
Coronavirus, futuro incerto sulla riapertura degli asili nido: cosa si sa finora. FOTO
Il premier Conte ha annunciato che "riprendono i centri estivi anche per i bambini da zero a tre anni": le strutture potranno aprire dal 15 giugno. Non c’è però alcun obbligo visto che, come ha spiegato Elena Bonetti, ministra della Famiglia, questo "avrebbe creato seri problemi di organizzazione”. Non tutti i comuni sono pronti e non tutti i nidi hanno il personale sufficiente. E anche sulle riapertura di settembre ci sono tante incognite

Non c'è ancora chiarezza sulla ripartenza degli asili nido dopo l'emergenza Covid-19. Conte ha annunciato che "riprendono i centri estivi anche per i bambini in età da nido, da zero a tre anni". Le strutture potranno aprire dal 15 giugno
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Anche gli asili nido per la fascia 0-3 anni potranno dunque organizzare i centri estivi dalla prossima settimana. Non c’è però un obbligo visto che, ha spiegato la ministra della Famiglia Elena Bonetti, questo "avrebbe creato seri problemi di organizzazione”, e alcune strutture non hanno personale sufficiente
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Anche sulla riapertura a settembre ci sono diverse incognite. La ministra Bonetti in fa presente che sta "lavorando con la ministra Azzolina per garantire che a settembre tutti i bambini nella fascia 0-3 anni possano entrare al nido. All'interno di quel progetto che concepisce il nido e la scuola dell'infanzia come un percorso didattico, non soltanto come un servizio alle famiglie"
La protesta degli operatori degli asili nido in 7 città. FOTO
Ancora però i nidi non sanno come riaprire e quali saranno le indicazioni per riprendere l'attività a settembre: il governo non ha trasmesso agli enti locali le linee guida. Non si sa quale dovrà essere, ad esempio, il rapporto educatore-bambino. Secondo indiscrezioni, potrebbe essere indicato un rapporto 1:3 tra operatori e bambini, consigliato ma non obbligatorio
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Tra le ipotesi, l’accesso agli asili nido per gli operatori con la mascherina, come anche la sanificazione dei locali e dei giochi e lavaggio frequente delle mani con gel igienizzante. Possibili anche il controllo della temperatura, gli ingressi scaglionati e l’areazione continua dei locali, anche per ovviare al problema del distanziamento fisico, praticamente impossibile per bambini così piccoli
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A creare ulteriori complicazioni è il fatto che ciascuna amministrazione regionale decide autonomamente sulle riaperture. In Veneto hanno già riaperto, la Sicilia ha emanato un'ordinanza con regole specifiche per le diverse fasce di età. A Roma è stata prorogata a data da destinarsi la pubblicazione della graduatoria definitiva, in attesa delle linee guida dell'esecutivo

Intanto gestori e dipendenti di asili nido e di scuole per l'infanzia privati protestano: “Più di 10.000 strutture in tutta Italia dimenticate anche dal Decreto Rilancio che oltre a non essere oggetto di alcun piano di riapertura, si vedono negare la proroga della Cassa Integrazione per i lavoratori, il che significa per le strutture chiuse fine febbraio la copertura massimo fino a metà giugno”

Dal Rapporto "Nidi e servizi educativi per l'infanzia, stato dell'arte, criticità e sviluppi del sistema educativo integrato”, pubblicato pochi giorni fa, emerge una "carenza strutturale" nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale bacino di utenza (bambini di età inferiore a 3 anni) e una distribuzione profondamente disomogenea sul territorio nazionale

I posti disponibili nei nidi e nei servizi integrativi pubblici e privati - viene spiegato - corrispondono mediamente al 12,3% del bacino potenziale di utenza al Sud e al 13,5% di quello delle Isole, contro una media nazionale del 24,7% (anno scolastico 2017/2018). Una dotazione ben al di sotto dell'obiettivo del 33% fissato per il 2010 dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002

L'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha sollevato alcune preoccupazioni, principalmente per le possibili ripercussioni sulla gestione dei nidi da parte dei Comuni, i quali già risentono delle mancate entrate e dei rimborsi dovuti alle famiglie per le rette afferenti al periodo di chiusura delle strutture educative

Analoghe preoccupazioni, prosegue il rapporto, riguardano il settore privato, anche per le inevitabili ripercussioni economiche che la crisi avrà sulle famiglie, riducendo la loro capacità di spesa e condizionando la scelta di frequenza dei bambini ai servizi educativi per l'infanzia

I lavoratori, denunciano i gestori di asili nido privati al Corriere, "sono senza cassa integrazione; le nostre strutture non hanno ricevuto alcun aiuto per rimanere in piedi sostenendo costi enormi nonostante la chiusura"

Uno dei grandi problemi legati alla fascia 0-3 anni è come garantire misure di prevenzione del contagio in un'età in cui è molto difficile attuare misure di distanziamento sociale

La ministra Bonetti ha anche ricordato che "dal bonus nidi al bonus baby sitter, sono diversi i fondi che le famiglie possono utilizzare per pagare i centri estivi. E abbiamo stanziato risorse per i comuni, per sostenere le riaperture. Abbiamo pubblicato un bando da 35 milioni"
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