L’uomo è accusato di alterazione dello stato civile, mentre la moglie deve rispondere di atti sessuali con minore e violenza sessuale. La difesa ha chiesto il rito abbreviato, ma il giudice ha rinviato al 14 giugno la decisione per la mancanza di un atto
Si è aperto al tribunale di Prato il processo che vede imputata la 31enne che ha avuto un figlio, come dimostrato dall'esame del Dna, da un minorenne, oggi 15enne. Il giudice avrebbe dovuto decidere se concedere il rito abbreviato, come chiesto dai legali della donna, ma ha rinviato l'udienza al 14 giugno per la mancanza di un atto nella documentazione presentata dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri. La donna, che non si è presentata in aula, è accusata di atti sessuali con minore e violenza sessuale. Prima dell’udienza, il marito della donna ha parlato con i giornalisti all’ingresso del tribunale: "Sono tranquillo - ha detto - perché comunque ho la coscienza pulita. Affronto a testa alta questo processo, come affronto la vita di tutti i giorni". L’uomo, anche lui imputato perché secondo l’accusa avrebbe alterato lo stato civile del bimbo, riconoscendolo come figlio, si è detto sorpreso di essere coinvolto nel procedimento.
I legali della donna: "Ragazzo inattendibile"
La donna è stata arrestata il 27 marzo 2019. Per lei la procura di Prato aveva chiesto il giudizio immediato, ma i suoi legali hanno chiesto al giudice di poter effettuare, in alternativa, l'abbreviato. Questa mattina i due avvocati si sono presentati in tribunale assieme al marito della donna. Si è accorto dell'assenza dell'atto dentro il fascicolo del processo il legale dei genitori del 15enne, i quali si sono costituiti parte civile. I legali della 31enne hanno comunque presentato al giudice due relazioni: una perizia psicologica per "dimostrare l'impossibilità dell'assistita di reiterare il reato", funzionale a chiedere un'attenuazione della misura (ora la donna è agli arresti domiciliari) e un'altra che fa leva sulla presunta inattendibilità del 15enne, il quale aveva fatto dichiarazioni in un incidente probatorio. Il marito, che è difeso dagli stessi avvocati della moglie, in questa occasione non ha potuto rendere dichiarazioni al giudice a causa del rinvio dell'udienza.
La vicenda
Le indagini sulla vicenda sono partite dopo la denuncia presentata dai genitori del ragazzino contro la 31enne, un’infermiera conosciuta in palestra dalla madre e dal padre del minorenne. La donna dava ripetizioni private di inglese al 15enne. Durante quelle lezioni sarebbe nato il rapporto tra i due, fino alla gravidanza della donna e alla confessione del ragazzino ai genitori.
L’esame del Dna positivo
Dopo la denuncia, sono stati avviati tutti gli accertamenti del caso. Dall’esame del Dna – risultato positivo – al controllo degli sms che i due si sono scambiati nel tempo. L’11 marzo 2019 la donna ha rilasciato dichiarazioni spontanee agli inquirenti, dopo aver dato il consenso per il prelievo del Dna sul figlioletto. Quest’ultimo è stato riconosciuto dal marito dell’insegnante. Dalle indagini, secondo quanto spiegato dal procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi, dopo l’arresto della donna, "è emersa la frequentazione di siti pedopornografici da parte della signora e di contatti con altri ragazzi minori".