Virus West Nile, quanto è diffuso in Italia? I numeri del 2025 e degli ultimi anni

Il decesso di una donna di 82 anni residente in provincia di Latina ha riportato l’attenzione sul West Nile, un virus ospitato da uccelli selvatici e zanzare che, a loro volta, sono il principale veicolo di infezione per l’uomo. La donna era uno dei 5 casi di infezione registrati nel 2025 e documentati nel primo bollettino dell’anno dell’Istituto Superiore di Sanità dedicato al virus e alla relativa malattia, pubblicato lo scorso 17 luglio. Da allora sono state segnalate altre infezioni nel nostro Paese. Ma quanto è diffuso il West Nile in Italia? Per capirlo bisogna guardare ai dati rilasciati dall’Iss, che ogni anno nei mesi estivi emette dei rapporti settimanali in merito. Questo per dire che non è certo la prima volta che il virus colpisce lo Stivale, anche se l’andamento nell’ultimo decennio o poco più è stato parecchio oscillante. Nella maggior parte delle annate i casi registrati non hanno raggiunto le 100 unità, ma nel 2018 e nel 2022 sono stati più di 500. Nel 2023, invece, hanno superato quota 300 e nel 2024 sono andati oltre i 400. Se non visualizzi il grafico clicca qui Insomma, pur con alti e bassi, il West Nile è tutt’altro che un ospite inatteso dalle nostre parti. Si può anzi dire che sia ormai una presenza assidua non appena arriva il caldo e, con esso, le zanzare che lo diffondono. “Nel 2025, osserviamo una situazione stabile con numeri relativamente bassi rispetto agli anni precedenti, un trend che si distacca dai picchi storici”, spiega Francesco Branda, Ricercatore dell’Unità di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare, Università Campus Bio-Medico di Roma. ”Ad esempio, rispetto al 2022, quando si registrarono 43 casi nello stesso periodo, o al 2024 con 25 casi, il numero di contagi quest'anno è decisamente contenuto. Confrontando anche gli anni precedenti, come il 2018 e il 2019, quando i numeri erano molto più bassi , possiamo notare un incremento dell'incidenza, indicando una maggiore circolazione del virus o possibili cambiamenti nelle condizioni ecologiche”. Dove sta colpendo? La donna deceduta anche a causa della malattia provocata dal West Nile risiedeva in provincia di Latina. E proprio nel Lazio si trovano due dei cinque casi di cui si parla nel primo bollettino Iss del 2025. Nel frattempo, come detto, ne risultano almeno altri quattro nella regione, sempre in provincia di Latina. Se non visualizzi la mappa clicca qui Come abbiamo imparato nel periodo della pandemia di Covid tra il 2020 e il 2022, i virus tendono a diffondersi per agglomerati, in contesti territoriali abbastanza ristretti. Il West Nile non fa eccezione. Se si considerano i casi del 2024 per provincia e si osservano su una mappa, si scopre infatti che i focolai più grandi si sono verificati in provincia di Modena e Padova e che attorno ad essi se ne sono generati altri, per lo più in province limitrofe. Lungo la via Emilia, per esempio, nelle province di Parma, Reggio Emilia e Bologna. E in Veneto a Rovigo, Venezia e Treviso. Se non visualizzi la mappa clicca qui Chi colpisce? Secondo l’Iss, che ha anche rilasciato delle linee guida in proposito, la maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Solo un caso su cinque tra quelli sintomatici presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni e, in casi più rari, qualche settimana. Come dimostra anche il caso della donna deceduta a Latina, negli anziani e nelle persone debilitate la sintomatologia può risultare più grave, e questo può portare a una più frequente identificazione del virus in soggetti più anziani. I numeri confermano questa affermazione. Dal 2012 ad oggi, ogni anno la quota più ampia delle infezioni cosiddette "neuroinvasive" si è concentrata nella fascia oltre i 75 anni, seguita da quella compresa tra i 65 e i 74 anni. Se non visualizzi il grafico clicca qui “Un aspetto importante che emerge dai dati è la distribuzione delle infezioni neuroinvasive in base all'età. Negli ultimi anni, la fascia più colpita è sempre stata quella degli anziani over 75, con una percentuale che ha superato il 50% dei casi, come nel 2024 e nel 2023 . Questo dato conferma una maggiore vulnerabilità della popolazione più anziana, probabilmente a causa di fattori legati alla salute generale e alla presenza di altre patologie”, spiega Branda, che è parte di GABIE, un gruppo di ricerca multidisciplinare per il monitoraggio delle epidemie. È grazie all’attività di GABIE che i dati contenuti nei bollettini dell’ISS diventano disponibili in formati aperti ed accessibili a tutti, ricercatori e giornalisti compresi. L’obiettivo è quello di avere informazioni sempre aggiornate e accessibili. “La situazione attuale, sebbene sotto controllo, richiede un'attenzione costante e mirata. È fondamentale non abbassare la guardia e mantenere attivi i programmi di monitoraggio, prevenzione e sensibilizzazione della popolazione. L'evoluzione dei casi, infatti, può subire rapidi cambiamenti, e una risposta tempestiva è cruciale per prevenire nuovi picchi. Un'analisi continua delle tendenze epidemiologiche è essenziale per indirizzare le politiche sanitarie in modo più preciso ed efficace”, conclude Branda.

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Raffaele Mastrolonardo