
Covid, torna lo smart working? Sale il pressing: ecco chi è pro e chi è contro
Il governo potrebbe decidere su una forma di ritorno al lavoro agile per il settore privato, ma per quanto riguarda la Pubblica amministrazione il ministro Renato Brunetta respinge al mittente la richiesta dei sindacati e del M5S: "La normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità”. Con lui si schierano Forza Italia e Italia viva, mentre i pentastellati e il Pd sottolineano l’importanza dello smart working per frenare la risalita dei contagi

Il tema dello smart working torna ad alimentare il dibattito politico, alla luce sia dell’aumento dei casi Covid sia della decisione del governo di non posticipare l’apertura delle scuole permettendo così ai genitori di poter andare a lavorare
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Secondo La Repubblica, il governo potrebbe decidere - nel Consiglio dei ministri di domani 5 gennaio - per un ritorno allo smart working d’emergenza per le imprese nel settore privato. Diversa è la situazione per la Pubblica amministrazione: i sindacati spingono per un maggior ricorso al lavoro agile, il ministro della Pa Renato Brunetta (nella foto) respinge al mittente la richiesta. E anzi, ribatte: "Chi invoca lo smart working generalizzato nella Pa non si accontenta del lavoro agile regolato ma chiede il ritorno alla situazione del lockdown di marzo 2020"
Lavoro, le regole dello smart working nel settore privato
"La normativa e le regole attuali - afferma in una nota ufficiale il Dipartimento della Funzione Pubblica - già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato". "La linea fin qui seguita dal Governo - prosegue la nota - grazie alle vaccinazioni, al Green pass e al Super Green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria"
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"Le amministrazioni pubbliche sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga", evidenzia la nota. "La maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell'ordine) sono soggetti all'obbligo di vaccino e, in larghissima maggioranza, sono tenuti alla presenza"

"Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni e dell'esigua minoranza di dipendenti pubblici che potrebbe realmente lavorare da casa - conclude la nota - risulta, dunque, incomprensibile l'invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego. Un 'tutti a casa' come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale"

Una replica che divide la politica e accende la polemica fra Forza Italia, schierata al fianco del ministro, e il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte (nella foto). Secondo l'ex premier "condizione preliminare perché si possano prendere in considerazioni ulteriori restrizioni è che si introduca subito il ricorso allo smart working". Per Conte "è inaccettabile che l'Europa faccia massiccio ricorso a questa misura, e proprio noi che siamo stati i capofila l'abbiamo dismessa in questa fase della pandemia"

"Siamo francamente sgomenti di fronte alla replica del ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, rivolta a chi, come il M5S e alcuni sindacati, richiede da settimane di aumentare il ricorso allo smart working nel settore pubblico", dichiarano invece in una nota le deputate e i deputati M5S della Commissione Affari Costituzionali

"Come abbiamo ricordato a più riprese - aggiungono - lo smart working ha già ampiamente dimostrato di saper coniugare la tutela della salute collettiva con la continuità nell'erogazione dei servizi pubblici. Siamo soddisfatti, peraltro, che ora anche sindacati e altri partiti ci abbiano seguito sulla stessa linea. È stato lo stesso Brunetta a sostenere di recente che basterebbe una sua circolare per ottenere il risultato. Lo invitiamo dunque ad agire tempestivamente, senza condizionamenti legati a preclusioni ideologiche"

"Sbaglia il ministro Brunetta nel ridurre all'osso oggi il ricorso al lavoro agile, nel suo ruolo ha il dovere di comprendere e valorizzare al meglio le enormi potenzialità del digitale, grazie al quale sta cambiando il modo di lavorare di tutti noi. E da questo indirizzo non si torna indietro", affermano in una nota anche i senatori del M5s nella commissione Affari Costituzionali Vincenzo Garruti, Maria Laura Mantovani, Gianluca Perilli, Vincenzo Santangelo e Danilo Toninelli

"Le inefficienze, i comportamenti scorretti di chi approfitta dello smart working per sottrarsi ai propri doveri non devono essere un alibi, è compito del Dipartimento della Funzione Pubblica e dei dirigenti degli uffici far funzionare i piani di organizzazione del lavoro, a partire dai POLA - aggiungono - Siamo nel pieno di una quarta ondata che, per quanto sia meno allarmante dal punto di vista sanitario, non può essere sottovalutata”

Anche la ministra per le Politiche giovanili (ed ex ministra della Pa nel Conte bis) Fabiana Dadone (nella foto) non è d’accordo con Brunetta: "In Italia siamo stati i capofila del ricorso al lavoro agile per i lavoratori, sia pubblici che privati, e ora diciamo no proprio mentre in tutta Europa vi fanno ricorso?", dice a Il Fatto Quotidiano

Per la ministra "l'impennata dei contagi impone di tornare ad adoperarlo", e sottolinea che per farlo occorre l'input del ministero della Pa. "Serve una circolare, e non si può più aspettare: bisogna decongestionare il flusso delle persone in movimento", dice Dadone. L'obiettivo è "contenere gli spostamenti dei lavoratori"

Già a fine dicembre anche Francesco Boccia (nella foto), ex ministro per gli Affari regionali e responsabile Regioni e Enti locali del Pd, osservava: "È legittima la richiesta della FLP (Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche) sul ripristino dello smart working emergenziale anche nella Pubblica amministrazione. Il lavoro agile nei servizi, e a maggior ragione nella Pa, è un'opportunità non un limite. In emergenza sanitaria poi dovrebbe essere un obbligo e non una concessione, come appare in questa fase”

Forza Italia invece fa scudo intorno al ministro Brunetta, con - fra gli altri - il deputato Luigi Casciello che attacca: "Lascia sinceramente senza parole la strumentalizzazione dell'aumento dei contagi da parte del M5S e di alcune sigle sindacali per attaccare il ministro per la Pa e spingere il governo verso un ritorno di massa allo smart working nella Pa. Si finge di ignorare che tutta la materia del lavoro agile è già stata regolata nelle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali)"

Anche Michaela Biancofiore (nella foto), parlamentare CI, dice: “Pur riconoscendo l'aiuto che il lavoro agile ha offerto nel momento più pesante della pandemia, pretendere che tutto il pubblico impiego ritorni in smart working è demagogico e rischia di essere la pietra tombale sull'art. 1 della Costituzione: l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Grazie alla campagna vaccinale la tenuta degli ospedali è stabile e la ripresa economica richiede la necessità della Pa di lavorare al fianco delle imprese e in presenza il più possibile”

Sulla stessa linea Italia viva: "La richiesta al ministro Brunetta da parte di M5S per un ritorno generalizzato allo smart working all'interno della Pa è sbagliata, non tiene conto del fatto che le regole attuali funzionano e sarebbe un errore modificarle - dice la deputata Silvia Fregolent (nella foto) - Le possibilità di ricorrere allo smart working esistono già e grazie al bilanciamento tra lavoro in presenza e attività a distanza hanno dimostrato di poter garantire da un lato la sicurezza dei dipendenti, dall'altro il funzionamento della macchina pubblica”