La denuncia del Financial Times: "Utilizzati software di marketing che invierebbero metadati ai serve russi". Il colosso tecnologico nega: "Rifiutato ogni coinvolgimento con il Cremlino"
Il colosso tecnologico russo Yandex è stato accusato dal Financial Times di inviare i dati dei navigatori che usano il suo motore di ricerca a Mosca. Attraverso il lavoro di un ricercatore, il quotidiano britannico ha osservato l'andamento di AppMetrica, un software che monitora le campagne di marketing e che, stando alle analisi effettuate, invierebbe diverse informazioni su server russi. Alla notizia, la società, che ha sede legale nei Paesi Bassi ma ha i suoi uffici principali in Russia, ha rifiutato ogni coinvolgimento con il Cremlino (GUERRA IN UCRAINA, il Liveblog - lo Speciale - Il racconto degli inviati di Sky TG24).
Ft: "Metadati instradati su server russi"
Secondo la fonte del Financial Times, Yandex raccoglierebbe i metadati di chi ha installato varie sue app, per instradarli su server localizzati in Russia. Non vi è alcuna prova che a riceverli siano uffici specifici del governo ma la preoccupazione dei sostenitori della privacy è che la poca trasparenza degli organi preposti dia la possibilità ai controllori di accedere effettivamente alle informazioni. Come ricorda il Financial Times, i metadati contemplano un grado di correlazione al singolo utente minore rispetto a informazioni sensibili, seppur permettano di capire da dove è connesso e i siti che ha visitato.
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Yandex respinge le accuse: "Rifiutato il 21% delle richieste di Mosca"
Ulteriore critica nei confronti di Yandex è che altre app in portafoglio dialogherebbero con server russi, tra cui giochi, messaggistica e reti Vpn, di norma utilizzate per nascondere il proprio indirizzo internet ad occhi di terzi. Il Financial Times ha scoperto, tramite AppMetrica, che almeno sette Vpn pensate per il mercato ucraino scambiano dati con i server citati. Yandex ha affermato di avere un processo "molto rigoroso" per approvare le richieste di dati del governo. Sul suo sito, la società ha dichiarato di rifiutare il 21% delle richieste che le arrivano ogni anno da Mosca