Dei microchip impiantati nel cervello umano potrebbero migliorare la memoria, permettere di muovere un braccio robotico con il pensiero e limitare la cecità. Se ne è discusso alla Maker Faire a Roma
I dispositivi elettronici portatili di ultima generazione, gli elettrodomestici che funzionano in autonomia e i campanelli che riconoscono gli ospiti e ne selezionano l’ingresso sono solo alcune delle più recenti innovazioni tecnologiche che si stanno diffondendo a velocità impressionante nella popolazione mondiale.
Le persone sembrano dunque apprezzare la tecnologia quando destinata a facilitare le ’faccende domestiche’ o le azioni quotidiane, ma quale sarà l’opinione della popolazione quando la tecnologia verrà impiantata direttamente nel cervello umano?
Brain+, un dibattito organizzato dalla Maker Faire
In futuro il rapporto tra l’uomo e la tecnologia e in particolare quello tra l’essere umano, la robotica e l’Intelligenza artificiale potrebbe diventare protagonista di una lunga serie di scoperte e miglioramenti.
Nello specifico, dei microchip impiantati nel cervello umano potrebbero migliorare la memoria, permettere di muovere un braccio robotico con il pensiero e limitare la cecità.
Per discutere di queste tematiche è in corso a Roma fino al 4 ottobre, nell’ambito della rassegna cinematografica Brain+, un dibattito organizzato dalla Maker Faire. Alla discussione partecipano anche Fabio Babiloni, professore di Fisiologia e neuroscienze e di Bioingegneria elettronica alla Sapienza di Roma, e Fiorella Operto, fondatrice della Scuola di Robotica di Genova, insieme alla moderatrice Viviana Kasam, presidente di BrainCircleItalia.
Microchip con diverse funzioni
Lo strumento tecnologico più avanzato in uso attualmente in questo ambito è l’apparecchio cocleare, un orecchio artificiale elettronico che grazie a un chip trasforma i suoni in segnali elettrici inviati direttamente al cervello. Permette alle persone sorde di sentire, ‘aggirando’ le aree danneggiate dell’orecchio. Alcune recenti ricerche hanno dimostrato che un chip simile a quello presente nell’apparecchio cocleare permetterà, in futuro, di potenziare la memoria umana.
Operto, sottolineando il forte sviluppo dei sistemi di ‘Brain-computer interface’, le interfacce neurali tra cervello e computer, ha spiegato che in futuro potrebbe essere sviluppate delle tecnologie per restituire la vista ai ciechi, grazie all’Intelligenza artificiale impiegata nel decodind cerebrale. Quest’ultima sarebbe, infatti, in grado di ricostruire parzialmente la vista.
La ricerca scientifica in questo ambito sta compiendo passi in avanti anche per quanto riguarda gli arti robotici. In occasione della rassegna cinematografica Brain+ è emerso che un recente studio ha sviluppato un chip che permetterebbe alle persone tetraplegiche di muovere un braccio robotico, trasformando il pensiero in movimento.
“Ogni anno nel mondo 15 milioni di persone sono colpite da ictus, che porta all’impossibilità motoria di una parte del corpo”, conclude Operto.