
Una ricerca condotta dall'associazione ambientalista con l'Università Politecnica delle Marche e l'Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova conferma la presenza di particelle nei pesci e invertebrati che popolano i nostri mari. LO SPECIALE – LA FOTOGALLERY

La piaga delle microplastiche colpisce tutti gli organismi marini. A dirlo è la seconda e ultima parte del dossier realizzato sulla base dell'indagine condotta l'estate scorsa nel Mar Mediterraneo da Greenpeace con il tour della Rainbow Warrior (foto: Greenpeace) -
La prima parte del dossier di Greenpeace
Obiettivo del tour, ribattezzato "Meno Plastica, Più Mediterraneo", era proprio quello di effettuare una serie di campionamenti per stabilire la presenza e la composizione delle microplastiche nelle acque e negli organismi che le popolano (foto: Greenpeace) -
Il monitoraggio della plastica nel Mediterraneo
Dal dossier è emerso che la presenza di queste microparticelle, di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, è stata documentata in organismi differenti e con diverse abitudini alimentari: dalle specie planctoniche agli invertebrati, fino ai predatori (foto: Greenpeace) -
Greenpeace e le microplastiche in Antartide
Il rapporto, pubblicato il 21 giugno, svela i risultati relativi al Mar Tirreno, ossia dei campionamenti fatti davanti alle coste di Liguria, Toscana, Lazio e Campania. In totale, tra Genova, Grosseto, Giglio, Ventotene e Napoli sono stati analizzati oltre 200 organismi marini tra quelli più pescati (e consumati): acciughe, triglie, merluzzi, scorfani, gamberi e cozze (foto: Greenpeace) -
Le specie che potrebbero scomparire per sempre
"Il dato preoccupante che emerge – scrive Greenpeace – è che tra il 25 e il 30 per cento dei pesci e invertebrati analizzati conteneva microparticelle di plastica, evidenziando livelli di contaminazione paragonabili a quelli già riscontrati negli organismi analizzati nell’Adriatico". La maggior parte delle plastiche ritrovate è fatta di polietilene, il polimero "principe" dei prodotti usa e getta (foto: Greenpeace) -
L'ultima parte del dossier di Greenpeace
Un risultato che conferma la rilevanza del problema dei rifiuti di plastica nei mari. Viste le piccole dimensioni, le microplastiche possono infatti essere ingerite accidentalmente, attraverso la filtrazione o l’ingestione delle prede (foto: Greenpeace) -
Microplastiche, livelli record in pesci atlantici
I pesci con la più maggior presenza di particelle di microplastica sono stati trovati intorno all’Isola del Giglio. Zona nella quale tuttavia è stato rilevato un generale miglioramento rispetto a quanto rilevato nel 2014, subito dopo la rimozione della Concordia (foto: Greenpeace) -
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"Ciò che ci preoccupa maggiormente – spiega Serena Maso, della Campagna Mare di Greenpeace – è la rapida evoluzione di questo problema e la graduale trasformazione delle microplastiche in nanoplastiche, particelle ancora più piccole che se ingerite dai pesci possono trasferirsi nei tessuti ed essere quindi ingerite anche dall’uomo, con rischi per la salute ancora sconosciuti". Nell'immagine, alcune fasi della filtrazione effettuata dai ricercatori (foto: Greenpeace) -
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