Truffa Bonus Cultura, 18enni reclutati via social: cosa è successo
La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito 16 misure cautelari. La banda contattava i giovani e li convinceva a “cedere” il loro bonus in cambio di ricariche Postepay di circa il 30% del valore. Il resto del bonus veniva diviso tra gli ideatori e i procacciatori. La banda ha monetizzato 3.300 voucher, causando 1 milione e 650mila euro di danni al Ministero della Cultura
Una truffa per oltre un milione e mezzo di euro al Ministero della Cultura che ha visto coinvolti 16 adulti e 3.300 18enni per monetizzare illecitamente i loro "Bonus Cultura 18App" da 500 euro. I giovani venivano reclutati su Instagram dietro compenso
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A scoprire la truffa è stata la Guardia di Finanza di Napoli che, con la sostituta procuratrice Mariella Di Mauro della Procura partenopea, ha chiesto e ottenuto dal gip Antonio Baldassarre l'emissione di 16 misure cautelari
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La Finanza ha eseguito un arresto in carcere, 11 ai domiciliari, 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un obbligo di dimora. Notificato agli indagati anche un sequestro da un milione e mezzo di euro, pari al danno arrecato
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I reati contestati sono associazione per delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche
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Al centro dell'indagine una coppia di Napoli, un commerciante all'ingrosso di computer e sua moglie. Si servivano di 14 procacciatori per reclutare i giovani appena maggiorenni sui social convincendoli a “cedere” il bonus
Invece di spendere il bonus per finalità culturali, i giovani ricevevano in cambio ricariche Postepay, dal valore di circa 30% dell’agevolazione, più o meno 150 euro. A chi "presentava" un amico spettavano anche 50 euro in più
I Bonus cultura consentono di acquistare biglietti per cinema, musica, concerti, eventi culturali, libri, musei, visite a monumenti e parchi archeologici, teatro e danza, prodotti dell'editoria, corsi di musica, teatro e lingua straniera, abbonamenti a quotidiani
La banda di truffatori, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, simulava soltanto l'acquisto dei beni inclusi nel beneficio, con l'emissione di fatture false. Il denaro veniva incassato dal commerciante che ne restituiva il solo 70%, da suddividere tra i procacciatori e i giovani
In questo modo, la banda è riuscita a monetizzare 3.300 voucher, causando 1 milione e 650 mila euro di danni al Ministero della Cultura
Dall'indagine è anche emerso che alcuni reclutatori sono riusciti a intascare fino a 300mila euro. Per eludere la lente di ingrandimento degli investigatori, hanno iniziato a spalmare le provvigioni anche su conti correnti di amici e parenti
Le indagini, scattate su segnalazione del Ministero, proseguono con l'obiettivo di identificare i 3.300 ragazzi che si sono prestati alla truffa