Droni, cosa dice il nuovo regolamento europeo

Tecnologia

Gabriele De Palma

Getty Images
nuovo_regolamento_europeo_droni

L'ultima normativa della Commissione sui velivoli a pilota remoto è in dirittura d'arrivo. Cosa prevede il testo, tra nuove categorie e addestramento degli operatori che diventa meno oneroso 

Con l'approvazione da parte della Commissione Europea si delinea quello che sarà il prossimo regolamento europeo per i droni. Le nuove norme, dal punto di vista dell'iter legislativo, potrebbero essere modificate nei prossimi due mesi dal Consiglio e dal Parlamento ma nessuno si aspetta sorprese dopo l'accordo trovato all'unanimità tra gli addetti ai lavori dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa). In assenza di intoppi a fine giugno il nuovo regolamento sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e dodici mesi dopo diventerà applicabile in tutta l'Unione. Vediamo cosa e come cambia rispetto alla situazione attuale.

Nuova classificazione e nuove regole

La prima novità pratica per chi possiede o intende pilotare un drone è che le procedure per l'addestramento dei piloti si faranno più snelle. Tutti coloro che opereranno un velivolo superiore ai 250 grammi di peso devono registrarsi come tali ma possono farlo dopo aver seguito un corso online e sostenuto l'esame online. Sui droni, sempre sopra i due etti e mezzo, dovrà essere alloggiato un transponder – semplificato rispetto a quello adottato su aerei e navi – che ne segnali la posizione e ne permetta l'identificazione. Viene meno, soprattutto, la distinzione tra uso ricreativo e uso commerciale dei velivoli, che presto saranno catalogati esclusivamente in base a tre nuove categorie che non si riferiscono direttamente alla tipologia di mezzi utilizzati ma più al tipo di operazione in cui vengono impiegati.

Open

La prima categoria, Open, è la più ampia e riguarda la maggior parte della attività condotte oggi coi velivoli senza equipaggio comandati a terra. È la categoria, delle tre delineate dall'Easa, che presenta il minor grado di rischio nelle operazioni. Per questa categoria non è più necessario conseguire l'attestato, o 'patentino', presso una scuola di volo e superare la visita medica aeronautica; sarà sufficiente frequentare e superare un corso online e registrare il proprio drone presso D Flight, il portale istituito dalle Authority nazionali Enav e dall'Enac. Il drone dovrà essere munito di transponder. A questa categoria appartengono droni fino a 25 chili di peso che devono volare in linea di vista rispetto a chi li governa. Tutti i velivoli di questa categoria dovranno esibire il marchio di fabbricazione CE. La categoria Open è divisa in tre sottocategorie definite in base al peso del drone (da 250 a 500 g; fino a 4 kg; fino a 25 kg) e in base alla libertà di volo. I più piccoli possono volare anche sopra persone ma non sopra folle e assembramenti di persone; gli intermedi fino a 50 metri dalle persone o a 5 metri ma col limitatore di velocità a 3m/s; i più grandi devono tenersi ben lontani dagli esseri umani sottostanti e a 150 metri da aree residenziali, industriali o ricreative. Altitudine massima raggiunta nei voli Open: 120 metri, che possono arrivare fino a un massimo di 180 in caso di debbano superare ostacoli particolari.

Specifico

La categoria al momento battezzata Specific è quella che riguarda le operazione considerate rischiose che possono avvenire a qualsiasi quota e con droni di qualsiasi dimensione. Per eseguire queste operazioni però è necessario essere dotati di patentino oltre ad avere il velivolo registrato, ed è necessario anche ottenere l'autorizzazione specifica per il piano di volo che si intende seguire. Il tragitto può avvenire anche oltre lo sguardo dell'operatore, che in questo casi è un vero e proprio pilota remoto.

Certificato

La terza categoria è quella per il momento meno interessante per il grande pubblico. Riguarda quegli usi dei droni che devono essere certificati dalle agenzie aeronautiche nazionali ed eventualmente internazionali e che saranno dedicati al trasporto di persone e di merci pericolose. Per stessa ammissione dell'Easa, il nuovo regolamento si concentra maggiormente sulla categoria Open e le sue sottocategorie ed è ancora piuttosto vago sulle altre due, che verranno definite meglio in future implementazioni e norme attuative.

Italia in prima fila

Come detto, l'iter del nuovo regolamento ora prevede due mesi di tempo per eventuali emendamenti da parte di Consiglio e Parlamento europei. Poi il testo verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e da venti giorni dopo inizierà il periodo di dodici mesi perché diventi applicabile. A quel punto, cioè nel luglio 2020, gli Stati membri avranno un periodo transitorio di due anni per adottare integralmente il regolamento. Enac però ha deciso di anticipare i tempi e di sfruttare il periodo tra la pubblicazione in Gazzetta e l'applicabilità per varare un regolamento transitorio che farà propri quasi tutti i punti di quello comunitario. Il nuovo codice nazionale è atteso quindi per la prossima estate e anche se non è dato sapere con certezza il suo contenuto è probabile siano incluse alcune linee guida generali, tra cui quella per cui non sarà più richiesto il patentino per droni usati in operazioni Open.

I droni di oggi

Uno dei quesiti che più interessa i possessori di droni è come le nuove regole incideranno sul parco velivoli esistente. La Commissione ha previsto una finestra di tempo per dare il tempo di adeguarsi. Fino al 2022 anche i droni fino a 500 grammi senza marchio CE potranno continuare far parte della attuale categoria di appartenenza Open senza limitazioni; dopo di che passeranno in una sottocategoria le cui caratteristiche saranno definite prossimamente dalle autorità nazionali.

Tecnologia: I più letti