Sos clima, le emissioni di CO2 tornano a crescere

Ambiente
Foto: Un'acciaieria non autorizzata in Cina, fonte di emissioni di CO2 (Foto: Getty Images)

Studio presentato a Bonn, in Germania, dove è in corso la Cop23, la conferenza Onu sul clima. Gli scienziati lanciano l'allarme: gli obiettivi dell'accordo di Parigi sono a rischio

Oltre ad essere già candidato a essere un nuovo anno record per la temperatura terrestre, il 2017 segnerà anche un altro triste traguardo: il ritorno alla crescita delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2) in atmosfera prodotte da attività industriali e combustibili fossili. È la prima volta dopo un triennio di emissioni stabili. Il trend viene evidenziato dal report "2017 Global Carbon Budget" pubblicato oggi sulle riviste Nature Climate Change, Environmental Research Letters ed Earth System Science Data Discussions e presentato a Bonn, in Germania, dove è in corso la Conferenza delle Nazioni unite sul clima, Cop23.

Ancora più CO2 in atmosfera

Il rapporto è frutto del lavoro di 76 scienziati di 57 istituti di ricerca di 15 Paesi ed è alla dodicesima edizione. Dopo tre anni di crescita praticamente nulla, per il 2017 indica un aumento atteso del 2% di emissioni globali di CO2 generate da combustibili fossili e industria per un totale di 37 miliardi di tonnellate. Tutte le emissioni generate da attività umane (quindi compresi i cambiamenti di uso di suolo) arriveranno a 41 miliardi di tonnellate. La concentrazione di questo gas serra in atmosfera ha raggiunto 403 parti per milione (ppm) nel 2016 e si stima che possa aumentare ancora di 2,5 ppm nel 2017.

La geografia delle emissioni

Secondo le analisi il principale imputato del ritorno alla crescita dell'anidride carbonica è la Cina, che rappresenta più di un quarto (28%) delle emissioni globali. Il Paese ha invertito la rotta rispetto al calo registrato negli ultimi tre anni e per il 2017 si stima che le sue emissioni crescano del 3,5%. L'utilizzo del carbone, la principale fonte di carburante in Cina, dovrebbe aumentare del 3% a causa di una crescita nella produzione industriale e di una minore generazione di energia da centrali idroelettriche a causa di piogge più scarse. E diversi fattori secondo gli esperti non fanno ben sperare nemmeno per il 2018. Quanto al resto del mondo, in India le emissioni sono salite del 6% nell'ultimo decennio ma nel 2017 dovrebbero rallentare.  

Le buone notizie

Il report indica anche che le emissioni di CO2 sono calate in presenza di economia in crescita nel decennio 2007-2016 in 22 Paesi che rappresentano il 20% delle emissioni globali. Tra questi ci sono gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, il Regno Unito, mentre non c'è l'Italia. Il calo atteso è dello 0,4% negli Usa e dello 0,2% in Ue. Le rinnovabili continuano ad aumentare: vento e sole crescono nel mondo al ritmo del 14% l'anno. E nonostante le manovre dell'amministrazione Trump, i ricercatori si dicono comunque "cautamente ottimisti" che gli Usa continuino nella transizione dal carbone alle energie pulite.

Campanello d'allarme

Il team di ricercatori precisa che è ancora troppo presto per capire se questo ritorno alla crescita atteso per il 2017 sia un evento sporadico o l'inizio di un nuovo pericoloso trend. Ad ogni modo per gli scienziati questi numeri sono un campanello d'allarme di cui i rappresentanti di 195 Paesi del mondo riuniti a Bonn per la Cop23 dovrebbero tener conto. Il ritorno alla crescita della CO2 immessa in atmosfera è "una delusione", afferma Corinne Le Quéré, direttrice del Tyndall Centre for Climate Change Research dell'ateneo britannico dell'East Anglia, e fra gli autori principali dello studio. Con queste nuove stime, aggiunge, si rischia di non fare in tempo "a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, figurarsi entro il grado e mezzo". Insomma gli obiettivi dell'accordo di Parigi rischiano di allontanarsi sempre di più.

Clima ed eventi estremi

Quest'anno, aggiunge Le Quéré, "abbiamo visto come il cambiamento climatico può amplificare gli impatti degli uragani con forti piogge, livello più alto del mare, oceani più caldi che favoriscono tempeste più potenti". Questo non è che un anticipo del futuro, conclude.

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