
Smart working, per il 59% dei lavoratori orari più lunghi: la ricerca
Secondo uno studio promosso da Fim-Cisl sul lavoro da casa nel settore dei metalmeccanici, l'80% degli intervistati non aveva mai lavorato da casa prima del Covid-19. Il 28% non vorrebbe tornare in ufficio, mentre il 58% preferirebbe lavorare qualche giorno da casa e qualche giorno in azienda. Diritto alla disconnessione e controllo a distanza tra i punti critici

Più ore di lavoro e poco diritto alla disconnessione, ma in generale un giudizio positivo. È quanto emerge da una ricerca sullo smart working nel settore metalmeccanico, promossa da Fim-Cisl ed elaborata insieme ad Adapt e Università Cattolica
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L’80% dei lavoratori intervistati non aveva mai sperimentato lo smart working prima dell’inizio della pandemia da Covid-19. Per il 37% di loro, l’ufficio non ha più aperto le porte: hanno lavorato da casa cinque giorni su cinque
Smart working, Mendelshon (Fb): ora si vuole flessibilità
La novità è piaciuta al 45% del campione, mentre per il 20% il lavoro agile presenta alcune criticità. Il 35% boccia invece del tutto lavorare a distanza, rilevando “criticità e inadempienze”
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I PUNTI CRITICI - Secondo gli intervistati, i principali punti critici sono stati l’aver protratto il turno “spesso” oltre gli orari previsti dalla contrattazione collettiva di riferimento (59%), il non aver avuto diritto al diritto alla disconnessione dal lavoro (61%) e la mancata organizzazione di corsi di formazione per gestire lo smartworking (65%)
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Altri lavoratori lamentano l’aver dovuto utilizzare strumenti aziendali (86%), non aver ricevuto informazioni scritte sugli adempimenti in tema di salute e sicurezza (38%) e non aver ricevuto appositi benefit aziendali (78%)

FLESSIBILITÀ – Emerge nel complesso che lo smartworking viene apprezzato soprattutto per la sua flessibilità. Il voto medio ottenuto, su una scala da 1 a 10, è di 8 punti e il 28% degli intervistati non vorrebbe tornare in ufficio. La soluzione migliore però sarebbe una modalità ibrida di lavoro in presenza e da casa: così la pensa il 58% del campione

Il 14% attribuisce un giudizio positivo allo smartworking per la possibilità di passare più tempo con i figli. Il 21% dichiara di aver avuto maggior concentrazione, mentre il 10% lamenta di aver sofferto la solitudine. Per il 25%, quello che “manca molto” è il rapporto con i colleghi

Uno dei punti più dibattuti sullo smartworking negli scorsi mesi è stato il tema del controllo del lavoratore. Il 39% degli intervistati dice di essere stato controllato dal proprio datore, ma ne era stato informato. Il 50% “crede di sì” ma non ne è sicuro, non avendo ricevuto alcuna informazione a riguardo

Per quanto riguarda i benefit, come i buoni pasto, il 56% dei lavoratori dice di non aver perso nulla rispetto al periodo pre-pandemia. È andata diversamente per il restante 41%

"Il lavoro agile è impegnativo ma permette una flessibilità apprezzata dai lavoratori, ora serve più contrattazione per uscire dall'emergenza", commenta il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia

"Certamente emergono dei limiti, in particolare si registra la necessità di un più consapevole coinvolgimento dei lavoratori che devono ricevere formazione ad-hoc, più coinvolgimento sul diritto alla disconnessione e limiti di orario, ma in generale l'esperienza di lavoro agile viene promossa dalla maggioranza dei lavoratori", sottolinea Benaglia

L’analisi ha raccolto i dati di 4862 lavoratori, la maggior parte impiegati nei settori dell’aerospazio, ICT, produzione di software e automotive, in aziende con sede in grandi città (Roma, Milano, Torino, Bologna, Genova e Trieste)