
Smart working, graduale ritorno in ufficio: cosa cambierebbe con la proposta di Brunetta
Il ministro della Pubblica Amministrazione mira a ridurre al 15% l’attività da casa. Con la riduzione del lavoro da remoto tornerebbero in ufficio circa 700mila dipendenti pubblici

Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha proposto il graduale rientro in presenza dei dipendenti della PA. L’obiettivo è ridurre al 15% l’attività di lavoro da remoto, ma il tema dello smart working riguarda un alto numero di lavoratori
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In base alle analisi elaborate dalla Fondazione Studi Consulenti del lavoro, riportate dal Corriere della Sera, sulla base dei dati forniti dalla Ragioneria dello Stato e da Formez nel Rapporto di monitoraggio sull’attuazione del lavoro agile nelle PA, a marzo 2020 il 56,6% dei dipendenti pubblici era in smart working, 1,8 milioni su 3,2 milioni totali
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A settembre 2020, invece, già una buona parte dei dipendenti statali era tornata in ufficio e in smart working c’erano il 46,2% dei lavoratori pubblici, circa 1,5 milioni di persone
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Dai dati più recenti, relativi a maggio 2021, i dipendenti pubblici in smart working sono il 37,5% pari a un totale di 1,2 milioni di lavoratori. Se dal 37,5% si dovesse passare al 15%, i lavoratori del settore pubblico in smart working sarebbero solo 500mila, mentre circa 700 mila persone tornerebbero in ufficio

Il ricorso al lavoro da casa, durante la pandemia e nel post emergenza, ha interessato gran parte dei settori, in alcuni casi con percentuali ben oltre il 50%. In ministeri, agenzie fiscali, università e scuola, risultavano in smart working il 71,1% del personale delle PA centrali e il 69,4% degli insegnanti e accademici

Nelle amministrazioni locali, invece, la quota è stata nettamente più bassa, tra il 46,5% del primo lockdown e il 30,9% di settembre 2020. A ricorrere solo a una minima parte in lavoro da remoto è stato il comparto sanitario con l’8,3% dei dipendenti pubblici che svolgeva la propria attività da casa

Secondo Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del lavoro, sempre da quanto riporta il Corriere della Sera, lo smart working sperimentato durante l’emergenza sanitaria dovrebbe essere ora migliorato per diventare una modalità di lavoro alternativa

“Certamente è necessario un intervento normativo - ha detto De Luca - che meglio regolamenti i diversi diritti e i doveri di entrambe le parti del rapporto, come possono essere il diritto alla disconnessione, la reperibilità ovvero il controllo da remoto”

Intanto il Governo sta lavorando sull’estensione del “green pass” ad altri settori lavorativi, tra i quali quello degli statali. Il rientro dallo smart working di una parte dei dipendenti pubblici potrebbe però anche essere oggetto di un dpcm separato dal decreto sull'estensione della certificazione verde

Per il ministro Brunetta, la ripresa del lavoro in presenza potrebbe portare anche a un rafforzamento del Pil e il ritorno in ufficio dovrà avvenire per smaltire la montagna di arretrati, già normalmente esistenti nella pubblica amministrazione e ulteriormente accumulati in questi mesi