L’Italia e altri Paesi europei sono alle prese con rallentamenti nelle consegne. Pfizer, contattata da Sky TG24, ha spiegato che dalla prossima settimana la sua fornitura tornerà a regime. La società farmaceutica statunitense ha specificato inoltre che la riduzione è dovuta al riadattamento del sito produttivo belga di Puurs. E ha chiarito la disputa tra “dosi” e “fiale”. Anche Astrazeneca ha comunicato riduzioni
L’Italia, come altri Paesi europei, è alle prese con i ritardi nelle consegne dei vaccini anti-coronavirus. Prima Pfizer e poi AstraZeneca hanno comunicato in maniera unilaterale alcuni cambi di programma negli stock in arrivo in queste settimane. Decisioni che hanno scatenato tensioni, con il governo italiano che si è detto pronto a ricorrere anche alle vie legali per tutelarsi (COME CAMBIA IL PIANO VACCINI - LO SPECIALE CON TUTTE LE NOTIZIE SUI VACCINI).
La spiegazione di Pfizer sui ritardi
Pfizer, colosso farmaceutico americano, ha fornito una spiegazione dei ritardi sul proprio sito. Secondo la società, a fronte di una maggiore richiesta di dosi da parte dell’Unione europea, è stato necessario allargare lo stabilimento di Puurs, in Belgio: queste operazioni hanno reso necessario un rallentamento temporaneo della produzione di vaccini. Per ampliare la struttura serve l'autorizzazione di regolarità dell’Ema e questo avrebbe allungato le tempistiche. In ogni caso, assicura la società contattata da Sky TG24, da lunedì 25 gennaio la fornitura del vaccino tornerà a regime, con un aumento a partire dal 15 febbraio. L’obiettivo dichiarato è di arrivare alla fornitura di due miliardi di dosi nel mondo entro il 2021 (VACCINI ANTI-COVID: A CHE PUNTO SIAMO - PILLOLE DI VACCINO: LE NUOVE PUNTATE).
La disputa tra dosi e fiale
Pfizer ha anche precisato che il contratto stipulato con l’Italia e con tutti i Paesi dell’Ue riguarda le dosi di vaccino e non le fiale. Inizialmente si riteneva di poter ricavare cinque dosi da ciascuna fiala, dall'8 gennaio invece si ottengono sei dosi per fiala. La casa farmaceutica statunitense ha specificato che dall'8 al 18 gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c'è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo. Con la decisione di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo sarebbe in sostanza frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale.
I tagli di Astrazeneca
Per quanto riguarda Astrazeneca, invece, le prime dosi, se il vaccino avrà il via libera dell'Ema, arriveranno il 15 febbraio, poi ancora il 28 e il 15 marzo. In base al piano iniziale, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia 28 milioni e 269mila dosi. Una quantità che non sarà rispettata: entro la fine di marzo le dosi a disposizione saranno meno di 15 milioni, dunque circa la metà di quanto previsto. Astrazeneca ha confermato la riduzione a causa di un problema alla produzione, un taglio del 60% che, hanno spiegato sia Conte sia Arcuri, per l'Italia significherebbe passare da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi. Alle quali si dovrebbero aggiungere gli 8,7 milioni di Pfizer (se l'azienda americana tornerà alle forniture iniziali) e il milione e 300mila di Moderna.
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Come si muoverà l’Italia
Nella giornata del 23 gennaio, il premier Giuseppe Conte ha detto che “i rallentamenti delle consegne" dei vaccini "costituiscono gravi violazioni contrattuali, che producono danni enormi all'Italia e agli altri Paesi europei”. Il premier ha quindi annunciato: “Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale”. Lunedì 25 gennaio l'Avvocatura dello Stato avrà terminato gli approfondimenti giuridici e l'Italia procederà contro Pfizer su tre canali: una diffida per inadempimento da presentare in Italia, un esposto ai pm per potenziale danno alla salute e una richiesta a nome del governo italiano e delle regioni al foro di Bruxelles per inadempimento.
Secondo diversi analisti però, percorrere le vie legali potrebbe portare al rischio di allungare ulteriormente i tempi.
Cosa succede ora in Italia
Il governo spiega che i ritardi delle case farmaceutiche nelle consegne "faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione”, come ha quantificato il viceministro della Salute Sileri. Il ministro Boccia ha commentato a Sky TG24 che tutto questo potrebbe ritardare il raggiungimento dell'immunità di gregge. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli ha aggiunto che "la riduzione della capacità produttiva di AstraZeneca richiederà la rimodulazione della campagna vaccinale".
Arcuri: aziende vaccini trattano Paesi Ue come poveracci
Il Commissario straordinario per l'Emergenza, Domenico Arcuri, ha commentato la situazione dicendo: "Stanno trattando 27 Paesi europei come dei poveracci. Togliamoci dalla testa che l'Italia sia più penalizzata di altri". Se avessimo i vaccini che sono stati annunciati dalla aziende farmaceutiche, "entro l'autunno potremmo vaccinare fino a 45 milioni di italiani, ma non credo a queste aziende. Io voglio vedere i vaccini". Secondo il Commissario, sulla destinazione dei vaccini non recapitati all'Europa, "ci possono essere delle asimmetrie, secondo cui le poche cose che si producono non per forza vadano nei luoghi dove devono andare". Infine ha stimato: "La settimana prossima avremo il 20% di fiale in meno, per fortuna siamo riusciti a mettere in campo un meccanismo di solidarietà, per cui i centri che non hanno avuto i vaccini la settimana scorsa, li avranno questa".
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Le siringhe e le varianti
Il governo deve fare i conti anche con altri possibili problemi: uno è l'allarme che arriva da diversi centri vaccinali regionali, tra cui Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna, sulla mancanza di siringhe di precisione, quelle che permettono di estrarre la quantità giusta (6 dosi per fiala e non 5). Su questo punto è già arrivata la smentita di Arcuri: "È falso", sono state distribuite meno siringhe "per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino”, ha detto. In giornata ha ribadito: "Nel corso dell'ultima settimana abbiamo mandato alle regioni le siringhe che servivano per questa minore fornitura di vaccini. Sono arrivati meno vaccini e sono state mandate meno siringhe. Questa settimana arriveranno più vaccini della settimana scorsa e manderemo le siringhe che servono a fare questi altri vaccini. Le siringhe ci sono, se c'è stato in qualche luogo una scarsità di siringhe le ragioni possono essere molteplici: sono casi sporadici ai quali mettiamo riparo subito". L’altro possibile problema è la necessità di evitare che le varianti del Covid, da quella inglese a quella sudafricana, faccia aumentare sensibilmente il numero dei contagi anche in Italia come già avvenuto in diversi Paesi europei. L'esecutivo, dice il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, sta valutando la possibilità di un "innalzamento delle misure".
Si muove anche l’Ue
Anche l'Ue vuole vederci chiaro sui ritardi e ha convocato l'azienda inglese Astrazeneca lunedì, indicando due obiettivi: avere un programma chiaro che consenta di pianificare le consegne e accelerare la distribuzione. Astrazeneca per ora non commenta, e sembra voglia aspettare a farlo finché non arriverà l'approvazione dell'Ema che consentirà la commercializzazione del suo vaccino in Europa.