
Covid, Fondazione Gimbe: "Casi aumentati del 33% in una settimana"
Salgono ancora i casi, con un incremento di tutti i dati rilevati nella settimana 24 febbraio-2 marzo 2021, dai positivi ai ricoverati. È quanto registra il monitoraggio effettuato dalla Fondazione Gimbe

Salgono ancora i casi Covid, con un aumento del 33% in 7 giorni. Lo dice il monitoraggio della Fondazione Gimbe, che registra un incremento di tutti i dati rilevati nella settimana 24 febbraio-2 marzo 2021, dai positivi ai ricoverati
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“Per la seconda settimana consecutiva - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l'inizio della terza ondata”

Rispetto alla settimana precedente, in 16 Regioni e nella provincia autonoma di Trento aumentano i casi attualmente positivi per 100mila abitanti e in tutto il Paese sale l'incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione della provincia autonoma di Bolzano, Umbria e Molise

Negli ospedali l'occupazione da parte di pazienti Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 Regioni quella del 30% delle terapie intensive

"Già da settimane la Fondazione Gimbe segnala le spie rosse di un'aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata", spiega Nino Cartabellotta

"Ma i tempi di politica e burocrazia sono sempre troppo lunghi - continua Cartabellotta - e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano"

"La campagna vaccinale stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano 'in fresco' dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di COVID-19 severa"

Di contro, per Cartabellotta non si è registrato alcun cambiamento da parte della politica: "Il primo DPCM a firma Draghi non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni 'a colori' resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola"

Al 3 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.454.503 milioni di persone, vale a dire il 2,44% della popolazione

Ma ci sono forti differenze tra le regioni: dal 4,18% della provincia autonoma di Bolzano all'1,72% dell'Umbria

"L'avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e RSA - commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe - ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi (pari al 30% delle consegne) ancora inutilizzate"

Rilevate differenze anche tra i vaccini utilizzati: le somministrazioni di Pfizer hanno raggiunto l'89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca procedono invece più lentamente

Nel caso di Moderna si è fermi al 29,1% delle somministrazioni a causa della recente consegna della metà delle dosi

Per AstraZeneca le somministrazioni si attestano solo al 26,9%, una percentuale bassa che potrebbe essere il segnale di effettivi problemi organizzativi

"Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna - spiega Cartabellotta - per i quali, visti i ritardi nelle forniture, è prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni"

Resta bassa anche la protezione dei più fragili. Degli oltre 4,4 milioni di over 80, in 762.271, ovvero il 17,2%, hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e appena in 149.620, il 3,4%, hanno completato il ciclo vaccinale