Sviluppato dalla Boston Dynamics, è la versione successiva di un automa capace di correre su terreni accidentati, di saltare tronchi e di fare capriole all’indietro
Quando la tecnologia e lo sport collaborano tra loro il risultato può essere notevole. È questo il caso della nuova versione di Atlas, il robot umanoide abile nel parkour, una disciplina nata in Francia agli inizi degli Anni ’90 che prevede lo svolgimento di vari percorsi superando diversi ostacoli. Praticando questo sport il corpo umano si adatta attraverso corse, salti, prove di equilibrio e arrampicate all’ambiente circostante, che si tratti di una città o di un paesaggio naturale. Proprio come gli atleti di questa disciplina, Atlas è dotato di un controllo e di un equilibrio straordinari che potranno renderlo utile in svariati ambiti, comprese le operazioni di soccorso durante catastrofi naturali.
Upgrade del suo fratello maggiore
Atlas è il nuovo gigante umanoide della Boston Dynamics, la versione successiva di un automa che aveva già dato parecchie soddisfazioni in passato. Non è altro che l’upgrade perfezionato del suo fratello maggiore, capace di correre su terreni accidentati, di saltare tronchi e di fare capriole all’indietro. Il robot, alto 1,88 metri, è dotato di materiali stampati in 3D che ne garantiscono una maggiore leggerezza e agilità. È in grado di saltare gradini alti ben 40 centimetri mantenendo un equilibrio e un controllo mai riscontrati prima in un automa. Tra le innovazioni tecnologiche presenti vi sono, inoltre, dei sensori di rilevamento della distanza di ultima generazione, fondamentali per il suo orientamento.
Futuro impiego nelle operazioni di ricerca e soccorso
Atlas è dotato di una vista stereo e sfrutta un ottimo rapporto tra la forza e il peso. Il suo software di controllo è in grado di distribuire in tutto il corpo l’energia e le forze necessarie a effettuare le acrobazie, senza creare delle interruzioni nel movimento e nel ritmo. L’automa è capace, per esempio, di salire le scale in modo continuativo. Il robot, secondo quanto dichiarato dall’azienda che lo ha sviluppato, potrà essere impiegato in futuro per coadiuvare le operazioni di ricerca e soccorso in scenari nei quali l’intervento umano risulterebbe pericoloso. Potrà intervenire, per esempio, negli ambienti devastati da eventuali alluvioni e terremoti, dove potrà sfruttare la propria agilità per salvare le vite umane.