West Nile, quarta vittima del 2025 è in Campania: uomo di 80 anni morto a Caserta

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L'uomo, originario di Maddaloni (frazione Montedecore), era ricoverato da venerdì all'ospedale di Caserta al reparto di medicina d'urgenza. Il paziente era affetto da gravi patologie pregresse. All'ospedale Sant'Anna e San Sebastiano è ricoverato per la stessa tipologia di infezione anche un altro anziano, sempre di Maddaloni

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E' un anziano di 80 anni la prima vittima in Campania (la quarta in Italia nel 2025) dell'infezione da West Nile. L'uomo, originario di Maddaloni (frazione Montedecore), era ricoverato da venerdì all'ospedale di Caserta al reparto di medicina d'urgenza. Il paziente era affetto da gravi patologie pregresse. "La situazione - sottolinea il sindaco, rivolgendosi ai cittadini - è sotto controllo e non ricorrono gli estremi per dar luogo a comportamenti improntati ad un allarme generalizzato ed ingiustificato. Continueremo a monitorare la situazione, aggiornandovi sugli sviluppi del caso. Riteniamo, tuttavia, che l'assunzione di normali comportamenti di prevenzione generale possa essere sufficiente ad evitare il ripetersi di situazione di infezione, così come riferito dalle autorità sanitarie". 

Il bilancio delle vittime

Salgono dunque a quattro, dall'inizio dell'anno, le vittime per il virus West Nile in Italia. Dopo un decesso in Piemonte nei mesi scorsi e la morte di una donna di 82 anni a Latina lo scorso 20 luglio, oggi altri due decessi si sono registrati nel Lazio e in Campania. Nel Lazio è morto un uomo di di 77 anni ricoverato all'Istituto Spallanzani di Roma: era affetto da patologie croniche e aveva subito un trapianto cardiaco. Aveva soggiornato nell'ultimo periodo a Baia Domizia, in provincia di Caserta, dove sono stati confermati nei giorni scorsi altri casi dell'infezione. L'altro paziente morto è, appunto, un uomo 80enne originario di Maddaloni: era ricoverato all'ospedale di Caserta ed era affetto da gravi patologie pregresse. Nello stesso ospedale è ricoverato per West Nile anche un altro anziano, sempre di Maddaloni. 

La situazione nel Lazio

Allerta alta nella Regione Lazio dunque, dove oggi si sono registrati 16 nuovi casi di positività al virus, di cui 4 con sindrome neurologica e 12 con febbre. Con questi ultimi accertamenti, rileva il bollettino della Regione, "salgono a 44 le conferme diagnostiche di positività di infezione da West Nile Virus nel 2025, registrate in provincia di Latina (41 casi totali, inclusa la paziente deceduta la scorsa settimana presso l'ospedale di Fondi) e in provincia di Roma (2 casi) e 1 fuori Regione con probabile esposizione in provincia di Caserta". Al momento, 2 pazienti si trovano ricoverati in terapia intensiva. La Regione ha disposto, tra le misure precauzionali, l'estensione dell'esecuzione del test per il virus a tutti i donatori di sangue ed ha esteso le prescrizioni di contenimento del virus anche all'Asl  Roma 6, ovvero ai territori dei Castelli romani e nel tratto del litorale sud. Nonostante le rassicurazioni, commenta tuttavia Alessio D'Amato, capogruppo di Azione al Consiglio regionale del Lazio, "si continua a morire per le complicanze da West Nile. La situazione non è governata e non è noto il piano di disinfestazione, le attività di coordinamento e monitoraggio procedono molto lentamente. La situazione sembra sottovalutata".

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Da un punto di vista numerico, ha precisato l'Istituto superiore di sanità, "l'andamento epidemiologico è in linea con quello degli anni precedenti". Ministero e Regioni hanno messo a punto un sistema di sorveglianza che prevede varie misure, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni di sangue. Nell'80% dei casi l'infezione è asintomatica. La malattia non si trasmette da persona a persona ma è veicolata dalle zanzare culex."Pur evitando allarmismi generalizzati, è importante continuare a monitorare l'andamento dei focolai e attenzionare le aree contigue (come le regioni stanno già facendo), rilevando prontamente i casi umani oltre ad eventuali nuove positività in animali sentinella, serbatoi di infezione e vettori sul territorio nazionale". Lo scrive su Facebook Gianni Rezza, già capo dipartimento prevenzione del ministero della Salute e oggi professore di Igiene all'università Vita-Salute San Raffaele. 

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