Stadio Roma, Giorgetti: cena? Un aperitivo. Di Maio: "Grande equivoco"

Cronaca
Giancarlo Giorgetti in una foto d'archivio

Il sottosegretario del Carroccio parla dell’inchiesta: persone coinvolte non sono mai entrate nel confronto tra noi e i 5 Stelle. Di Maio e Salvini si dicono tranquilli. Ieri sentita anche la sindaca Raggi. Sala a Sky TG24: "Parnasi a Milano è stato respinto"

“Parnasi e Lanzalone non sono mai entrati nel confronto tra noi e i 5 stelle né direttamente né indirettamente. I contatti sono sempre stati stretti tra Salvini e Di Maio”. Così il sottosegretario della Lega Giancarlo Giorgetti ha rotto il silenzio sull’inchiesta in corso sul nuovo stadio della Roma. Un’inchiesta che vive di accelerazioni e colpi di scena e che ieri, venerdì 15 giugno, ha visto gli interrogatori di garanzia dei nove arrestati e la convocazione in Procura della sindaca Virginia Raggi come persona informata sui fatti. Il cuore dell’indagine (I PROTAGONISTI) è il "sistema Parnasi", la sua rete di relazioni che si intreccerebbe con un sistematico modus corruttivo. L'imprenditore, inoltre, in più di una conversazione parlerebbe - con più interlocutori - di “un governo Lega-M5s”. E poi ci sarebbe la cena “segreta” a cui, il 12 marzo scorso, avrebbero preso parte Giorgetti, Parnasi e Lanzalone. Intanto, il sindaco di Milano Sala afferma a Sky TG24: "Parnasi a Milano è stato respinto", mentre il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho ha definito la vicenda "estremamente grave. La lotta alla corruzione è la priorità della nostra democrazia".

Giorgetti: “La cosiddetta cena segreta era un aperitivo”

“La cosiddetta cena segreta era un aperitivo... un bicchiere di vino e qualche fetta di salame”, ha detto il sottosegretario della Lega in un’intervista a Il Fatto Quotidiano. Sui suoi rapporti con Luca Parnasi, l'imprenditore arrestato per corruzione, ha aggiunto: “Lo conosco da 15 anni, a Roma eravamo vicini di casa. L'ultima volta l'ho sentito una settimana fa: la madre aveva un'operazione delicata, mi ha chiesto di pregare con lei". Poi Giorgetti ha parlato della conoscenza di Luca Lanzalone: “Si è presentato come presidente di Acea, ha lasciato intendere che fosse stato l'avvocato di Grillo. In quei giorni vedevo probabile un accordo Pd e 5 Stelle, lui teorizzava invece che si potesse fare un governo Lega-M5s. Comunque Parnasi e Lanzalone non sono mai entrati nel confronto tra noi e i 5 stelle”. Per quanto riguarda i finanziamenti a una onlus vicina alla Lega, Giorgetti ha spiegato: "Parnasi diceva 'voi mi piacete, vorrei aiutarvi per qualche iniziativa'. Gli ho detto che ne doveva parlare con l'amministratore del partito, Giulio Centemero. Ho scoperto adesso di questa associazione di cui non faccio parte. Centemero mi ha detto che è stato fatto tutto in modo regolare”.

Casaleggio: nessun incontro con Parnasi

E in giornata sono arrivate anche le dichiarazioni di Davide Casaleggio. A domanda di un giornalista di Repubblica sul presunto incontro con Lanzalone, ha detto: "Certo sono andato a una cena l'altro giorno e ho trovato anche Lanzalone ad un altro tavolo e l'ho salutato". Casaleggio ha anche replicato di non occuparsi di nomine. "No - dice infatti al giornalista - Io non mi occupo di nomine". Casaleggio spiega anche di non avere alcuna idea anche dei movimenti di Lanzalone: "No, assolutamente no", dice aggiungendo di "non aver mai incontrato Parnasi". Infine, a chi gli chiede se sia preoccupato dell'inchiesta e degli effetti sul M5S, Casaleggio dice di essere "molto fiducioso nel M5S, anche di come gestisce le situazioni problematiche".

