Amazon vuole eliminare tutti gli articoli che non creano profitto
TecnologiaSecondo il Wall Steet journal, la società di Jeff Bezos vorrebbe rimuovere tutti i prodotti che, tra spese di imballaggio e costo di spedizione, non portano alcun guadagno
Amazon vuole eliminare i prodotti a basso costo disponibili sulla piattaforma perché non creano margini di profitto. Secondo il Wall Street Journal, la società leader mondiale dell’e-commerce starebbe infatti pianificando la graduale rimozione di tutti quegli articoli che, tra spese di imballaggio e costo di spedizione, non portano alcun guadagno alle casse dell’azienda.
Eliminare i prodotti al di sotto dei 15 dollari
Stando a quanto riportato dal quotidiano statunitense, il portale di Jeff Bezos sarebbe al lavoro per rimuovere dal listino tutti i prodotti il cui costo è inferiore ai 15 dollari, conosciuti dagli addetti ai lavori come ‘crap’, acronimo poco lusinghiero che sta per ‘can’t realize a profit’. Le fonti citate dal Wsj riferiscono che Amazon starebbe facendo pressione in particolare sui produttori di snack e bevande, affinché rilascino confezioni con un numero maggiore di articoli al loro interno, in modo tale da far salire anche il costo di ogni singolo pezzo, esattamente come fatto dalla Coca Cola con Smartwater, brand di sua proprietà. La compagnia, su invito di Amazon, ha infatti sostituito le precedenti confezioni da 6 bottiglie d'acqua, che costavano 6,99 dollari, con altre da 24 al costo di 37,20 dollari, facendo così aumentare anche il prezzo di ogni singolo pezzo da 1,17 a 1,55 dollari. Il giornale sottolinea che questa mossa è possibile grazie al valore (pari a trenta miliardi di dollari) che Amazon ha acquisito negli ultimi anni anni, un fattore che gli permette di dettare le sue condizione di mercato alle altre aziende.
Amazon ha inviato 1.700 conversazioni di Alexa all’utente sbagliato
È di pochi giorni fa la notizia che Amazon ha inviato per errore 1.700 conversazioni di Alexa alla persona sbagliata. È successo in Germania, dove un utente ha richiesto alla società proprietaria dell’assistente vocale di poter disporre, come suo diritto garantito dalla normativa europea sulla privacy (GDPR), di tutte le sue conversazioni con il sistema, ma i file consegnati da Amazon corrispondevano a quelli di un altro cliente. Le registrazioni contenevano informazioni strettamente private, come nomi, indirizzi e contatti. La società ha riferito che si è trattato di un caso isolato ma un episodio simile era già accaduto a Portland, dove un dispositivo Echo aveva accidentalmente inviato a un terzo cliente alcune conversazioni tra due coniugi.