
Rapporto Censis: con Covid aumenta povertà. 5,8% degli italiani convinto Terra sia piatta
L’ultimo rapporto dell’Istituto evidenzia che nel 2020 erano due milioni le famiglie in difficoltà e che l’irrazionalità ha infiltrato il tessuto sociale. Ancora poche le donne che lavorano, mentre tra i giovani cresce il senso di disorientamento e disagio esistenziale

Il 55° rapporto Censis restituisce una figura dell’Italia indebolita, dove è boom di poveri, cala l’occupazione femminile e sono sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale tra i più giovani. Una realtà dove non sempre si riescono a raggiungere le proprie aspettative e, anche per questo, si tende a credere più facilmente a teorie infondate, antiscientifiche e complottiste. Oggi, per esempio, il 5,8% degli italiani è convinto che la terra sia piatta. Il 10% che l’uomo non sia mai andato sulla Luna
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Secondo il report, nel 2020 vivevano in povertà assoluta due milioni di famiglie: il 104.8% in più rispetto al 2010, quando i nuclei più in difficoltà erano 980.000. Il cambiamento si è sentito soprattutto al Nord dove si è registrato un incremento del 131,4% e dove vivono il 65% delle famiglie povere. Un altro 14% risiede al Centro e il restante al Sud
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Il Censis nota che, in generale, si è indebolita la capacità degli italiani di formare nuova ricchezza. “Complessivamente, è pari a 9.939 miliardi di euro mentre il patrimonio in beni reali ammonta a 6.100 miliardi. Nell'ultimo decennio il conto patrimoniale degli italiani si è però ridotto del 5,3% in termini reali, come esito della caduta del valore dei beni reali (-17,0%), non compensata dalla crescita delle attività finanziarie (+16,2%)”
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Con la pandemia gli italiani sono così diventati più vulnerabili e pessimisti. Il 40,3% si sente insicuro pensando alla salute e ad un’eventuale necessità di ricorrere a prestazioni sanitarie, e solo il 15,6% pensa che la situazione economica sarà migliore dopo l’emergenza. Per la maggioranza (il 56,4%) resterà uguale e per il 28,4% peggiorerà
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La paura, scrive il Censis, è quella “di non essere in grado di alimentare la ripresa, di inciampare in vecchi ostacoli mai rimossi o in altri che si parano innanzi all'improvviso, tanto più insidiosi quanto più la nostra rincorsa si dimostrerà veloce. A cominciare dal rischio di una fiammata inflazionistica"

Altro dato che emerge dal report è il calo dell’occupazione femminile. Nel 2019 le donne occupate erano 9.869.000. Nel 2020 il numero è sceso a 9.516.000 per poi calare ulteriormente a 9.448.000 quest’anno (il numero è aggiornato a giugno). Secondo il Censis oggi l’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi europei per attività femminile (la percentuale di donne in età lavorativa disponibili a lavorare) con un tasso fermo al 54,6% contro il 72.9% degli uomini
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Le donne non lavorano solo meno. Guadagnano anche una media di 28 euro in meno rispetto ai loro colleghi, in base a un’analisi effettuata sulle retribuzioni degli oltre 15 milioni di lavoratori pubblici presenti negli archivi Inps. “La retribuzione per una donna è inferiore del 18% rispetto alla media, mentre quella di un uomo è del 12% superiore”, scrive il Censis
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Critica anche la situazione dei giovani. L'81% dei 572 dirigenti scolastici di scuola secondaria di secondo grado intervistati segnala che tra gli studenti sono sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale. L’ultima rilevazione Invalsi segnala inoltre un peggioramento della performance

L’Italia è inoltre il Paese europeo col tasso più alto di Neet, ovvero di giovani che non studiano e non lavorano. “Nel 2020 erano 2,7 milioni, pari al 29,3% del totale della classe di età 20-34 anni. Il 5,1% in più rispetto all'anno precedente”, scrive il Censis. “Nel Mezzogiorno sono il 42,5%, quasi il doppio dei coetanei che vivono nelle regioni del Centro o nel Nord, dove sono rispettivamente il 24,9 e il 19.9%"

Secondo il Censis, l'83,8% degli italiani ritiene che l'impegno e i risultati conseguiti negli studi non mettono più al riparo i giovani dal rischio di dover restare disoccupati a lungo. L'80,8% non riconosce una correlazione diretta tra l'impegno nella formazione e la garanzia di avere un lavoro stabile e adeguatamente remunerato, e il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi per laurearsi, conseguire master e specializzazioni, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento.

L'82,3% degli italiani pensa di meritare di più nel lavoro e il 65,2% nella propria vita in generale. Secondo il Censis, l’impossibilità di raggiungere le proprie aspettative è uno degli aspetti che alimenta una “fuga” nell’irrazionale. “Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste”, scrive il Censis osservando che il 5,9% degli italiani è convinto che il Covid non esiste mentre per il 10,9% il vaccino è inutile

Le false credenze non si fermano alla pandemia. Nel rapporto si legge che il 5,8% degli italiani è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l'uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone". Più di un terzo è inoltre certo che esista un pericolo di sostituzione etnica