Caso Skripal, Mosca espelle due diplomatici italiani

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Ambasciata italiana a Mosca (Getty Images)

Il ministero degli Esteri, dopo che alcuni Paesi hanno allontanato funzionari russi in solidarietà con la Gran Bretagna, ha convocato una serie di ambasciatori per “consegnare note di protesta e annunciare misure di risposta”. Gb deve “ridurre” ancora i suoi diplomatici

Continua la tensione tra la Russia e diversi paesi occidentali in seguito al cosiddetto "caso Skipral". Oggi Mosca ha espulso dal Paese due diplomatici italiani. Ai due funzionari, ha fatto sapere la Farnesina, è stata concessa una settimana di tempo per lasciare la Russia. La decisione è stata comunicata a Michele Tommasi, ministro consigliere e vice capo missione dell'ambasciata italiana a Mosca, convocato in mattinata al ministero degli Esteri russo. Mosca, inoltre, ha dato alla Gran Bretagna un mese per "ridurre" (ulteriormente) il numero dei suoi diplomatici presenti nel Paese, così da "equiparare" la cifra ai diplomatici russi di stanza nel Regno Unito. All'ambasciatore britannico, il ministero ha espresso "una forte protesta contro le provocazioni senza fondamento portate avanti dalla Gran Bretagna, che senza motivo ha scatenato l'espulsione dei diplomatici russi da un certo numero di Paesi".

Gli ambasciatori convocati

Oltre all'ambasciatore italiano e a quello di Londra, al ministero degli Esteri russo sono stati convocati anche i responsabili di Parigi, Berlino e di altri Stati che hanno espulso diplomatici russi in segno di solidarietà alla Gran Bretagna per il caso Skripal. In una nota, il ministero di Mosca ha fatto sapere di aver chiamato a rapporto “alcuni responsabili delle missioni diplomatiche dei Paesi che hanno intrapreso dei passi ostili nei confronti della Russia”. Nel comunicato veniva annunciato che sarebbero state "consegnate note di protesta e annunciate le misure di risposta della parte russa". Secondo i media russi, sono stati chiamati anche gli ambasciatori di Olanda, Albania, Romania, Polonia, Ucraina, Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania e Macedonia.

L'espulsione incrociata dei diplomatici

La mossa della Russia arriva dopo giorni di tensioni internazionali per il caso dell’ex spia russa Sergei Skripal e della figlia 33enne Yulia, avvelenati nel Regno Unito il 4 marzo e ancora ricoverati in ospedale (lei in miglioramento e “fuori pericolo”, lui “in condizioni critiche” ma “stabili”). I sospetti sono caduti presto su Mosca. Il 26 marzo decine di Paesi occidentali - tra cui l’Italia - hanno annunciato in maniera coordinata una raffica di espulsioni di diplomatici russi, 150 in tutto. Ieri, giovedì 29 marzo, la Russia ha risposto annunciando l'espulsione di 60 diplomatici americani e la chiusura del consolato Usa a San Pietroburgo. Ma era solo il primo passo, perché nel mirino ci sono oltre 150 diplomatici occidentali, tanti quanti sono stati quelli russi espulsi dagli alleati. A poche ore di distanza, così, è arrivata l'espulsione dei funzionari italiani: due, come quelli russi allontanati da Roma. E se il presidente americano Trump ha commentato che non c’è alcuna giustificazione per la decisione russa di allontanare i diplomatici, riservandosi il diritto di rispondere alla mossa, Mosca ha ribattuto: “Non abbiamo iniziato noi gli scambi di sanzioni, le espulsioni dei diplomatici e così via. La Russia è stata costretta a prendere misure di rappresaglia in risposta a azioni ostili, non costruttive e illegali. Rimaniamo aperti ad avere buoni rapporti”.

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