San Pietroburgo, un anno fa l'attentato nella metropolitana
MondoLa bomba, esplosa su un treno della linea blu, uccise 15 persone e ne ferì oltre cento. Ad innescarla fu Akbarjon Djalilov, cittadino russo nato in Kirghizistan. L’attacco fu rivendicato da un gruppo legato ad Al-Qaeda ma le autorità continuano ad indagare
Un secondo ordigno inesploso
Il bilancio delle vittime poteva essere molto più grave se, poco dopo l'esplosione, non fosse stata trovata la seconda bomba, disinnescata dagli artificieri. L'ordigno, mascherato da estintore, si trovava nella stazione di Ploshchad Vosstaniya. Secondo le autorità russe, aveva un esplosivo ancora più potente: un chilo di tritolo. La fattura dei due ordigni, però, era simile: entrambi avevano all'interon dei "corpi lesivi", ossia biglie e chiodi mozzati, per potenziarne la forza distruttiva. Gli inquirenti giunsero alla conclusione che Akbarjon Djalilov avesse contribuito per lo meno alla fabbricazione di entrambi i corpi esplosivi. Sulla borsa che conteneva il secondo ordigno furono trovate tracce del suo Dna.
Arrestate 11 persone
Nei mesi successivi le autorità di Mosca arrestarono 11 persone, anche se per molte di loro è ancora da dimostrare un coinvolgimento diretto nell'attacco. Il 20 aprile 2017, il giudice Yelena Lenskaya, decretando il fermo di uno degli arrestati, Akram Azimov, affermò che l'esplosione era stata probabilmente finanziata dai membri di un gruppo terroristico internazionale proveniente dalla Turchia. Azimov, nello specifico, avrebbe addestrato l'attentatore kirghiso per poi mettere a disposizione soldi e documenti falsi per la realizzazione dell’attacco.
Attentato rivendicato da Al-Qaeda
L'attacco venne poi rivendicato dal gruppo Katibat al-Imam Shamal, legato Al-Qaeda, il 25 aprile 2017. L'obiettivo dichiarato: far pagare "col sangue" al popolo russo le vittime dei "fratelli in Siria". La matrice dell'attentato è tuttora al vaglio delle autorità russe.