Le parole di Lanzalone

In giornata sono emerse anche alcune parole di Lanzalone:"Noi già vi stiamo dando una mano su un milione di cose gratis et amore Dei. Noi abbiamo ricevuto una cosa da una sola persona che si chiama Virginia Raggi e che mi ha nominato nel Cda di Acea". Così si lamentava al telefono con un suo collaboratore dei favori richiesti da un assessore del Campidoglio. Poche parole finite nelle carte dell'indagine utili a descrivere la complessità del rapporto instaurato tra l'amministrazione comunale e colui che è stato per mesi un "consulente de facto". Proprio su questo aspetto ieri il sindaco è stata chiamata dai pm a chiarire la genesi del rapporto con l'avvocato ligure. "Me l'hanno presentato Bonafede e Fraccaro", ha ribadito la Raggi che in questa vicenda resta, al momento, persona informata sui fatti. Dal canto suo il ministro della giustizia ha reagito con "forte irritazione" per alcuni titoli di giornali che parlano di una sua "imposizione" della figura di Lanzalone al Comune di Roma.

Salvini e Di Maio tranquilli

A spazzare via le ombre ci hanno pensato i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. “Un grande equivoco, è tutto un malinteso”, ha detto il leader del M5S. “Come Lega siamo sereni, il governo l'abbiamo deciso altrove e non a cena. La responsabilità me la prendo io e Di Maio”, ha ribadito il leader del Carroccio.

Sala: "Nessun appartamento offerto a Maran. Parnasi respinto a Milano"

"Non è stato offerto a Maran nessun appartamento, questi signori (gli uomini dell'imprenditore Luca Parnasi) hanno incontrato me e Maran in tempi diversi e in entrambi i casi noi abbiamo detto che stavano portando avanti un’idea che non aveva senso". Queste le parole del sindaco di Milano, Beppe Sala, ai microfoni di Sky TG24. Il primo cittadino ha parlato del presunto tentativo di corrompere l'assessore comunale all'Urbanistica milanese da parte di uno degli uomini chiave dell'inchiesta romana sullo stadio. "Che non ci sia nessun condizionamento si vede dal fatto che in questi due anni Parnasi a Milano non ha fatto nulla e che la prima volta che ci ha provato, non avendo un’idea buona in linea con le nostre aspettative, lo abbiamo respinto", ha detto Sala. Infine ha parlato del finanziamento ricevuto dalla famiglia Parnasi in campagna elettorale: "Tutto ciò che abbiamo fatto è trasparente e documentato".

A breve decisione sui domiciliari di Lanzalone e Civita 

Sul fronte giudiziario, emerge che dovrebbe arrivare all'inizio della prossima settimana la decisione del gip di Roma in merito all'istanza di attenuazione della misura cautelare presentata sia dai difensori dell'ex presidente di Acea Luca Lanzalone sia da quelli dell'ex assessore regionale Pd Michele Civita. Entrambi sono agli arresti domiciliari da mercoledì nell'ambito dell'inchiesta. Non è escluso che gli indagati possano chiedere di essere ascoltati dai magistrati titolari della maxindagine. Entro la fine della prossima settimana, invece, i difensori di Luca Parnasi presenteranno istanza al tribunale del Riesame. 

Gli interrogatori di garanzia

In un'altra palazzina della cittadella giudiziaria, poi, si sono svolti gli interrogatori di garanzia. Per oltre tre ore Lanzalone, che si è dimesso da presidente Acea, ha rivendicato la sua innocenza. "Nella mia vita non ho mai compiuto nulla di illecito, respingo con forza ogni addebito", ha detto al gip una delle figure-chiave dell'indagine. La procura contesta all'avvocato genovese un episodio di corruzione per aver ricevuto dall'imprenditore Parnasi la promessa di consulenze per il suo studio legale per circa centomila euro. Dal canto suo il costruttore, detenuto a Milano, ha scelto di non rispondere al gip avvalendosi della facoltà di non rispondere. Facendo sapere attraverso i suoi legali, però, di essere intenzionato a chiarire con i pm. E, soprattutto, che i “finanziamenti erano una scelta personale e non asset di impresa”. Alcuni collaboratori di Parnasi finiti in carcere, davanti al gip, avrebbero però fatto ammissioni su episodi di corruzione.

Indagato anche Malagò

L'ex assessore regionale del Pd Michele Civita, invece, ha riconosciuto di avere compiuto una "leggerezza, in buona fede", nel chiedere un aiuto per il figlio. "Ho chiesto a Parnasi se era possibile intervenire - ha aggiunto - tre mesi dopo che era concluso l'iter della conferenza dei servizi. Non ho mai violato la legge, le decisioni della conferenza di servizio erano pubbliche". Per quanto riguarda i vari filoni dell'indagine, poi, spicca l'iscrizione ufficiale nel registro degli indagati del presidente del Coni Giovanni Malagò. Il numero uno dello sport italiano ha chiesto di essere convocato per un interrogatorio. "Voglio chiarire subito questa vicenda", ha detto.

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