", ha dichiarato la 23enne al Corriere della Sera, dopo che lunedì durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università della città veneta aveva denunciato il disagio vissuto da alcuni studenti

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Si chiama Emma Ruzzon, ha 23 anni e frequenta Lettere Moderne all'Università di Padova, oltre a essere la presidente del consiglio degli studenti. La giovane è salita alle cronache recentemente dopo il suo intervento durante l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Padova, dove ha parlato del tema dei casi di suicidi di colleghi, e delle pressioni subite da istituzioni e famiglie.

"Non si può morire di università"

Lunedì, prima del suo discorso durante l'inaugurazione dell'anno accademico numero 801 dell'Università di Padova, Emma Ruzzon ha posto accanto al leggio una corona di alloro, in memoria di chi, per i problemi legati all'università, si è tolto la vita. "Non si può morire di università - ha dichiarato la giovane al Corriere della Sera -, troppi studenti sono stati vittime della pressione e della narrazione tossica di un'università in cui è esaltata la retorica di un'eccellenza irragiungibile, di uno standard surreale. Facciamo parte di una generazione cresciuta con la crisi economica e con il Covid e che ha paura del futuro, perché saremo la prima ad avere una condizione peggiore di quella che ci ha preceduto: un aiuto è necessario".

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"Serve un cambio di passo culturale"

Questione di pressione, di uno stress che i giovani hanno accumulato in questo delicato periodo storico. "Non c'è un fattore maggiore rispetto a un altro, la pressione arriva da più parti. Anche dalle nostre famiglie, ad esempio, ma solo perché forse i nostri genitori hanno paura per noi avendo vissuto importanti periodi di crisi e quindi sperano in un futuro migliore. Ci sono poi le pressioni che arrivano dalla società, ma anche quelle di una classe politica che vediamo poco dalla parte della nostra generazione". Poi un pensiero anche sull'università: "Non ultima la pressione che arriva dai professori: la classe docente deve capire che siamo persone, non un semplice numero di matricola, tanto che le umiliazioni durante gli esami sono all'ordine del giorno. Serve un cambio di passo culturale".  

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"Garantire il diritto allo studio"

Ancora Emma Ruzzon al Corriere della Sera: "Come si può aver fiducia negli atenei, nelle Regioni e nello Stato se non ci viene garantito un diritto costituzionale come quello dello studio? E poi ci vengono a parlare di meritocrazia. Serve inoltre un vero e proprio ragionamento sul benessere psicologico, che è ancora in fase embrionale se si pensa che non tutte le università posseggono uno sportello di assistenza e ascolto, e anche dove è presente è sotto-finanziato e di conseguenza mal funzionante, con attese di mesi per un colloquio quando invece le nostre emergenze non hanno tutto quel tempo".

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