Cambiamento climatico, cosa sapere sulle cause e le conseguenze che ne derivano
AmbienteGli effetti del cosiddetto “climate change” sono causati da un aumento incontrollato delle emissioni negli ultimi secoli. Per questo i governi di tutto il mondo hanno stipulato l’accordo di Parigi del 2015, al fine di contenere l’aumento della temperatura a soli 1,5°C. Però anche le semplici azioni di tutti i giorni, come scegliere di spostarsi con l’auto elettrica o comprare elettrodomestici ad alta efficienza energetica, possono fare la differenza
Siccità, alluvioni improvvise, scioglimento dei ghiacciai. Questi sono solo alcuni degli effetti causati dal cambiamento climatico che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni e che hanno destato la preoccupazione di governi e semplici cittadini, che si chiedono se sia mai possibile arrestare quello che ha tutta l’aria di essere un treno destinato a correre sempre più veloce, come anche evidenziano gli scienziati. Infatti, secondo gli ultimi studi, la temperatura sul Pianeta potrebbe salire di 4°C entro fine secolo, causando sconvolgimenti climatici inimmaginabili.
Cos’è il cambiamento climatico
Ma come possiamo definire il cambiamento climatico? Secondo definizione delle Nazioni Unite, “si definisce tale la variazione a lungo termine della temperatura e del modello meteorologico di un determinato luogo”. La ragione è legata alle attività antropiche, come il lavoro nelle fabbriche, i trasporti e il riscaldamento delle case, che porta gli uomini a consumare petrolio, gas e carbone che rilasciano anidride carbonica. La CO2 intrappola il calore del Sole e causa l’aumento della temperatura del Pianeta. La crescita degli ultimi secoli comincia a farsi sentire: il mondo è infatti più caldo di circa 1,1°C rispetto al 19° secolo e la quantità di CO2 nell'atmosfera è addirittura aumentata del 50%.
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L’impatto del cambiamento climatico
Senza arrivare a fine 21°secolo, gli impatti del cambiamento climatico si notano già oggi: in Africa quasi non si ricorda più quando c’è stata l’ultima pioggia. Francia e Germania hanno registrato circa sette volte più terra bruciata tra gennaio e metà luglio 2022 rispetto alla media. In Siberia si stanno sciogliendo i ghiacciai mentre in Paesi come Cina, Pakistan e Nigeria, si sono registrate alluvioni storiche negli ultimi anni. A risentirne sono anche gli animali: come dimostra una ricerca finanziata dalla National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti, il 10%/15% delle specie marine è già a rischio di estinzione. Gli orsi polari rischiano l’estinzione mentre gli elefanti potrebbero faticare a trovare i 150-300 litri di acqua al giorno di cui hanno bisogno: come loro almeno altre 550 specie potrebbero finire perdute già in questo secolo.
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Lo scenario
Se il mondo dovesse continuare così, lo scenario quasi distopico immaginato già da qualche anno potrebbe diventare una lugubre realtà: perciò non sarebbe strano a quel punto immaginare fenomeni opposti nel Regno Unito e in Europa, scosse da ondate di caldo e inondazioni causate da precipitazioni estreme. Lo stesso vale anche per Africa e Medio Oriente, che potrebbero essere preda di una fortissima siccità, mentre le isole del Pacifico rischiano di scomparire, un effetto che potrebbe colpire anche molte città sulla riva o lagunari, come ad esempio Venezia.
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L’azione dei governi
Per evitare ulteriori effetti negativi i governi di tutto il mondo stipularono l’accordo di Parigi del 2015, volto a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C. Alcuni di questi, in particolare quelli dell’Unione europea, fissarono un obiettivo ancora più ambizioso, quello di raggiungere la neutralità carbonica delle zero emissioni entro il 2050. La spinta maggiore ad agire l’hanno fornita soprattutto i Paesi dell’area del Pacifico, come Palau, Kiribati, le isole Salomone o le isole Fiji, che hanno evidenziato come per loro la sfida del cambiamento climatico sia una sfida esiziale. In occasione della Cop26, tenutasi a Glasgow nel 2021, il presidente di Palau ha tuonato contro i potenti del mondo: “Le risorse scompaiono sotto i nostri occhi, il futuro ci viene strappato pezzo a pezzo. La vostra inerzia ci condanna a una morte lenta. Piuttosto, bombardateci!”. Intanto in alcuni Paesi la produzione è decisamente maggiore che in altri. I 100 Paesi che producono meno emissioni generano appena il 3% delle emissioni totali mentre il contributo dei 10 Paesi maggiormente responsabili delle emissioni è pari al 68%.
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L’azione degli individui
Sebbene l’azione maggiore per contrastare il cambiamento climatico sia legata ai governi mondiali e alle industrie, anche le persone possono cambiare le sorti del mondo con alcune semplici pratiche: un esempio è quello di usare mezzi di trasporto più ecologici, come le auto elettriche, usando meno sia gli aerei che le auto a benzina o diesel. A livello energetico, si può intervenire sui propri consumi, acquistando prodotti ad alta efficienza e migliorando l’isolamento della propria casa. Infine, può essere d'aiuto anche passare da un impianto di riscaldamento a gas a una pompa di calore elettrica. Ma c'è un modo per controllare la propria impronta carbonica? A tal proposito ci sono diverse app, sia su Android che su iOS, che permettono di farlo: la prima è certamente "Aworld in support of ActNow" promossa dalle Nazioni Unite per creare consapevolezza sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e coinvolgere i cittadini. E per chi volesse bilanciare la propria impronta carbonica c'è anche Klima, un app tedesca presente su iOS che aiuta a calcolare quante emissioni vengono emesse con le azioni di tutti i giorni e permette di bilanciarle piantando alberi a Panama.